M. Keys b. [4] B. Krejcikova 6-3 6-2
“D’estate mi alleno a Orlando, credo sia il posto più caldo del pianeta. Dovreste provarlo se vi va”. Se la rideva di gusto, Madison Keys, capace di svoltare in appena 20 giorni e cancellare un 2021 avaro di soddisfazioni. 11 vittorie per lei nella scorsa stagione, le stesse totalizzate dal primo turno a Melbourne Park nel Melbourne Summer Set della prima settimana dell’anno al quarto di finale vinto nettamente contro Barbora Krejcikova, con la ceca che ha vissuto invece una giornata orribile in cui il caldo afoso sulla Rod Laver Arena l’ha prosciugata di energie dal 4-2 per la sua avversaria nel set d’apertura.
Una partita che di fatto, dall’allungo sul 5-2 della statunitense, ha smesso di essere tale. Non c’è stata la situazione quasi disperata di ieri tra Alizé Cornet e Simona Halep, ma da parte della numero 4 del seeding c’era una sofferenza importante con un secondo set quasi non giocato e con gli unici due game raccolti nel 6-3 6-2 complessivo frutto di colpi a tutto braccio da ferma e un po’ di paura dell’avversaria che, avanti 3-0 e servizio, ha rallentato un po’ il braccio, riuscendo però a scavare un nuovo solco nei due game successivi e portare a casa la partita.
Un peccato enorme, per lo spettacolo, perché nei primi sei game la lotta era stata tanta. Tolti due turni di battuta, negli altri erano sempre ai vantaggi. Krejcikova, forse, nel colpo di calore subito ha fatto l’errore di essere troppo tesa. Il dritto era molto irregolare fin dalle prime battute, l’unica palla break veramente giocabile delle sei avute tra 1-1 e 2-2 è stata mancata con un cambio in lungolinea di dritto per lei fattibile ma finito sotto al nastro. Aveva recuperato molto bene da una doppia chance di break concessa sullo 0-1, aveva come impostazione di gioco il far correre il più possibile Keys sul dritto per aver campo a sufficienza poi dall’altro lato, cercando buona continuità alla battuta consapevole che Madison veniva da una partita con almeno una dozzina di risposte che le avevano dato punto diretto.
La statunitense non ha avuto quel livello né quella facilità nel colpire vincenti. Rispetto a Paula Badosa, Krejcikova muove meglio la palla lungo il campo, e così venivano fuori alcuni dei difetti della sua avversaria mai presentatisi nel turno precedente. Keys sta bene, perché alcuni recuperi dal suo lato destro sono stati molto ben eseguiti, ma per caratteristiche non è qualcosa che può sostenere nel lungo periodo, come essere attaccata con una palla insidiosa sul rovescio. Sono stati tanti, infatti, i tentativi di uscire dalla pressione con un cambio lungolinea su una palla scomoda e finiti in rete o oltre la linea. Non il massimo, in ottica semifinale, soprattutto se avrà dall’altra parte della rete Ashleigh Barty che potrà incartarle la vita come vorrà. Però oggi Madison si è tirata su molto bene da un 15-40 sull’1-1 e poi, sul 2-2, ha tenuto duro salvando quattro chance. Di nuovo sotto 15-40, ha servito due prime vincenti per la parità. Il decimo gratuito della partita dava a Krejcikova la terza palla break del game e qui Barbora probabilmente ha avuto l’occasione vera, col dritto fermatosi in rete. Keys non sfruttava diverse chance di 3-2 e alla quarta palla break concessa nel game veniva cancellata da una prima di servizio in kick, soluzione sfruttata diverse volte con successo.
I primi punti, persi, per Krejcikova sul 2-3 sono stati i sintomi iniziali di quanto avverrà più avanti. Un attacco centrale senza troppo senso l’ha esposta al passante per lo 0-15, un dritto poco reattivo l’ha mandata sotto 0-30. Una lettura di palla sbagliata sul 15-30 ha creato un nuovo 15-40. Si è tirata su tra una prima esterna e uno scambio gestito con grande calma guidando la palla nei vari angoli, ma al primo ace della sua partita ha fatto seguito un doppio fallo che ha rimesso in gioco Keys, concedendo in tutto altre tre palle break e cedendo alla fine quando dopo un primo dritto un po’ timoroso, comunque ben angolato, è stato recuperato in allungo dalla statunitense con la palla che ha pizzicato il nastro e l’ha mandata fuori tempo col dritto successivo.
Keys ha confermato il break con il sesto ace e nel cambio campo sul 5-2 è entrato il medico a visitare Krejcikova, rossa paonazza in volto, con una sacca di ghiaccio a raffreddarle guance e testa e un volto abbastanza perso. Le hanno provato febbre e pressione. Lei stava bene, ma da lì in avanti non ci sarebbe più stata. Ha sì tenuto il game per andare 3-5, ma l’ottimo turno di battuta dell’avversaria a chiudere il parziale ha messo di fatto un’ipoteca sul match. La ceca non si è più ripresa. Ha perso male i primi game del secondo, mancando una chance di 1-0 facendosi investire dalla risposta avversaria e cominciando da lì un leit motiv che l’avrebbe accompagnata per i successivi 40 minuti. Immobile nei primi punti sullo 0-2, con un doppio fallo per lo 0-40, sparando via malamente un dritto per lei agevole sulla prima chance di doppio break per Keys, Krejcikova sembrava quasi sul punto di ritirarsi. È andata avanti, più per onor di firma. Madison ha offerto qualcosa, il dritto ha avuto una fase incerta, un doppio fallo (il primo della sua partita) restituiva uno dei due break e in qualche modo la ceca affidandosi al servizio e a circostanze dove non doveva spostarsi o faticare meno possibile, si avvicinava sul 2-3.
Non era una partita, però. L’unica vera possibilità di Krejcikova era che Keys avesse lo stesso suo problema o si facesse male. Lei camminava per il campo, Madison trovava un angolo e si fermava, alla fine addirittura serviva e si piantava a terra lasciando scorrere anche risposte a un metro da lei. Qualche buon dritto è servito alla statunitense per ricacciare indietro la ceca che, sul 2-4, provava qualcosa prendendosi sempre tanti rischi sui primi due colpi per abbreviare gli scambi, ma alla terza palla break concessa è arrivato il 5-2 e servizio e la fine della partita.
Era il 2015 quando una giovanissima Keys arrivava tra le migliori quattro dell’Australian Open. Difficile pensare che sia stata l’unica, da allora, semifinale in un Major. Come assurdo credere che 10 giorni fa il suo ranking fosse di 93 del mondo. 11 vittorie soltanto nel 2021 e un lungo periodo di crisi sportiva nei due anni di pandemia l’avevano portata lontana dall’élite sportiva.
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