[3] A. Zverev b. [1]N. Djokovic 7-6(4) 4-6 6-3
Non è un vero e proprio passaggio di consegne, e sembra strano dirlo visto i risultati degli slam, ma queste Finals ribadiscono che il regno dei tre tenori è sostanzialmente concluso. L’ultimo highlander, Novak Djokovic, quest’anno è stato straordinario ad approfittare dei cali di tensione e della presunzione della generazione non più “next” ma il generale età ha fatto il suo lavoro e anche per il serbo è diventata impresa improba star dietro a gente di dieci anni più giovane.
Persino in una delle migliori giornate dell’anno, Djokovic non ha potuto frenare uno Zverev che non entrerà mai nelle nostre grazie – e che anzi troviamo quasi scandaloso che continui a giocare – ma che è tennisticamente parlando pare pronto anche lui per conquistare il suo primo slam. Contro un Djokovic che sembrava appunto quello dei bei tempi per un’oretta, Zverev non solo non ha ceduto di un millimetro ma se è dovuto ricorrere al tiebreak per chiudere il parziale è stato solo perché Nole si è inventato un paio di demi volée che manco Federer, figuratevi. Zverev era stato perfetto ad annullare un set point in un game giocato in modo meraviglioso da Djokovic, che dopo nove game giocati col dominio dei servizi e di una straordinaria attenzione, trovava modo di rispondere a due straordinarie prime di Zverev e a regalarsi un punto splendido con un lob alla fine di uno scambio durissimo. Ma Djokovic ha pagato lo sforzo estremo, anche se sembra una bestemmia. Ha perso sei punti su sette e solo gli accennati miracoli a rete gli hanno permesso di salvare il game. Nel tiebreak però è emersa impietosa la vera differenza tra i due e cioè la possibilità di giocare lo scambio lungo con una certa serenità. Era sempre Nole a cercare di uscire dallo scambio, sempre più spesso con dei dropshot azzardatissimi, del tipo di quelli che usava ad inizio carriera, prima dell’avvento di RoboNole. Ma questo significava solo che il serbo non poteva replicare il leit motiv di questi ultimi dieci anni, il palleggio serrato a sfiancare l’avversario, e questo accresceva la fiducia di Zverev. Il tedesco chiudeva il primo set col servizio ma solo dopo uno splendido lungolinea di rovescio che lo portava al set point dopo uno scambio lunghissimo.
Il secondo set trovava uno Zverev libero e felice e un Djokovic che progressivamente sembrava cedere, aggrappato all’enorme classe ed esperienza che si trascina dietro. Grazie a queste e soprattutto ad un paio di sciocchezze del tedesco, Nole si teneva in partita, riuscendo addirittura a piazzare un break nel nonogame approfittando del più classico dei passaggi a vuoto dell’avversario. Zverev salvava una prima palla break col servizio, ma Nole riusciva a procurarsene un’altra e con una risposta giocata nei piedi del tedesco andava a servire per il set. Servivano addirittura cinque set point a Djokovic per chiudere il set, perché Zverev stavolta era attentissimo e non perdonava nessun rallentamento nello scambio di Djokovic. Il serbo se la cavava ancora grazie al servizio, anche se un rovescio lungolinea di Zverev, quello che ha portato il serbo al quinto set point, non era certo impossibile.
Zverev cominciava il terzo set da 0-30 ma metteva a posto rapidamente le cose e la stessa cosa faceva Djokovic nel game successivo. A questo punto un po’ inaspettatamente il break arrivava nel quarto game, con Djokovic che aveva un improvviso calo di tensione e con quattro errori abbastanza banali finiva col cedere il servizio. Le emozioni continuavano nel settimo game, che Zverev rischiava di perdere da 40/15, ma ancora non è più il Djokovic di una volta, e il tedesco salvava prima la palla break e poi il game addirittura con le seconde. Erano le ultime perché nei game conclusivi praticamente non si giocava e Zverev chiudeva il match chiudendo con un ace un game a zero.
Medvedev-Zverev dunque, con il russo che ha vinto le ultime cinque partite, le ultime due nel giro di una decina di giorni tra Parigi e Torino. Il risultato dei gironi si è capovolto spesso nel match, sarebbe strano succedesse anche stavolta.
La chiusura la merita Djokovic, che oggi ha saputo che se vuole andare in Australia dovrà rivelare la sua posizione sul vaccino. Per quanto non sia ancora il caso di escluderlo tra i favoriti di uno slam, forse non vale poi tanto la pena andare.
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