Elina Svitolina quando aveva annunciato il possibile boicottaggio delle sue partite contro tenniste russe e bielorusse se non veniva accettata la loro neutralità non sapeva, ancora, che era stata sorteggiata al primo turno del WTA 250 di Monterrey contro Anastasia Potapova.
Lo ha rivelato in questi giorni in un’intervista a Barbara Schett, su Eurosport. Il suo, unito al comunicato degli atleti ucraini, era un passo quasi dovuto per chiamare a gran voce una reazione dal mondo del tennis, dalle istituzioni soprattutto, fin lì molto silenziose su quanto stava avvenendo nel suo paese.
Il suo era, tristemente, un passo dovuto. Non c’era cattiveria specifica nell’intento, ma la concomitanza di un sorteggio contro Potapova, russa, ha caricato ancor di più il peso specifico di una partita che, in questo momento storico, si presentava già tremendamente difficile da giocare. Lo sport unisce, lo sport è escluso dalla politica: vero, ma fino a un certo punto. Non possiamo scindere e dimenticare, non possono gli ucraini ora che la loro terra è devastata da un’invasione estrema e che ha causato e continuerà a causare un bagno di sangue enorme. Sono anni ormai che nel calcio le squadre ucraine non giocano contro quelle russe proprio perché la UEFA, per esempio, impone l’obbligo di non sorteggiarle assieme. Purtroppo il momento è questo.
Così, il match tra Svitolina e Potapova è stato caratterizzato da un clima molto particolare. La russa fin dall’ingresso in campo è sembrata in affanno. Qualche timido applauso per lei, un’accoglienza (molto) più calorosa per la sua rivale. Probabilmente in una condizione normale si sarebbe ripetuto in maniera simile, ma come non considerare i fattori esterni? O comunque che lei stessa possa in qualche modo essersi sentita in difficoltà per questi. Si è esposta, come tanti, contro la guerra anche se il suo post su Instagram non era così diretto e deciso come, per esempio, quello di Anastasia Pavlyuchenkova o Andrey Rublev. Non è, chiaramente, una gara a chi si esprime meglio. In Russia quasi non si può parlare di “guerra”, il governo ha disposto la chiusura e la limitazione di due portali di informazione indipendenti per rimarcare come possano fornire una versione molto distante dalla realtà. In tutto ciò, Anastasia ha 20 anni, questo è qualcosa di molto più grande di lei, ma pensieri ed emozioni inevitabilmente giravano nella sua testa come in quella della sua avversaria.
Svitolina è riuscita quasi subito a entrare in “clima partita”, vincendo due lunghissimi scambi consecutivi nel primo game del match, giocando di rimessa, e prendendo il break di vantaggio. Sul 2-0 Potapova perdeva un altro turno di battuta, stavolta con due doppi falli, scivolava rapidamente sotto 4-0, evitava il 5-0 ma il set era andato e l’ucraina, rientrando da 0-30 sul 5-2, ha poi chiuso i conti servendo piuttosto bene verso il centro del campo. Nel secondo parziale Potapova si è portata sull’1-0, ma da lì subirà sei game consecutivi perdendo 6-2 6-1. Al cambio campo sul 4-1 è sembrata sfogarsi, con l’asciugamano a coprirsi il volto, e lasciandosi andare a qualche lacrima con gli occhi lucidi una volta riemersa. Subita l’ultima risposta di rovescio vincente da parte dell’avversaria, Potapova si è diretta. a rete mentre Svitolina si batteva di rabbia la mano sul cuore. C’è stata la stretta di mano, le due si sono guardate per un attimo: un cenno con la testa, due parole fugaci, un mezzo sorriso, finita lì. Sarebbe stato bello raccontare di un abbraccio significativo, ma il momento è terribile. Potapova si è sentita per tutto il tempo nel posto sbagliato al momento sbagliato, Svitolina cercava solo di arrivare in fondo ripetendo poi il gesto della mano sul cuore mentre salutava il pubblico. “Oggi è stata solo concentrazione” dirà poi al microfono in campo, “sono come in missione per il mio paese” cercando di trattenere a sua volta delle lacrime che l’hanno interrotta più volte verso la fine dell’intervista.
Altri incontri
Al forfait di Sloane Stephens, che non ha recuperato dalla vittoria a Guadalajara, si è aggiunta la sconfitta abbastanza inattesa di Madison Keys, battuta 5-7 7-6(3) 6-3 contro Petra Martic. La croata è al primo successo contro una top-50 dallo scorso torneo di Roma.
Per quanto riguarda le italiane in gara, oggi ci sono state entrambe le azzurre che erano presenti nel tabellone di qualificazioni. Purtroppo, sia Sara Errani che Lucia Bronzetti non sono riuscite a superare il primo turno, di fronte però a due impegni per nulla agevoli.
La riminese, soprattutto, è stata sì ripescata come lucky loser ma si è trovata di fronte Zheng Qinwen, grandissimo prospetto cinese che si è imposta per 6-2 6-3. La ravennate invece si è arresa alla dura battaglia contro Marie Bouzkova per 4-6 6-2 6-4. Un match protrattosi oltre le due ore, estremamente fisico con scambi molto lunghi, non particolare spinta ma buona costruzione del punto. Una partita quasi da terra battuta, allungatasi per quasi un’ora nel primo set, poco meno di 40 minuti nel secondo e cominciata nel terzo con un 2-0 per Sara che poteva forse portare a un copione di diverso se fosse riuscita a tenere la battuta per il 3-0. Invece, sul 40-40, Bouzkova ha vinto uno scambio di 28 colpi, dove ha ripreso almeno tre colpi di Errani che sembravano definitivi e ha finito per girare lo scambio chiudendo con grande fortuna tramite un nastro beffardo su un’accelerazione di dritto.
Non sarà l’unico, perché sul 3-3 ancora il nastro in due occasioni ha tenuto a galla la ceca in un game dove Errani ha salvato tre palle break prima di mancare la chiusura proprio “a causa” del net, intervenuto su un recupero di dritto che poteva essere vincente dopo la scelta tattica (sbagliata) dell’avversaria che aveva cercato una smorzata. Pochi scambi dopo, il nastro ancora ha reso vincente il colpo della ceca che si è poi presa il break del 4-3 e non si è destabilizzata con un immediato controbreak strappando nuovamente il servizio all’azzurra. Sul 5-4 è arrivata a match point e lì con un ace centrale, il primo di tutta la partita, si è guadagnata il secondo turno.
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