Finiscono in malo modo i tornei WTA di questa settimana.
Sia a Berlino che a Birmingham si è assistito a un ritiro, da parte di Belinda Bencic e Shuai Zhang, che ha portato il titolo a Ons Jabeur in Germania e a Beatriz Haddad Maia in Inghilterra.
È stata una settimana, esclusa la giornata odierna, anche piuttosto interessante perché per esempio Jabeur ha messo in bacheca il terzo titolo in carriera e nelle ultime 52 settimane. Era la prima volta per lei da numero 1 del seeding e ha praticamente volato se non fosse per il primo set nei quarti di finale contro Aliaksandra Sasnovich, perso al tie-break. Poi in semifinale si è superata nel primo set contro Cori Gauff dove ha difeso molto bene il turno di battuta sul 5-6 nel primo parziale, vincendolo ai vantaggi, e facendo suo il tie-break successivo per vincere poi 7-6 6-2. Oggi, nella rivincita della finale di Charleston persa contro Belinda Bencic a inizio aprile, la numero 4 del mondo ha approfittato del ritiro della svizzera quando il punteggio la vedeva avanti 6-3 2-1.
Per Bencic, purtroppo, il dolore alla caviglia è stato troppo importante soprattutto con solo una settimana prima di Wimbledon. Ons, così, ha aggiunto altri 470 punti preziosissimi alla sua Race. Non al ranking, dove comunque dovrebbe aver raggiunto per la prima volta il numero 3 del mondo, ma quella classifica dei risultati ottenuti nell’anno solare che la vede ora come prima degli umani, dietro a quella Iga Swiatek che nel 2022 fin qui ha semplicemente avuto un rendimento impossibile da raggiungere. Oltretutto, questo risultato da un lato cancella per Jabeur la delusione per un Roland Garros finito troppo presto, dall’altro probabilmente aumenta i rimpianti perché da Charleston ha avuto un rendimento eccellente: finale in South Carolina, quarti di finale a Stoccarda, vittoria a Madrid, finale a Roma, primo turno a Parigi e ora un nuovo trofeo in bacheca. Tutta benzina, comunque, per il nuovo Slam che si sta avvicinando e dove lo scorso anno raggiunse i quarti di finale.
Benzina importante, eccome, anche per Haddad Maia. La brasiliana classe 1996 ha replicato il primo successo in carriera nel circuito maggiore ottenuto una settimana fa a Nottingham imponendosi ora a Birmingham. Sono due eventi di livello WTA 250, ma le 10 vittorie ottenute sono un piccolo record per lei, che potrebbe anche eguagliare le 14 consecutive di Maria Bueno, autentico simbolo del tennis femminile carioca ma con primati ormai risalenti a mezzo secolo fa. Se la scorsa settimana aveva raccolto due buoni scalpi come quello di Maria Sakkari ai quarti e Alison Riske in finale, stavolta ‘Bia’ ha cominciato superando Petra Kvitova (numero 5 del seeding) per 7-6(4) 6-2, ha vinto al tie-break decisivo contro Magdalena Frech al secondo turno e ha lasciato appena cinque game a Camila Giorgi nei quarti prima di beneficiare, probabilmente, della giornata di riposo causata dall’acquazzone di sabato e battere oggi Simona Halep (numero 2 del tabellone) in semifinale per 6-3 2-6 6-4. Contro la rumena è stato un incontro molto duro, concluso dopo le due ore ma che ha vinto un set decisivo combattuto game dopo game, con l’ex numero 1 del mondo che era salita avanti 3-1 e aveva poi recuperato un break di ritardo sul 4-3 Haddad Maia, ma non è riuscita a riportarsi avanti perdendo un lungo game al servizio che ha dato all’avversaria la possibilità di chiudere l’incontro col proprio servizio.
Per la vincitrice di Wimbledon 2019, afflitta troppo spesso nell’ultimo anno e mezzo da vari problemi fisici ricorrenti, è stata una buona settimana. Il suo obiettivo principale era mettere un po’ di partite nelle gambe se non altro per la parte conclusiva della stagione, ma oggi sentirà forse il dispiacere per una partita che poteva far sua ma le è mancata precisione e spinta in quel nono e decisivo game.
Giunta in finale, Haddad Maia ha approfittato del ritiro di Shuai Zhang sul punteggio di 5-4 in suo favore per mettere le mani sul secondo trofeo WTA. Un problema al collo ha fermato la cinese, che non è così riuscita a fare a sua volta il bis in stagione dopo il titolo di inizio marzo a Lione.
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