Verso metà pomeriggio ora italiana, dall’account Twitter dell’IOC (International Olympic Committee) si scopre che una piccola delegazione del comitato olimpico ha avuto una video chiamata con Peng Shuai e nel breve comunicato si dice solo che la giocatrice ha detto di stare bene ma di volere vedere rispettata da adesso in avanti la sua privacy.
Nessuna informazione sul come sia arrivata la chiamata, chi fosse effettivamente presente, quali fossero stati gli argomenti trattati e soprattutto come fosse apparsa la tennista cinese che è stata lontana dalla scena pubblica dal 2 novembre a questo fine settimana.
A maggior ragione dopo aver letto gli argomenti toccati da Thomas Bach, presidente del comitato, e i suoi assistenti, è montata forte la rabbia sui social network. La realtà presentata si distorce completamente da quello che sta accadendo in Cina, dove ormai sembra chiaro che l’interesse ora è fare di tutto per allontanare la narrativa dal centro focale della situazione che da ormai tre settimane sta tenendo in ansia tutti gli appassionati.
Senza alcuna menzione agli eventi che hanno portato alla censura totale e tutt’ora in corso di Peng Shuai in Cina, dai vari social al centro sportivo nazionale con la sparizione del suo quadro, la chiacchierata si è svolta in un surreale clima distensivo dove la narrativa che ne è uscita conferma in pieno quella (a cui viene veramente difficile credere) raccontata dalla mail ricevuta dalla WTA e di cui pure il CEO, Steve Simon, ritiene praticamente impossibile sia stata scritta dalla giocatrice. Una conversazione che si è conclusa con un altrettanto surreale invito a cena di Thomas Bach quando a gennaio sarà a Pechino in vista dell’apertura dei giochi olimpici invernali a cui la tennista, a quanto si scrive, ha accettato con enorme piacere. La stessa Peng che avrebbe denunciato solo tre settimane fa le molestie subite da un uomo quasi coetaneo di Bach, più o meno del doppio dei suoi anni. Una cena a cui si uniranno, pare, i due assistenti presenti: Emma Terho, membro del comitato in rappresentanza degli atleti e la figura cruciale di questo gruppo, Li Lingwei, ora divenuto parte dell’IOC ma che fino a poco tempo fa lavorava per la federazione cinese di tennis ed era stato segretario del partito comunista. Il comitato olimpico, di fatto, sembra voler stare dalla parte della Cina. Dopo due settimane di silenzi quasi imbarazzanti, criticati dalla stampa e da Nicolas Mahut nella conferenza stampa post semifinale alle ATP Finals di Torino. Loro senza fare granché, professando il silenzio, hanno avuto immediato accesso a una video chiamata con la tennista mentre la WTA, che sta cercando l’impossibile per raggiungerla e che ha già offerto totale supporto al suo benessere una volta accertate le proprie condizioni, sta ricevendo solo porte sbattute in facia. E proprio la presenza di Li, in questo caso, è tutto quello che Simon non vuole: la sua richiesta presentata ieri sera (ora italiana) all’ambasciatore cinese a Washington chiede chiaramente di poter fare la stessa video chiamata con Peng, ma senza nessuna persona attorno che possa compromettere la veridicità della situazione.
Il surreale dialogo tra Peng e i rappresentanti del comitato olimpico di fatto non trovano alcuna risposta alle domande cruciali di questo momento. Shuai, fin qui, è apparsa soltanto quando erano fonti governative ad annunciarla, con qualche video su Twitter (ma mai sui social network cinesi) dove è ritratta piuttosto sorridente. Che è proprio il fattore che sta facendo inasprire il dialogo sulla scena internazionale. Sulla mail di una settimana fa venivano categoricamente smentite le accuse che Peng fece al funzionario politico Zhang Gaoli. Di fatto nulla di quello che aveva detto era mai esistito, secondo chi ha scritto quella parte, ma lei in questo momento per il suo paese è quasi come un fantasma. Su Weibo non è possibile avere alcuna informazione su di lei, sugli altri social bisogna muoversi con i piedi di piombo. La Cina, coadiuvata ora (volente o nolente) dal comitato olimpico, vuole far credere che sia tutto ok cominciando ormai da tre giorni a spingere con più insistenza su quella narrativa. E qui si genera la paura, perché c’è talmente tanta differenza tra la preoccupazione globale per le sue condizioni e quei sorrisi che viene difficile non pensare possa esserci una forzatura e che tutto questo sia in qualche modo impostato a tavolino. E la paura stessa non potrà mai svanire finché non sarà Peng a poter parlare liberamente e dove potranno esserci le prove che quanto si vede corrisponde veramente a quanto sta succedendo. Finché ciò non sarà possibile, ogni immagine e video che il governo cinese sta diffondendo (come questa video-chiamata) sarà sempre fortemente condizionata da una situazione divenuta molto angosciante.
La WTA ormai si sta trovando a combattere questa battaglia da sola. Lo schiaffo di oggi fa tanto male, per loro. Simon sta facendo qualcosa di importante rischiando perdite di centinaia di milioni di dollari per la salute, il benessere e la giustizia della “sua” giocatrice, ma più passeranno i giorni e più sarà difficile per lui arrivare alla verità. Soprattutto se non avrà l’appoggio di chi potrebbe intervenire sulla questione, con le Olimpiadi previste nella capitale cinese che scatteranno tra circa 10 settimane e ci sono dietro miliardi di dollari tra contratti e sponsorizzazioni. Di fatto la WTA è la prima associazione internazionale che si sta ribellando a uno stato come la Cina, dove censura e regime totalitario fanno la voce grossa con chiunque e non si chinano neppure ai governi più potenti della parte occidentale del pianeta. Dopo i video pubblicati oggi, la reazione di un portavoce dell’associazione di tennis femminile è stata: “È stato bello vedere Peng Shuai nei video recenti, ma non alleviano o rispettano le preoccupazioni mosse dalla WTA a proposito del benessere e l’abilità di comunicare senza censura o coercizione. I video non cambiano la nostra chiamata a una piena, corretta e trasparente investigazione sulle accuse mosse di molestie, che sono il motivo che ha dato il via alla crescita iniziale delle nostre preoccupazioni”.
Dopo tanti giorni, almeno, possiamo dire con una relativa certezza che Peng è viva. È già un punto importante. Allo stato attuale però è quasi impossibile scardinare l’omertà che la circonda e capire veramente cosa le sia successo, sorridente di fronte a una telecamera ma con un gigantesco alone di mistero che l’accompagna in un ristorante a Pechino come sul campo da tennis dove si tiene il WTA 1000, ripresa da una telecamera per certificarne la presenza ma quasi mai in grado di parlare.
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