C’è Amnesty International, c’è Global Athletes, c’è l’Osservatorio per i diritti umani. E oltre al loro c’è tutta la marea di indignazione che si è sollevata da ieri, nel tardo pomeriggio in Italia, all’annuncio della video chiamata tra una delegazione del Comitato Olimpico Internazionale e Peng Shuai.
Il colloquio, che rimane segreto in quanto il CIO non ha reso pubblico alcun filmato alle tv internazionali che chiedevano prove di quanto poi riportato e di cui l’unico riferimento che abbiamo è una foto che mostra la cinese sorridere di fronte allo schermo, senza alcuna indicazione sulle sue condizioni reali.
Qualcosa che si sta imparando da questa tristissima vicenda è che non bisogna credere di getto a quanto la Cina sta decidendo di pubblicare su di lei, ma c’è bisogno di un’analisi molto più dettagliata. Il governo cinese di fatto è responsabile del braccio di ferro creatosi con la WTA fin dal momento in cui ha fatto pervenire quella mail di cui Steve Simon, CEO, ha da subito fortemente negato l’iniziale attribuzione alla tennista. Però lì ci sono le parole chiave della narrativa che Pechino ha scelto: lei sta bene, i 18 giorni di assenza dalla scena pubblica sono solo frutto della volontà di restare a casa. Delle pesantissime accuse di abusi sessuali non c’era parola. O meglio, Peng o chi per lei negava lì di aver ricevuto alcunché. E così di volta in volta siamo passati alle foto in casa, ai mini video di lei al ristorante o sul campo da tennis, sempre però su indicazione di fonti governative e ieri, come un colpo di teatro, la video-chiamata del CIO che voleva perseguire quella logica: Peng sta bene, vuole essere lasciata stare. Non solo, perché oltre a non aver mai toccato l’argomento scottante collegato (in pieno schema governativo) il presidente del CIO Thomas Bach avrebbe persino avuto l’idea di invitare Shuai a cena quando arriverà a Pechino a gennaio, poco prima delle Olimpiadi invernali, invito che la giocatrice avrebbe piacevolmente accettato secondo quanto riportato dal loro articolo. La stessa giocatrice che ha denunciato molestie da un uomo quasi coetaneo di Bach, con quasi il doppio dei suoi anni.
Così i social ribollivano di rabbia. Una video chiamata fatta con l’associazione che fin lì si era disinteressata dal difendere la giocatrice, tre-volte atleta olimpica, che aveva dichiarato di volere una diplomazia silenziosa e che non avrebbe rilasciato altre comunicazioni, che non ha mai offerto alcun supporto verso Peng e non con la WTA, che da quando è cominciata a salire concreta preoccupazione verso le sue condizioni sta facendo l’impossibile per poterle parlare garantendo tutto il supporto che potrà richiedere. Oggi, le controrisposte di alcune delle più potenti associazioni e movimenti globali. La più dura, probabilmente, è arrivata da Global Athletes: un lungo comunicato dove non lesinano parole di fuoco.
“Il Comitato Olimpico Internazionale ha mostrato un totale disprezzo verso le accuse di violenza sessuale contro gli atleti. Prendendo con un nonchalance approccio la sparizione di Peng Shuai e rifiutato di citare le sue serie accuse di molestie, il Presidente del Comitato Thomas Bach e il rappresentante degli atleti hanno mostrato un’aberrante indifferenza alle violenze sessuali e al benessere delle atlete.
Noi siamo grati che Peng Shuai sia viva, ma la conferma di una video chiamata da parte del Comitato non assicura la salute o il benessere. Il comunicato rilasciato è un pericoloso tentativo di placare le preoccupazioni degli atleti e delle autorità cinesi. Il comunicato fa finta che Peng non abbia mai rivolto accuse sessuali e che non sia sparita per circa due settimane. Il comunicato rende il Comitato Olimpico complice nella maliziosa propaganda e mancanza di interesse per i minimi diritti umani e di giustizia delle autorità cinesi. Bach ha invitato a cena Peng invece di assicurarne la sicurezza, e facendo questo lui ha riso in faccia alla seria situazione che è purtroppo molto familiare a molte atlete.
Noi continuiamo a sostenere il nostro comunicato del 19 novembre dove sosteniamo che il Comitato Olimpico Internazionale debba immediatamente sospendere il Comitato Olimpico Cinese finché venga dato a Peng Shuai una via sicura per uscire dalla Cina e venga condotta una totale indagine sulle accuse mosse”.
Amnesty International ha dichiarato, per voce del ricercatore in Cina Alkan Akad: “Il CIO sta entrando in acque pericolose. Dovrebbero essere estremamente cauti e non partecipare in alcuna copertura di violazioni di diritti umani. Abbiamo già visto in passato esempi di persone che si sono ritrovate a non avere altra chance che dire quanto gli è stato detto di dire. Il governo cinese ha diversi precedenti soprattutto tramite i propri media affiliati di fabbricare comunicati e costringere persone a dare testimonianze alle volte televisive subito dopo essere spariti”.
Nikky Dryden, ex nuotatore olimpionico canadese ora avvocato per i diritti umani, ha dichiarato al The Guardian: “Son veramente sollevato nel vedere che sia viva, ma l’esecuzione di questa video-chiamata è veramente preoccupante da un punto di vista della sua salute. È molto politico che Bach abbia avuto questa possibilità con rappresentante degli atleti, che forse è pure appropriato nel contento, e il membro del Comitato Olimpico dalla Cina. Questo non è in alcun modo rassicurante. Il tennis avrebbe dovuto avere questa opportunità, sarebbe dovuto essere un rappresentante del suo sport, non questa messinscena”.
Elaine Pearson, la direttrice australiana dell’Osservatorio per i Diritti Umani: “Francamente, è una vergogna vedere il CIO partecipare nella linea scelta dal governo cinese dove lei sta bene ed è tutto a posto. Non è chiaramente così, altrimenti perché il governo cinese starebbe tutt’ora censurando tutto quello che riguarda Peng e non la lascerebbe parlare liberamente?”.
L’attivista per i diritti umani Craig Foster ha dato credito all’atteggiamento della WTA fin qui, dicendo invece che il Comitato Olimpico ha messo la politica e gli affari economici davanti alla trasparenza: “La videochiamata pianificata tra il CIO e Peng non potrebbe essere più negativa in termini di diritti per le donne, protezione e appoggio verso le vittime di violenze. Il concetto che una conversazione con Bach si possa concludere con un invito a cena sia una soddisfacente risoluzione di un tema molto serio o una risposta appropriata alle accuse di abusi di un’atleta vittima di censura e costrizione da parte di uno stato del Comitato Olimpico Internazionale stesso, è emblematico del fallimento del concetto di Olimpiade”.
Si è mossa anche la Francia, col ministro degli esteri che nella serata di domenica ha chiesto una spinta al governo cinese per lasciare Peng libera di poter parlare. Nel frattempo, la CNN è stata nuovamente oscurata in Cina quando i suoi inviati stavano riflettendo a proposito della questione Peng e sono emersi alcune foto compromettenti per Bach stesso, che mostrano interessi e rapporti negli anni passati con gli alti vertici del partito comunista tra cui Zhang Gaoli, l’uomo che Peng ha accusato nel post del 2 novembre su Weibo, rimosso dalla potente censura cinese in meno di mezz’ora.
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