Shuai Peng ha pubblicato nella giornata di martedì 2 novembre un post su Weibo, la versione cinese di Facebook, che ha causato un vero terremoto.
La tennista cinese classe 1986, numero 248 al mondo in singolare ma con un passato da numero 14 e numero 1 in doppio, ha accusato Zhang Gaoli, che ha servito come vice premier del Comitato Permanente dell’ufficio del Partito Comunista Cinese tra il 2012 e il 2017, di molestie.
Il fatto è avvenuto nella serata cinese e le prime informazioni che sono giunte nella parte occidentale del pianeta erano ancora molto scarne, con il post che è sparito nel giro di pochi minuti e la pagina social riguardante il topic “tennis” bloccata. Il New York Times, come altri media americani, ha cercato di far luce sulla vicenda e da lì prendiamo le nostre informazioni.
Peng è la prima figura di interesse, in Cina, a fare accuse di questo genere contro un membro del partito politico governante. Per la fama che ha la campionessa di Wimbledon e del Roland Garros (in coppia con Su Wei Hsieh) e il politico, è stato impossibile che malgrado il pochissimo lasso di tempo tra pubblicazione e sparizione del post questo non potesse comunque sfuggire a milioni e milioni di utenti. Sono accuse di cui la stessa Peng ammette potrebbero non essere avvalorate, lasciando intendere che Zhang potesse registrare di nascosto i loro incontri. Non è il primo caso di politici cinesi coinvolti in atti di molestie sessuali, ma mai nessuno di questo profilo.
Zhang Gaoli, 75 anni, ha studiato economia ed è stato governatore di Shandong prima di diventare segretario del partito comunista a Tianjin. Come vice premier, infine, era uno dei sette membri del Comitato Permanente guidato come oggi da Xi Jiingping. “So che per qualcuno della tua importanza, vice premier Zhang Gaoli, hai detto di non essere preoccupato” scrive Peng nel suo post, “ma se anche io adesso fossi un uovo che colpisce una roccia, facendosi soltanto del male, voglio dire la verità”. Zhang è andato in pensione nel 2018 quando, secondo il racconto fornito via social, i due hanno ripreso una relazione che è cominciata quando lui ha lavorato a Tianjin tra il 2007 e il 2012. Peng ha detto di essere stata molestata per la prima volta quando è stata invitata a giocare a tennis con lui e sua moglie: “Non gli ho mai dato alcun consenso quel giorno, piangevo tutto il tempo” ha scritto, non specificando però di quale particolare molestia si sia trattata. Era però il momento in cui lei cominciava la sua carriera e, al di là dei risultati tra singolare e doppio, Peng ha avuto il pregio di diventare la fondatrice nel 2008 del ‘Danfei‘ (in cinese “volare da soli”) un’associazione che voleva rompere il forte e spesso pesante legame che c’era tra giocatrici e associazione tennistica cinese, che aveva come obbligo il 65% dei guadagni annuali, sponsor compresi.
L’attivista Lu Pin, che qualche anno fa aveva fondato un forum “Feminist Voices” poi bannato, ha detto in un’intervista riportata dal New York Times di una denuncia che può spingere ancor di più il movimento di ribellione femminile verso una società cinese ancora pesantemente fondata sul patriarcato e dove molti uomini di potere sfruttano le loro posizioni per ottenere favori sessuali. Nel 2016, i massimi organi inquisitori del paese indicavano lo scambio di “potere per sesso” come la sesta causa di denunce contro alti funzionari di stato. Non è la prima, Peng, a esporsi perché quello che negli USA hanno rinominato anni fa #MeToo è qualcosa che in Cina è cominciato nel 2018 e in diverse si sono esposte contro questi atti, ma la stessa Lu sottolinea come arrivare ad attaccare un profilo così importante è “un passo avanti che nessuno avrebbe immaginato”. “Queste accuse non sono shockanti nella sostanza, ma nel target” ha dichiarato Bill Bishop, il fondatore di Sinocim, una newsletter sulle questioni politiche cinesi.
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