Ashleigh Barty o Danielle Collins. Siamo arrivati alla vigilia di una finale storia dell’Australian Open femminile.
Ci sarà una nuova campionessa, e potrebbe essere un evento che da Perth a Melbourne attendono dal 1978, o potrebbe avversarsi il picco della carriera della statunitense, rivelazione fino a un certo punto in un torneo dove da un momento particolare nel suo terzo turno è diventata impressionante nella fase di risposta.
LA FAVORITA D’OBBLIGO
Barty, numero 1 del mondo, autrice del miglior cammino Slam della sua carriera e uno dei migliori visti negli anni 2000. È andata fin qui come un treno. 6-0 6-1 a Lesia Tsurenko al primo turno, 6-1 6-1 alla qualificata Lucia Bronzetti al secondo, 6-3 6-2 contro Camila Giorgi al terzo, 6-4 6-3 contro Amanda Anisimova al quarto, 6-2 6-0 contro Jessica Pegula ai quarti, 6-1 6-3 contro Madison Keys in semifinale.
Non ci sono top-20 affrontate, ma gli scherzi del tabellone l’hanno messa nell’ottavo più difficile e ne è uscita quasi passeggiando, poi comunque un’avversaria come Keys nella semifinale che è vero si trova attualmente fuori dalle prime 50 ma è un ranking rovinato dal pessimo rendimento del 2021 malgrado si stia parlando di una ragazza che ha picchi da top-10 e rendimento generale che la vede facilmente tra le prime 20 al mondo. Il fatto è, semmai, che per Barty è stato quasi uno scherzo superarla, come anche prevalere nei turni precedenti.
Prestazioni, queste, che le daranno i gradi di favorita oltre al 3-1 nei confronti diretti contro Collins e oltre al fatto che da ormai 113 settimane guida la classifica WTA e settimana dopo settimana continua a mostrarne i motivi, venendo da un 2021 fatto di cinque titoli tra cui Wimbledon e i 1000 di Miami e Cincinnati. Ha voluto staccare dopo lo US Open, sfinita da un giro del mondo cominciato a marzo, perché puntava a questo mese di gennaio. Per lei, australiana, il giocare a casa è un evento speciale e arrivando subito, senza particolari indizi nel raffronto con le altre, la spinge anche a dover programmare ogni cosa nei minimi dettagli per non sbagliare. Non ripetere, insomma, gli eventi dello scorso anno quando giocare la settimana prima nel torneo di preparazione le portò un titolo ma dopo un anno di stop causato dalla pandemia il corpo ne risentì e dal secondo turno contro Daria Gavrilova si presentò in campo con una vistosa fasciatura alla coscia sinistra che non incise in maniera netta, ma alla lunga la portò in difficoltà nella resistenza e perse una brutta partita nei quarti di finale venendo rimontata contro Karolina Muchova. Finito lo Slam, andò ad Adelaide ma le condizioni non erano ancora cambiate e arrivò una brutta sconfitta al primo match giocato. Indovinate l’avversaria? Esatto, Collins.
Il punto fondamentale sarà capire l’approccio. Il suo mood classico nel vivere questi momenti è sempre stato molto rilassato, felice, concentrata. Ora però arriva la partita che non ha mai giocato, a Melbourne. Nel 2020 perse la semifinale contro Sofia Kenin, la prima giocata all’Australian Open, col braccio un po’ bloccato dal momento. Due anni dopo, uno Slam in più, tanti riconoscimenti e un’importante crescita, arriva il banco di prova della finale Slam con (quasi) tutto lo stadio per lei, con un paese che la sta sostenendo senza sosta e solo per la semifinale c’erano quasi due milioni e mezzo di telespettatori collegati, con uno share su Channel 9 pari al 43,1%. Quasi un australiano su due, giovedì sera a ora di cena, stava guardando Barty dominare Keys. Il record in Australia risale alla finale 2005 tra Marat Safina e Lleyton Hewitt quando le tv toccarono 4,4 milioni di telespettatori.
L’OUTSIDER MOLTO SCOMODA
Collins, numero 27 del seeding, in Australia ormai vera cacciatrice di taglie. Il feeling che ha trovato la statunitense in questo lato del mondo è stato enorme fin da subito. Lei ha cominciato (di fatto) la sua carriera nel circuito maggiore a marzo 2018 per cui il 2019 fu la prima volta per lei down-under. Il primo Australian Open la vide subito in semifinale con vittorie contro Angelique Kerber, Julia Goerges e Anastasia Pavlyuchenkova. In semifinale, contro Petra Kvitova, il caldo soffocante aiutò la ceca perché si arrivò al punto tale che gli organizzatori fermarono il gioco per chiudere il tetto. Eravamo ben oltre i 40 gradi, per cui non ci fu molto da fare per lei, ma si fece una discreta “rosicata” perché sapeva che con quel caldo era grande favorita. Una volta chiuso il tetto, la ceca entrò nel suo habitat naturale e dal 4-4 vinse 7-6 6-1.
