Nel 2018 Ester Ledecka arrivava a PyeongChang in Sud Corea come grande favorita per una medaglia olimpica importante nello snowboard parallelo e, evento abbastanza particolare, gareggiava anche in qualche disciplina dello sci alpino.
Pochi giorni prima di competere con la tavola dello snowboard, Ledecka aveva ai piedi gli sci e una prova di super-g dove rappresentava la Repubblica Ceca ma senza concrete velleità. Anche se uno dei grandi dello sci italiano, Massimiliano Blardone, nello studio della RAI aveva fatto il nome di questa outsiders come potenziale insidia nei piani alti della classifica. il forte vento aveva costretto gli organizzatori ad accorciare il percorso e con una prova più breve si livellavano gli equilibri e col pettorale 26 era una delle ultime reali protagoniste attese.
Risultato? Medaglia d’oro olimpica. Un decimo di secondo soltanto davanti ad Anna Veith, una delle grandissime favorite al via, che stava per cominciare le prime interviste con il metallo più prezioso in mano. Nessuno realisticamente credeva a qualcosa di simile, il video dei commentatori di tutto il mondo diventò virale nel raccontare come questa ragazza venisse giù come una forsennata e vedendo la luce verde al traguardo sul suo tempo rimase impietrita davanti al tempo mostrato credendo fosse un errore. Quella prova diede modo a Ledecka di essere a un passo dalla storia come unica atleta in grado di vincere l’oro nella stessa Olimpiade in due discipline diverse, cosa che centrò in pieno confermando i gradi di favorita nello snowboard.
Dal nulla, per lo sci alpino, una ragazza ceca nata ne 1995 arrivò e prese tutto, riscrivendo la storia. Dal nulla, per il tennis mainstream, una ragazza ceca nata nel 1995 è arrivata a Parigi conquistando il titolo in singolare e doppio. Non si sta raffrontando sulla difficoltà e sulla complessità del passare dallo sci allo snowboard rispetto al tennis in singolare o doppio, né sulla differenza che può dare vincere uno Slam in due settimane rispetto a una prova che dura di fatto un solo tentativo, né tantomeno si sta ipotizzando che una doppietta non era mai riuscita a nessuno. Si sta considerando però lo shock che può generare e come Krejcikova avesse in mano la chance della vita nel rendere questo momento ancor più speciale con il titolo in quella che è stata fin qui la sua specialità migliore, il doppio.
Così, una sportiva dalla Repubblica Ceca è divenuta di nuovo protagonista di qualcosa di storico. Krejcikova era conosciuta fin qui soprattutto per il legame forte che aveva con Jana Novotna e pensare che solo qualche mese fa era ancora fuori dalla top-100, lei che ha già 25 anni, non è facile da assimilare. Eppure ha fatto un torneo enorme. Se il livello generale alla fine non può essere considerato eccezionale, lei comunque si è presa una vittoria maturata tra exploit di varia natura, portando a 12 i successi consecutivi dopo il primo titolo in carriera ottenuto a Strasburgo 48 ore prima dell’esordio al Bois de Boulogne. Ha lasciato cinque game a Elina Svitolina al terzo turno, addirittura due a Sloane Stephens, ha cancellato cinque set point a Cori Gauff ai quarti e un match point a Maria Sakkari in semifinale. La finale, in singolare, veniva accompagna da quell’aura di occasione clamorosa per entrambe che in tanti momenti la qualità ha lasciato spazio alla scarsa lucidità, ma era il prezzo da pagare. Krejcikova era appena alla quinta partecipazione Slam in singolare della carriera e navigava ben lontano anche dal ruolo di mina vagante perché finita in una zona dove c’erano in partenza sia Gauff, sia Ashleigh Barty. Poteva fare un buon percorso, poteva magari spingersi agli ottavi come nel 2020 e avere chance di quarti, ma così ha creato l’evento che per lei vorrà dire storia.
Da oggi saremo qui a scrivere “Barbora Krejcikova, campionessa al Roland Garros 2021”. Da oggi il suo nome è accanto a leggende vere dello sport, perché non solo ha alzato il trofeo in singolare ma ha confermato il pronostico in doppio ed erano solo sei le tenniste a esserci riuscite negli anni precedenti, ha vinto in singolare salvando match point in semifinale e solo quattro tenniste c’erano riuscite dal 1925, ha visto consegnarsi il trofeo in singolare da Martina Navratilova, a cui ci sarebbe soltanto da inginocchiarsi e dire grazie per tutto quello che ha fatto per questo sport. Senza dimenticare che ormai tutti vedono in lei qualcosa che ricordi Jana Novotna. Che sia una frase, un appiglio, un filo conduttore. Non importa magari quanto reale, ma nella carriera di Krejcikova ci sarà sempre l’ombra di Novotna nei vari step che ha compiuto e che potrà ottenere da adesso in avanti. Il bellissimo rapporto che si era creato, in maniera completamente casuale, è stato da subito motore di grande commozione. Ben Rothenberg, giornalista del New York Times, ha scritto un lungo articolo su di lei proprio in merito alla sua storia con la campionessa ceca degli anni ’90 quando ancora era una doppista di buon livello che in singolare cercava una propria via tra i tornei ITF. Lei lo ringraziò a lungo, dopo la chiacchierata che fecero a Wimbledon, ancora lontana dall’essere un giorno al centro di un’attenzione mediatica così forte. Ed è la realizzazione di una storia sportiva che va oltre l’immaginazione, quasi quanto vincere due medaglie d’oro olimpiche in due discipline diverse.
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