Un buffetto, dal sapore quasi paterno, del veterano nei confronti del giovinetto, che lo ha appena sconfitto sul centrale del Foro Italico. Così, dopo la rituale stretta di mano, è andato in archivio il primo confronto diretto ufficiale tra Jannik Sinner, classe 2001, e Fabio Fognini, classe 1987. Quattordici anni di differenza, e due mondi diversi. L’altoatesino aveva ricordato ieri quanto il ligure lo avesse aiutato lo scorso novembre, nella sua prima esperienza in Coppa Davis, e il rispetto nei confronti del più “anziano” era palpabile fin dal riscaldamento.
Non è stato un bel match, di rado abbiamo ammirato scambi intensi e spettacolari, ben più frequenti sono stati gli errori di misura. D’altronde, entrambi erano tesi e hanno stentato a esprimersi al meglio, non riuscendovi pressoché mai, soprattutto in contemporanea.
La cronaca. Ceduti i sei punti iniziali, Sinner ha approfittato della fallosità del rivale, involandosi sul 5-1 e chiudendo la frazione d’avvio 6-2, dopo aver mancato una palla set già nel settimo gioco.
Nel secondo parziale Fognini si è portato sul 3-1, ma, quando ha restituito il break con un doppio fallo, non ci ha visto più, dando vita a una delle scenate per cui è divenuto celebre nel mondo del tennis. Racchetta scagliata a terra, più e più volte, fino a farla divenire inutilizzabile e deforme, tra i fischi e le urla del pubblico che affollava gli spalti. Inevitabile il warning, decretato giusto mentre scoccava l’ora di gioco: l’apparente serenità denotata contro Thiem era già un lontano ricordo.
Paradossalmente, però, lo sfogo plateale ha rigenerato il ligure, che è salito di livello, al contrario di Jannik, apparso quasi spaesato in certi momenti, come fosse distratto e incapace di mantenere a fuoco l’obiettivo. Il numero 13 ATP ha commesso un doppio fallo sulla palla del 3 pari e poi ha perso di nuovo la battuta, al termine di uno dei punti più belli dell’incontro: una sfida all’ultimo rovescio conclusa da un lungolinea vincente del ligure. Quest’ultimo è salito 5-2, chiudendo 6-3 e rimandando il verdetto al terzo.
Qui, nel game d’apertura, Sinner è sembrato barcollare, ma, quando ha salvato una palla break con la combinazione servizio esterno-diritto, non si è trattenuto dal mostrare con spontaneità il pugnetto, a chiara testimonianza del delicatissimo momento appena superato. Subito dopo Fognini ha recuperato da 15-40, ma nel turno di battuta seguente è stato brekkato a zero, ritrovandosi in un battibaleno indietro per 4-1.
Match finito? Niente affatto, perché Fabio ha avuto un colpo di coda, restituendo il break a zero e riportandosi sul 3-4. Negli istanti decisivi, però, Jannik non ha tremato, impedendogli di completare la rimonta con l’aggancio. Nuovo allungo dell’altoatesino, agevolato da due sanguinosi doppi falli di Fognini, per il 6-2 3-6 6-3 finale.
Dopo il reciproco saluto a rete quasi affettuoso, Sinner ha mostrato un inedito gusto per lo sfottò, scrivendo sulla telecamera “Forza Milan”, dopo aver eliminato l’amico interista. Il derby azzurro è anche questo…
E proprio al calcio si ricollega un elemento che ha caratterizzato l’incontro, oltre al sostegno frazionato tra i due protagonisti (emblematico il cartello in romanesco di una spettatrice: “E mo’ chi tifamo?”): il frastuono dell’elicottero della polizia, che sorvolava vorticoso il cielo del Foro Italico. Non si trovava qui per il tennis, bensì per la finale di Coppa Italia tra Inter e Juventus, in scena al confinante Stadio Olimpico. Spesso, per quanto era vicino, suscitava l’impressione di tenere d’occhio proprio il centrale, a tratti invece sembrava allontanarsi un po’, ma poi tornava puntuale alla carica con i suoi decibel sfrenati. Per l’ennesima volta ci si domanda se, con già le ineluttabili partite di Roma e Lazio in campionato nei weekend, sia proprio necessario mettere in calendario proprio nel bel mezzo degli Internazionali anche il big match di coppa, con i disagi che ne derivano per spettatori e addetti ai lavori (e il rumore fastidioso dell’elicottero, in uno sport che per definizione richiede il silenzio, è davvero quello minore).
A ogni modo, negli ottavi Sinner se la vedrà con il n. 54 ATP Filip Krajinovic, che ha battuto Frances Tiafoe e Andrey Rublev. Il trentenne serbo avrà dalla sua il vantaggio della freschezza concessogli dalla programmazione: ieri, infatti, ha concluso il match di secondo turno contro il russo, sulla Grand Stand Arena, ancora prima che, sul centrale, Jannik giocasse il primo punto del suo esordio con Pedro Martinez. L’azzurro ha vinto per 6-3 7-5 l’unico precedente, la semifinale di Sofia 2021, disputata però sul cemento indoor.
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