Tornò in Australia nel 2020 e nel primo match spazzò via Elina Svitolina in 50 minuti perdendo solo ai quarti contro Keys, una settimana dopo ad Adelaide travolse Sofia Kenin e Belinda Bencic. Perse solo in semifinale, al tie-break decisivo, contro chi? Esatto, Barty. Non ci fu un brillantissimo Australian Open, ma alla lunga sembra sempre più scomoda per tante. Nel 2021 i quarti di finale ad Adelaide furono solo una magra consolazione, visti i tanti problemi fisici che stava affrontando. A fine 2019 ha annunciato di avere l’artrite reumatoide, la stessa malattia di Caroline Wozniacki e che contribuì a portare la danese verso il ritiro. Nel 2021 per lei ci furono nei primi mesi dolori alla schiena, endometriosi con una operazione molto delicata dove fu estratta una ciste grande quanto una pallina da tennis e successivamente problemi all’addome. Ha cominciato la risalita nell’estate quando le altre big erano ferme o impegnate alle Olimpiadi, ma Collins ormai aveva un ruolo che la vedeva benissimo tra prime 20 e prime 30 del mondo.
L’exploit di questo Australian Open è spiegato anche da altri numeri. A livello di top-20, Collins ha un record in carriera di 18 vinte e 24 perse, che diventa 9 vinte e 7 perse in Australia. Parlando di top-10, ha 7 vittorie e 13 sconfitte che diventano 6 vittorie e solo 4 sconfitte in Australia. È il momento migliore per lei, tra clima, freschezza generale perché si è a inizio stagione e perché qui ha un tifo scatenato a favore tra un gruppetto di fan e il proprio angolo.
I PRECEDENTI E LE CHIAVI TATTICHE
Barty 3-1 Collins
WTA 1000 Madrid 2019: A. Barty b. D. Collins 6-1 1-6 6-1 (terra battuta)
Roland Garros 2019: A. Barty b. D. Collins 7-5 6-1 (terra battuta)
WTA 500 Adelaide 2020: A. Barty b. D. Collins 3-6 6-1 7-6(5) (veloce outdoor)
WTA 500 Adelaide 2021: D. Collins b. A. Barty 6-3 6-4 (veloce outdoor)
È preferibile forse focalizzarsi sugli ultimi due, e in particolare su quello giocato nel South Australia nel 2020. Barty non aveva ancora alcun titolo in Australia, da quel torneo ad Adelaide metterà insieme una striscia di un trofeo a stagione per le tre annate successive. È stato uno step importante per lei, anche se due settimane più tardi avrebbe vissuto l’amarezza di quella sconfitta in semifinale nello Slam di casa.
Collins quella sera giocò in una versione simile a quella che vorrà proporre domani. Dalla fine del secondo set contro Clara Tauson, al terzo turno, è riuscita a trovare qualcosa nel suo gioco che ancora non aveva proposto a questi livelli, nel suo torneo.
Tauson era avanti 6-4 4-3 15-0 e servizio, stava gestendo molto bene i propri turni di battuta, ma su questo punto Collins si è superata. È arrivata a rigiocare palle anche oltre la scritta “Melbourne”, ha rincorso uno schiaffo di dritto stretto e molto ben angolato per trovare l’incredibile rovescio che ha girato tutto, portandola a colpire poi verso il lungolinea lasciato libero. È cambiata l’inerzia del game, è arrivata sul 4-4 e poi, in risposta sul 5-4, si è immediata portata 0-40 chiudendo al terzo set point. In quel decimo game, le prime risposte veramente fulminee e asfissianti che si sono poi viste nella semifinale dominata contro Iga Swiatek.
Un’aggressività che dovrà riproporre dal primo punto contro Barty. Non potrà scambiare tanto, soprattutto se l’australiana non sentirà particolarmente la tensione ma riuscirà a impostare le partite con la concentrazione vista fin qui. Partirà sotto, nella bilancia, ma Danielle crede tantissimo in se stessa e può diventare un cliente scomodissimo per la numero 1. Attaccherà come una forsennata, scaricando tanto peso sulla palla nei primissimi colpi per puntare molto probabilmente sul lato sinistro dell’avversaria e non darle tempo di cominciare a manovrare col suo slice. Collins vorrà “soffocarla”, come accaduto per un buon periodo in quel loro match ad Adelaide nel 2020. Lì partì subito avanti 3-0 e si assicurò il primo parziale, ebbe un calo netto nel secondo e nel terzo rientrò da un break di ritardo con Barty che nel tie-break dovette a sua volta ricucire un allungo dell’avversaria e la spuntò solo al dodicesimo punto.
Lei, Ash, cercherà probabilmente di riproporre diversi degli schemi già visti contro Giorgi, Anisimova e Keys. Il suo servizio, lo si è visto, non è stato pari fin qui a nessun’altra giocatrice per cui potrebbe rendere la vita più delicata all’avversaria domani. Di fatto, però, abbiamo di fronte la miglior servitrice del torneo contro la miglior giocatrice in risposta. La grande favorita e beniamina del pubblico contro l’outsider forse più scomodo per l’enorme affinità che ha con l’Australia. E, forse, quello che all’apparenza sembra così netto potrebbe anche riservare qualche sorpresa.
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