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Australian Open: Barty fa accademia, Pegula travolta. Sarà semifinale contro Keys

[1] A. Barty b. [21] J. Pegula 6-2 6-0

Un’ora a lezione di tennis da Ashleigh Barty. Jessica Pegula è riuscita se non altro a rimanere in campo circa 60 minuti trovandosi però a fare da spettatrice a una nuova prestazione di grande spessore della numero 1 del mondo WTA, che già prima di scendere in campo era consapevole che sarebbe rimasta leader della classifica dopo le sconfitte premature di Barbora Krejcikova nella nottata italiana e ieri di Aryna Sabalenka, ma che in questo Australian Open sta giocando a livelli forse mai toccati. È vero che nel match contro Amanda Anisimova ha perso la battuta per la prima volta dopo 63 game consecutivi, ma di fatto è rimasto fin qui un caso isolato. Anche oggi pur salvando una palla break e vivendo una decina di minuti non troppo convinta nella concentrazione e nell’impatto con la palla, ha presto ritrovato spinta e precisione, soprattutto col dritto.

Un 6-2 6-0 di cui ci sarebbe ben poco da dire in termini di equilibrio. Era una sfida che si presentava molto complicata per la statunitense, ottima nel tornare ai quarti di finale dopo l’exploit del 2021 e battendo una top-10 di buon spessore come Maria Sakkari al quarto turno, ma che non aveva vere armi contro la qualità dell’australiana. Barty sta trovando dal terzo turno giocatrici abbastanza simili, e sarà così anche giovedì nella semifinale che la vedrà opposta a Madison Keys. Giocatrici potenti, nella loro diversità di aggressione, ma forse un po’ troppo monocorde. La stessa Pegula sembrava districarsi neanche male quando le arrivava uno slice di rovescio, alle volte riusciva a continuare lo scambio pur con una palla profonda mentre tra Camila Giorgi e Amanda Anisimova spesso arrivava un gratuito, ma alla lunga la maggior qualità da quel lato ha fatto la differenza. Non c’è nemmeno una tipologia di slice: il movimento col braccio sinistro è tale che, e lo si è visto nello scambio che ha portato al 3-0 e servizio nel secondo set, quella palla avesse almeno quattro rotazioni differenti.

Già nel primo game si era creata la spaccatura. Pegula pur avanti 40-15 non ha tenuto e alla seconda chance di break cedeva la battuta. Barty, invece, vinceva quattro punti su cinque giocati grazie al proprio servizio. L’americana si sbloccava e sul 2-1 c’è stato il momento più “delicato” della partita di Ashleigh. Quando lo scambio cominciava non era perfetta. Su una palla del 3-1, dopo aver servito bene a uscire, ha forzato troppo un dritto che doveva solo appoggiare in contropiede nel campo vuoto. L’ha sbagliato e da lì ci sono voluti diversi punti prima che si riassestasse. La prima non entrava, qualche lancio di palla era sbagliato, il dritto continuava a essere altalenante. Aveva trovato un’ottima traiettoria stretta per un’altra chance di 3-1 ma era imperfetta nel cambio successivo in lungolinea. Si è tirata su col servizio e ha respirato, malgrado continuasse una fase non eccellente. Sul 3-1 in suo favore, palla del 2-3 per l’avversaria, il dato segnalava già 14 gratuiti per lei.

Nel sesto game è andata anche sotto 15-30 sbagliando un rovescio in top spin sulla pressione avversaria, ma da lì una gran seconda a uscire e una prima centrale le hanno tolto i pensieri, con un nuovo servizio importante chiuso dal dritto vincente. Succede anche questo quando si hanno così tante armi, e quel game del 4-2 ha, alla lunga, chiuso la partita. Pegula da 30-0 si faceva rimontare fino al 30-30 e lì non gestiva una delle tante risposte bloccate strette dell’australiana che concretizzava la chance di doppio break con uno slice radente per chiudere poi il parziale senza cedere alcun punto al servizio.

Passato quel mezzo inciampo, reso tale dalla concretezza della sua reazione, Barty ha volato. Arrivava subito a palla break a inizio del secondo, ha tolto ancora una volta il servizio a Pegula alla quarta chance con un lob a una mano di rovescio finito sulla linea e dove ha poi chiuso al secondo smash. I rischi sul suo servizio erano ormai prossimi allo zero. Jessica era ormai disarmata. Dal 2-0 30-30 ha scherzato con la statunitense prima con un lob e poi sulla palla break giocando quegli otto colpi usando solo lo slice di rovescio fino ad arrivare alla palla bassa e corta su cui Pegula non ha potuto far nulla. Sul 4-0 prendeva un terzo turno di battuta addirittura da 40-0 per l’avversaria che mostrava resa nei due doppi falli e qualche dritto poco sostanzioso e sul 5-0 l’ultima gemma della serata dell’australiana che sul 15-0 recuperava un dritto molto stretto della rivale arrivando in corsa con uno slice di dritto lungolinea che ha ribaltato l’ennesimo punto a suo favore. Da lì un nuovo slice, stavolta di rovescio e la comoda chiusura col dritto in top nei pressi della rete.

Nuova semifinale per lei dunque “a casa sua” (anche se ridendo si è pure beccata un paio di fischi quando ha detto che il meteo sembra quello di Brisbane e qualche padrone di casa si è un po’ contrariato) dopo quella del 2020, in uno Slam che fin qui ha gestito in maniera impressionante. Ora arrivano le fatiche più importanti: Keys è la terza giocatrice super aggressiva del suo cammino, e in caso di finale sarà un territorio sconosciuto. Intanto però giovedì c’è un piccolo appuntamento con la storia con l’Australia che proverà a spingerla verso quella partita dove manca una sua rappresentante addirittura dal 1980, con Wendy Turnbull sconfitta da Hana Mandlikova.

Diego Barbiani

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