Ci sono alcune novità sul caso della positività al doping di Dayana Yastremska avvenuta a fine novembre 2020, in un periodo fuori dalle competizioni.
La tennista ucraina era risultata positiva a un farmaco, il mesterolone, che viene normalmente prescritto per gli uomini per aumentare la fertilità degli spermatozoi e la quantità molto bassa rivelata aveva da subito spinto la giocatrice di Odessa a parlare di contaminazione.
Ora il magazine tedesco Der Spiegel fa luce su quella che sembra essere a tutti gli effetti la tesi difensiva che Dayana sta cercando di portare avanti in questo periodo dove, tra l’altro, si è vista negare la sospensione dello stop per almeno due volte: un rapporto sessuale con il proprio ex, che già a fine febbraio ha pubblicato sul proprio profilo Instagram una storia dove rivelava che il padre di Yastremska l’avesse spinto ad assumersi la colpa al seguito di un rapporto sessuale testimoniando che le avrebbe trasmesso il mesterolone (che è anche uno steroide presente nelle sostanze bannate dalla WADA) durante appunto un rapporto. Durante l’ultimo periodo l’ex ragazzo continuava, scrive Der Spiegel, a ricevere domande su come fosse stato possibile lui ha risposto: “Lo dirò solo per questa volta, e sarà l’ultima”. Da lì ha raccontato, nuovamente, che lei è risultata positiva a uno steroide e il padre gli ha chiesto di prendersi la colpa e avrebbe raccontato anche di un’offerta economica importante in caso in cui avesse accettato, ma di aver fatto tutto gratis. A un certo punto, però, il padre di Dayana gli avrebbe detto che doveva sottoporsi ad altri test ai capelli e lì sarebbe arrivato il punto di rottura e lui, sempre tramite Instagram, ha aggiunto: “Tutto quello che voglio dire è: non devi passare la tua questione di doping su di me”.
La difesa di Yastremska, dunque, ha cercato di far passare la teoria di una trasmissione dovuta all’utilizzo da parte del suo allora fidanzato per accentuare la potenza dei suoi spermatozoi. A marzo, di nuovo, lui sembrava disposto a collaborare ma poi, sempre secondo Der Spiegel, si sarebbero persi i contatti. L’ucraina ha da subito detto che aveva ricevuto chiare conferme scientifiche che quella percentuale rilevata nel suo corpo era talmente minima da renderla una contaminazione. Adesso però la sua posizione sembra aggravarsi perché un portavoce dell’ITF ha fatto notare che nel caso vengano constate false informazioni date dall’atleta per influenzare una sentenza a suo carico, questo potrebbe risultare in una manipolazione, che rappresenterebbe un nuovo reato. Nel caso in cui Dayana venga riconosciuta colpevole di entrambi i reati (positività e manipolazione) rischierebbe una pena molto più severa, in una situazione dove i due anni in primo grado sembrano l’opzione più temibile.
Yastremska ha continuato in questi mesi a dichiararsi innocente, escludendo ogni somministrazione di alcun farmaco per migliorare le proprie performance, la federazione ucraina ha dato completo appoggio a lei e alla sua famiglia, aggiungendo anche che non credono alle frasi rilasciate dall’ex fidanzato visto che la storia tra i due è terminata.
Tra le particolarità del mesterolone c’è la capacità di questo farmaco di avere un periodo molto ridotto per essere rilevato. Quando Der Spiegel ha contattato il dottor Hans Geyer, questi ha rivelato che se i campioni di sangue effettuati non sono stati rilevati da ufficiali antidoping o in laboratori prescritti, non possono essere considerati attendibili: “La presenza di mesterolone nel sangue non può provare quando il mesterolone è stato trasmesso nel corpo della persona. C’è la possibilità che possa essere stato aggiunto dopo aver preso il sangue. La prova del passaggio attraverso il corpo sarebbe dunque nel test delle urine dove tracce di mesterolone verrebbero rilevate”. Il problema, a questo punto, è che sarebbe troppo tardi per aggrapparsi a questo essendo passati ormai sei mesi. La sentenza, in arrivo, dovrà dunque tenere conto di queste rivelazioni dell’ex fidanzato: se le riterrà credibili, per Yastremska si aprirebbero le porte di una potenziale manipolazione dei fatti per coprire l’ingestione di una sostanza bannata.
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