Non ricordo molte stagioni come questa. Così sul filo del brivido, così contraddittorie. Si è passati, in poche settimane, dalla certezza che il lungo dominio dei Big Four stesse per dare il frutto più succoso che il tennis possa immaginare, alla sensazione che d’improvviso le distanze fra l’ultimo dei Favolosi e i più diretti inseguitori si siano accorciate, fino ad annullarsi.
Cerco di andare oltre i risultati, sebbene nel nostro sport siano loro a fare da filo conduttore. Mi attengo strettamente alle battaglie cui i tornei più importanti hanno finito per dare vita. Un titolo olimpico che avrebbe fatto da magico coronamento al progetto di Grande Slam che Djokovic aveva ormai condotto a un passo dalla meta, che è sparito nelle capienti tasche di Zverev, per di più dopo un set largamente dominato dal serbo.
Sarebbe valsa, una vittoria di Djokovic, la possibile conquista del Golden Slam nel caso di approdo vittorioso al quarto titolo major della stagione, e all’impresa del Grande Slam. E invece, Nole se n’è andato via dalla Tokyo olimpica senza una medaglia da mostrare. Poi gli US Open, non giocati benissimo dal serbo, eppure condotti a testa alta fino al match decisivo. Meglio Medvedev, si diceva in quei giorni, nel tentativo di argomentare, di ipotizzare qualche variazione al tracciato che il serbo aveva imposto in tutti gli Slam della stagione. Certo che Medvedev giocava meglio, lo si vedeva… Ma chi avrebbe puntato secco su un ribaltone favorevole al russo nella finale? E invece è proprio quello che è successo, grazie a un match di altissima ispirazione da parte di Medvedev nella prova decisiva, nel quale non ha offerto a Nole alcuna opportunità, a parte un break giunto sul finire del quarto set, in ritardo, e maturato grazie all’atteggiamento davvero poco consono del pubblico newyorkese.
E siamo alle Finals, nelle quali ancora una volta le distanze si sono annullate, di nuovo in termini quasi catastrofici per Djokovic. Nole voleva la sesta conquista, per pareggiare il conto con Federer. La insegue ormai dal 2016… E non l’ha avuta nemmeno quest’anno, ma non perché gli sia sfuggita di mano, al contrario… Zverev gliel’ha strappata via letteralmente, se n’è appropriato, mostrando con il repertorio dei suoi colpi che se il match diventa meno tattico ed elaborato, e c’è da colpire duro, le doti in possesso dei giovani inseguitori sono quanto mai sviluppate, e nemmeno Djokovic, con la sua dotazione difensiva riesce a contenerle.
Non penso che Nole abbia finito la sua corsa ai titoli, agli Slam, e magari anche ai record. Avrà altre occasioni. Non è vecchio (il prossimo anno segnerà 35 anni) e non è logoro. Penso però che le distanze si siano annullate e le battaglie con i nuovi attori non saranno così facili da intascare, come gli era riuscito fino alla metà di quest’anno. Medvedev e Zverev, così come Tsitsipas, Berrettini, Sinner, e anche Thiem se rientrerà presto nel gruppo, per non dire dei Next Gen Alcaraz, Brooksby e Korda, vogliono la loro razione di occasioni e di trofei. Ancora una volta le Finals scelgono la via giovane. Era successo negli ultimi tre anni sul campo della O2 Arena di Londra. Succede anche a Torino. E forse è giunto il momento di pensare che non sia più solo un caso.
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