Ha un pò ingannato il primo set del match tra Matteo Berrettini e Novak Djokovic. Per due motivi.
Ha fatto credere che quello giocato in quel frangente dal romano fosse il suo vero livello, facendo credere contemporaneamente che l’attuale Nole fosse “tutto qui”. Insomma, che dopo quel 7-5 si potesse fare partita pari.
Invece, come è successo sempre quest’anno, è bastato che Matteo scendesse un minimo e che il serbo alzasse di poche percentuali il proprio tennis che la partita si spegnesse senza nemmeno troppi sussulti.
Berrettini non se ne deve fare una colpa e nessuno in fondo gliene fa: quel livello non è roba sua, se non per brevissimi frangenti.
Non lo è nel tennis, non lo è nella resistenza, non lo è nel fisico. Troppe cose si devono incastrare per non andare sovraritmo e reggere davvero la botta. C’è da dire però che quel livello è il massimo, anzi il massimo tra i massimi.
Djokovic 2021 non è quello del 2011, nemmeno del 2015, fa quello che vuole perchè semplicemente sono cambiati gli avversari (niente Nadal, niente Federer, ma nemmeno Wawrinka, Murray o del Potro, forse nemmeno un Berdych), e il livello generale del tennis è drammaticamente sceso lassù in paradiso, per le ragioni che ben sappiamo.
Nemmeno Nole però è eterno e se riuscirà (come penso) a fare il grande slam e a superare Nadal e Federer, non avrà veramente più niente da chiedere al tennis e probabilmente avrà un contraccolpo a livello fisico e mentale, e lì ci sarà spazio per gli altri.
Parliamo degli slam, ovviamente, ma alla fine quelli contano, nonostante l’ormai stucchevole propaganda che fa sembrare eccezionale una vittoria in un qualsiasi 250, ma anche questo è un altro discorso.
Tornando a Berrettini, lui deve farsi trovare pronto nel 2022 a giocarsela. Come livello complessivo non è, probabilmente e complessivamente, nemmeno all’altezza di Zverev e Medvedev, ma questi ultimi due hanno davvero parecchie, parecchie pause a livello mentale, e un Berrettini in forma e concentrato può senza problemi giocarsela per davvero. Soprattutto a Wimbledon, soprattutto sull’erba, dove il 25enne romano appare addirittura superiore.
Insomma, se il 2021 per Matteo è stato ottimo (negli slam ha perso solo da Djokovic), il 2022 dovrà essere non solo l’anno della conferma, ma della consacrazione.
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