Karolina Muchova, ancora una volta, si conferma una delle migliori mine vaganti in un tabellone WTA di alto livello.
Purtroppo, verrebbe da dire, il termine “mina vagante” per lei è dovuto al fisico, che troppe volte ormai l’ha bloccata dall’ottenere risultati di grande valore e per un periodo di tempo quantomeno necessario a spingerla in top-10.
Il gioco della ceca è veramente di grande valore, a livello stilistico. Capace di fare tante cose, farle bene, con grande leggerezza. Lo scorso anno aveva battuto Ashleigh Barty e Naomi Osaka quando erano numero 1 e 2 del mondo, oggi si è imposta con due tie-break contro Maria Sakkari numero 3, in una battaglia durata due ore e mezza in cui è quasi sempre stata avanti con bravura e intelligenza, ma non trovando mai il colpo del ko e rifugiandosi in entrambi i casi nel tredicesimo game.
7-6(5) 7-6(4) una partita che Muchova poteva forse chiudere con largo anticipo, ma come ha gestito i momenti più importanti di entrambi i tie-break. Avanti 5-2, nel primo parziale, ha cominciato a mancare set point su set point. Tutti in risposta, saranno ben sette. Ha perso la battuta sul 5-3, a 15, ma ha tenuto molto bene mentalmente e sul primo set point col servizio, 6-5 nel tie-break, ha chiuso un pesantissimo primo set di 70 minuti. Il secondo parziale è stato ancora simile: Muchova faceva gioco, andava verso ogni angolo del campo, prendeva un immediato break di vantaggio ma sul 4-3 non riusciva a portarsi sul 5-3 e sul 4-4 mancava altre due palle break (saranno solo 3 i break su 16 occasioni avute) andando per la prima volta in svantaggio. Malgrado questo, è riuscita a non crollare e tornare al tie-break dove è partita molto bene con un 3-0 di vantaggio e, nonostante il mini-break perso sul 4-2 è riuscita a tornare avanti sul 4-4 con un preciso contropiede di dritto. Sul 5-4 un dritto chirurgico all’incrocio le ha dato il primo match point, subito convertito con un altro vincente di dritto.
Si ferma così la corsa della numero 3 del mondo e semifinalista un anno fa, caduta per mano di una che meriterebbe molto più dell’attuale classifica e vederla faticare per colpa di infortuni, ultimo lo strappo all’addome che a intervalli regolari la limita dall’Australian Open 2021, è un vero peccato. Al terzo turno altra sfida piuttosto interessante contro Amanda Anisimova, che ha battuto 6-4 6-1 Donna Vekic. Con la vittoria di Muchova, oltretutto, escono di scena tutte le top-10 nella parte bassa del tabellone, zona dove è uscita anche Emma Raducanu, numero 12, sconfitta 3-6 6-1 6-1 contro Aliaksandra Sasnovich in una partita dove è stata molto nervosa con se stessa.
Ci si attendeva molto, invece, dalla sfida tra Belinda Bencic e Bianca Andreescu. La realtà, però, ha tradito parecchio. Il loro primo e unico precedente risaliva alla semifinale dello US Open 2019: fu una battaglia durissima, soprattutto dal punto di vista mentale, dove la canadese emerse in due set finiti in volata (7-6 7-5) malgrado sia rimasta indietro nel punteggio sistematicamente con almeno otto palle break fronteggiate servendo per seconda nel primo set e una rimonta da 5-2 e doppio break nel secondo. Considerando che la terra non è la miglior superficie per Belinda mentre Bianca aveva dato qualche bel segnale, si sperava di riavere valori abbastanza equilibrati. Niente di più sbagliato.
La svizzera ha finito per travolgere l’avversaria, che solo sul 6-2 5-1 ha avuto uno scatto aiutata anche da un calo leggero di Belinda, prontamente ripresasi sul 5-4 cancellando con un’ottima prima palla di servizio la chance del 5-5. Andreescu ha faticato tantissimo per tutta la partita col dritto. Nelle prime fasi il colpo decollava troppo spesso, poi nella seconda parte del primo set era in ritardo e una serie di brutti gratuiti consegnava il 5-2 e servizio alla ex top-5, che chiudeva agevolmente il set.
Bianca remava troppo spesso da fondo campo e la sua difesa non forniva alcun problema a Bencic, che al contrario poteva colpire agilmente stringendo l’angolo sull’incrociato per aprirsi ulteriori spazi, comandare e chiudere il punto sempre senza particolari affanni. La situazione si è fatta un po’ intricata sul finale, complice un risveglio abbastanza improvviso della canadese, ma nel decimo game Belinda ha di nuovo giocato bene i punti più importanti chiudendo con una prima vincente. La terra non le ha mai detto particolarmente bene, ma quest anno ha vinto un titolo (Charleston, terra verde), e qui a Parigi è nella metà di tabellone completamente spoglia di top-10. Sarà zona di conquista per tante, perché non provarci?
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