C’era una volta a Wimbledon

Lo scorso anno con le fragole avanzate e non consumate a Wimbledon gli inglesi hanno realizzato una deliziosa confettura. Il COVID infatti è riuscito a rovinare anche l’eccezionale sodalizio della coppia più longeva e amata del torneo: le fragole con la panna. Ottime da sole, ma insieme perfette, proprio come il tennis, un gioco eccellente ovunque, ma solo sull’erba verde di Wimbledon è capace di raggiungere una magica perfezione.

Questo perché il più prestigioso e antico torneo di tennis è l’emblema stesso di questo sport. Tutto parte proprio da Wimbledon nel lontano 1877 e torneo dopo torneo si sedimentano quelle che diventeranno la sua vera grande forza: le tradizioni. Uniche e bizzarre, sono il tratto distintivo di un torneo che non è solo il terzo Slam dell’anno, ma è diventato indiscutibilmente il sacro tempio degli amanti della racchetta. Costumi, usi e aneddoti hanno attraversato inesorabili la storia donando un’originalità e un fascino leggendari. In principio il torneo era dilettantistico e il primo vincitore, Spencer Gore, ottenne il successo  introducendo nel gioco l’uso delle volée.

Due anni dopo a vincere la competizione  fu addirittura un prete, il reverendo Hartley, che sconfisse in finale un futuro assassino, tale Goold: infatti qualche tempo più tardi a Montecarlo Goold si macchiò dell’omicidio di una ricca signora danese. Wimbledon ha assistito anche al passaggio di periodi controversi. Nel 1937 durante la finale, l’atleta tedesco Von Cramm pare ricevette una telefonata di “incoraggiamento“ direttamente da Adolf Hitler prima della competizione. Nonostante il grande impegno profuso il tedesco dovette cedere il titolo all’americano Don Budge, il primo tennista a vincere tutti e quattro i tornei del Grande Slam nello stesso anno. Oltre alla sospensione dello scorso anno per la crisi pandemica, il torneo venne sospeso solo in occasione delle due guerre mondiali.

Ma la chiusura dei battenti non impedì che nel 1940 le bombe tedesche colpissero anche il Centre Court: l’impianto infatti veniva usato dall’esercito inglese come base d’appoggio per le operazioni militari. Oltre alla storia, incredibili curiosità rendono speciale Wimbledon: dal record di 14 minuti per incordare le racchette, ai raccattapalle che vengono selezionati previo superamento di un test scritto e un esame di idoneità fisica, fino all’inchino al Royal Box, ancora valido ma dal 2003 riservato solo alla Regina Elisabetta. Nell’incanto di Wimbledon neppure i piccioni e i colombacci possono permettersi di disturbare e distrarre i giocatori: ci pensa un falcone a sorvolare e controllare i campi ogni mattina prima che i cancelli vengano aperti.

Un contesto straordinario a cui si aggiungono aneddoti e usi bizzarri oltre a primati strabilianti: ad esempio  il match  più breve durato solo 37 minuti. Si trattava della finale del 1881 tra William Renshaw e il solito reverendo Hartley, stavolta sconfitto dall’inventore del serve and volley. Invece il lunghissimo incontro tra John Isner e Nicolas Mahut è stato giocato nel primo turno del torneo di Wimbledon 2010, dal 22 al 24 giugno. Ci sono volute 11 ore e 5 minuti prima di decretare la vittoria di Isner, si è trattato del match professionistico più lungo della storia del tennis! Invece il tennista più giovane a essere incoronato vincitore a Wimbledon è stato Boris Becker nel 1985: il tedesco non aveva ancora compiuto 18 anni. Famosissimo poi il dress code richiesto ai tennisti: rigorosamente di colore bianco. Regola che consente solo limitate deroghe con accenni di tonalità molto tenui sulla divisa ma che soprattutto non fa sconti a nessuno in caso di violazione. Anche il re dello stile Roger Federer venne multato per la suola arancione delle scarpe. Infranta solo in rare occasioni e per il perdurare di avverse condizioni meteorologiche anche la regola del Middle Sunday, in base alla quale non si gioca la domenica che divide le due settimane di torneo. Gli organizzatori stanno valutando di abolirla dal prossimo anno, anche se proprio l’attesa trepidante dopo il digiuno domenicale trasforma il secondo lunedì dello slam londinese nel giorno più bello di tutta la competizione: nella stessa giornata si giocano gli ottavi di finale del tabellone maschile e femminile, con 16 match tra i tennisti più forti del mondo. 

Wimbledon è fatto di sacri rituali che scandiscono il tempo, baluardi rassicuranti contro i cambiamenti e gli imprevisti, che però nulla hanno potuto difronte alla devastante pandemia di COVID. All’ultima edizione giocata nel 2019 la finale ha visto contrapposti Federer e Djokovic che si sono sfidati in un duello al cardiopalma, durato quasi 5 ore, conclusosi con la vittoria di un fenomenale Djokovic. Dopo l’emergenza sanitaria e un infortunio Roger Federer, signore dei prati di Wimbledon, ci riprova quest’anno a regalare un’altra pagina memorabile di tennis, consapevole di quanto la rivincita non sarà un’impresa facile. In ogni caso quello che sta per ripartire a Wimbledon, sarà un tennis meravigliosamente perfetto e gustoso proprio come una tradizionale coppa di fragole con la panna.

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