Nuova giornata di grandi tensioni tra WTA e Cina, ormai molto distanti per pensare a una riappacificazione senza alcuna certezza sulle condizioni di salute di Shuai Peng, scomparsa ormai da oltre due settimane.
Sono passati ormai 18 giorni da quel 2 novembre ultimo momento in cui la ex numero 1 del mondo di doppio ha potuto in qualche modo avere contatto col modo. Un post, la sparizione dalla scena pubblica, l’enorme omertà dello stato asiatico nel fornire adeguate spiegazioni.
La mail di qualche giorno fa pubblicata su CGTN (Chinese Global Television Network) è stata seguita oggi da un nuovo messaggio molto criptico è comparso sul profilo Twitter di Shinwei, Produttore Editoriale della CGTN, dunque direttamente controllata dal Dipartimento di Propaganda del Partito Comunista Cinese. Ci sono tre foto di Shuai Peng, scattate non si sa bene quando, che la ritraggono apparentemente sorridente in una stanza ad abbracciare un gatto e un pupazzo di peluche. Nessuna informazione specifica, solo un flash così che però non ha fatto altro che sollevare un nuovo polverone.
Le domande sono chiare: perché queste foto? che valore dobbiamo dargli? Ormai il messaggio del governo cinese sembra impostato su una linea che porta l’utente a pensare che “sta bene, va tutto bene” (come dicevano nella mail dell’altro giorno) e che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Non fosse che da quella stessa mail sono nate reazioni di sdegno da quasi tutto il mondo, con il CEO della WTA Steve Simon a condannare l’episodio, ad Amnesty Internaional che vuole notizie certe sul fatto che stia bene e sia al sicuro, a una manifestazione organizzata dal gruppo “Feminist China” questa domenica a New York City fino all’intervento oggi dell’ONU, che ha ripreso il monito di Amnesty International chiedendo un intervento chiaro e delle prove concrete. In tutto ciò, per la tv di stato cinese, Peng sarebbe “in casa a riposare” (come diceva la mail), molto semplicemente. La stanno cercando migliaia di persone, ormai in ansia, e lei è a casa che non comunica con la WTA da quasi tre settimane e fa avere tre foto abbastanza prive di valore alla tv cinese. La stessa corrispondente in Cina della BBC, Kerry Allen, si espone in maniera molto decisa: quelle sono immagini “impostate” e “non capisco come le persone possano darci credito”.
Simon, intervenuto proprio alla BBC con un’intervista esclusiva comparsa anche sul loro sito web, riprende alcuni dei concetti detti nella nottata italiana alla CNN, che proprio per i suoi interessamenti alla vicenda ha poi visto il canale oscurato in Cina dalla censura locale.
Malgrado tutto, malgrado i milioni di dollari che la WTA rischia di perdere, il CEO tira dritto: nel 2022 non si gioca in Cina senza raccomandazioni chiare sulla salute di Peng. Un discorso poi che non preclude affatto la possibilità concreta di non tornare più, anche perché se questo boicottaggio dovesse andare in porto e non ci fossero sviluppi positivi sulla vicenda è inutile pensare che dal 2023 tutto possa eventualmente tornare come prima. “Noi non possiamo accettare compromessi” ha detto Simon, “Questa è una questione di giusto o sbagliato”. Si è detto molto preoccupato, ancora una volta, e soprattutto infastidito da come possano essere le conseguenze per quelle persone che hanno la forza di alzarsi e raccontare di problematiche specialmente così delicate come molestie di natura sessuale o aggressioni. Richiede veramente tanto solo arrivare fin lì, e poi penso alla pressione che stia avvertendo se sta seguendo quanto sta avvenendo. È fondamentale per noi che ci possiamo assicurare lei stia bene, che sappia che siamo in ansia e siamo pronti a tutto per aiutarla”.
Il Comitato Olimpico Internazionale se n’è lavato le mani. A dieci settimane dalle Olimpiadi invernali, a Pechino, l’unico commento arrivato a proposito di una vicenda che vede coinvolta una giocatrice olimpica, hanno liquidato il tutto con un “siamo grati di sapere che stia bene” in riferimento alla mail pubblicata dalla tv di stato e “crediamo che in questo momento l’importante sia un profilo basso e calma per poter arrivare a qualcosa”. Tutto il contrario di quanto sta facendo Simon, fin qui elogiato da più fronti per come si sta ponendo nei confronti di un governo autoritario ammettendo che per lui farsi sentire e chiedere risposte non è affatto controproducente: “La diplomazia è sempre molto, molto forte e sono certo che a loro non faccia tanto piacere che se ne stia parlando così. Penso che per noi sia meglio puntare il dito sul problema rispetto a rimanere molto vaghi dove nessuno sa e il mondo cerca di capire che posizione abbiamo sull’argomento. Sono molto fiducioso che questo sia l’approccio giusto e continueremo così in maniera rispettosa ma responsabile”.
“Quello che vogliamo è che Peng stia bene”, ha ripetuto parlando delle possibili ingenti perdite a cui andrebbero incontro, “I soldi non c’entrano, qui conta fare quello che si crede giusto e pensare a Peng perché possa essere al sicuro e libera. La parte più triste di tutta questa situazione è che noi abbiamo partner e amicizie molto importanti in Cina. Noi non vogliamo essere in questa posizione, ma ora diventa per forza una di quelle decisioni su cui non possono esserci compromessi.
Simona Halep e Petra Kvitova sono state tra le nuove giocatrici a far sentire il proprio affetto a Shuai con un post su Twitter, la foto ormai divenuta tristemente famosa con la scritta “WHERE IS PENG SHUAI”. “Peng Shuai, ti prego sappi che le tue colleghe sono dalla tua parte” ha scritto la rumena, “la notizia di Peng Shuai è profondamente allarmante, voglio spingere la mia voce per il massimo supporto a una coraggiosa giocatrice e pregare che possa essere trovata sana e salva” è il commento della ceca.
Infine, come già accennato, è sceso in campo anche l’ONU. Organizzazione delle Nazioni Unite vuole, anche qui, risposte chiare dalla Cina per una vicenda che è tristissima e non ha precedenti ma che grazie alla forza mostrata da giocatori, giocatrici e addetti ai lavori è riuscita a sfondare il muro dello sport per diventare di rilevanza globale sotto tutti gli ambiti.
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