Partiamo dal dato più eclatante: per la prima volta Iga Swiatek ha vinto un torneo lasciando un set per strada.
Al Foro Italico la polacca ha avuto il cammino peggiore tra i tre titoli conquistati fin qui: 28 game concessi al Roland Garros 2020 (la cavalcata più esaltante dal 1992), 22 game concessi ad Adelaide 2021 (il numero più basso della stagione WTA) e addirittura 43 a Roma, un set concesso a Barbora Krejcikova e due match point consecutivi salvati alla ceca, tre set point consecutivi cancellati contro Madison Keys, due break recuperati contro Alison Riske.
Come potete capire, un disastro per i suoi standard.
Tornando seri, per quanto possibile, il 6-0 6-0 nella finale contro Karolina Pliskova è stato uno shock. Scorrendo blog, social, forum e commenti la domanda principale era: che cosa è successo?. Era favorita, Iga, per tante ragioni tra cui una maggiore adattabilità alla superficie non solo nei confronti di Karolina, ma verso quasi tutte le giocatrici del circuito femminile. Le potenzialità della polacca sul rosso sembrano sconfinate perché la terra ne esalta la sua intelligenza, la tattica, gli angoli e le traiettorie. E ha tanto margine di crescita.
Vedendo e rivedendo la finale, Pliskova non aveva armi. E non solo perché quel giorno il suo gioco è crollato alla prima difficoltà, che purtroppo riflette anche il periodo delicato che sta affrontando, ma Swiatek è per lei un avversario pessimo perché può comandare con facilità la situazione. Se è al servizio la tiene lontana dalla palla e la fa indietreggiare rispetto alla linea di fondo campo, se è in risposta e Karolina non trova ritmo ed efficacia, è condannata. In tanti momenti sembrava tutto molto facile e si vedeva già prima come Iga avrebbe fatto suo il punto, con margine e senza puntare sistematicamente alle righe colpendo forte.
Se la finale è divenuta a suo modo storica non è solo per il punteggio, che comunque non si era mai verificato prima d’ora in oltre 70 anni di torneo. Swiatek arriverà a Parigi da campionessa in carica e, a non ancora 20 anni, detentrice di due dei tre più importanti titoli sulla terra battuta. Da un lato potrebbe aumentare la pressione di gestire il cammino al Roland Garros da campionessa in carica ma dall’altra potrebbe aiutarla a sopportare meglio la situazione consapevole che già a Roma è emersa in maniera trionfale dopo un inizio non tanto buono.
Adesso diamo spazio ad alcuni dati che abbiamo ricavato:
1 – Per la prima volta da quando si tiene il torneo di Roma (1930) una finale finisce 6-0 6-0. Nel femminile ci sono state 3 finali con un solo game vinto dalla sconfitta: nel 1959 Christine Truman sconfisse Sandra Reynolds 6-0 6-1, nel 1975 Chris Evert sconfisse Martina Navratilova 6-1 6-0, nel 1983 Andrea Temesvari sconfisse Bonnie Gadusek 6-1 6-0. Lo scorso anno la stessa Pliskova ottenne un solo game contro Simona Halep ma si ritirò sul punteggio di 6-0 2-1 per la rumena a causa di un blocco della schiena che le impedì anche di sollevare il trofeo di finalista.
2 – Swiatek in 8 mesi è stata capace di imporsi in due dei tre tornei più importanti sul rosso: Roma e Parigi.
Si apre qui un altro filone narrativo. La finale al Foro Italico è stata la partita numero 67 in carriera per Swiatek nel circuito maggiore. La vittoria Slam alla partita numero 53. I traguardi che stanno arrivando ora non sono accompagnati da una bagaglio di conoscenza e preparazione “completo”. Ancora deve vivere momenti come a Madrid, quando sul 5-5 nel primo set contro Ashleigh Barty si è bloccata al servizio. A Roma, una decina di giorni più tardi, si è trovata in un contesto molto simile nella semifinale contro Cori Gauff: nel primo parziale era sistematicamente indietro nel punteggio all’interno dei suoi game, riemergendo da 15-30 sia sul 4-5 che sul 5-6 contro una giocatrice molto in palla. Tendenzialmente sembra una che apprende molto in fretta, motivo per cui alle volte può essere un bene steccare in questo che è ancora un periodo di stabilizzazione e scoperta del proprio limite.
3 – le finali raggiunte fin qui in 7 tornei sulla terra battuta disputati nel circuito maggiore. Un bilancio vittorie/sconfitte di 25/5, addirittura 15/1 dal Roland Garros 2020. A dimostrazione ulteriore di come sia un habitat naturale per lei, oltre alle finali di Lugano 2019, Roland Garros 2020 e Roma 2021 ci sono gli ottavi di finale del Roland Garros 2019 e Madrid 2021 dove a batterla furono soltanto due campionesse come Simona Halep e Ashleigh Barty).
3 – i set persi sul rosso dal primo turno del Roland Garros 2020. 2 contro Barty nel match di ottavi a Madrid 2021 e 1 contro Krejcikova a Roma 2021. Di contro, ce ne sono 29 vinti (numero dispari perché contro Alison Riske nel primo turno del Foro Italico il match si fermò sul set point per la polacca nel primo set quando la statunitense si fece male al piede).
3 – Iga è la terza giocatrice nel 2021 a vincere un torneo salvando match point. Curiosità: è sempre accaduto in grandi eventi. La prima fu Osaka all’Australian Open quando ne cancellò 2 a Garbine Muguruza, poi Barty a Miami salvò 1 match point contro Kristina Kucova all’esordio. Adesso Swiatek, che agli ottavi era 15-40 sul 6-5 Krejcikova nel secondo set dopo aver perso il primo.
4 – le top-10 battute da Swiatek tra Parigi 2020 e Roma 2021. Non ha mai perso set in queste sfide: 6-1 6-2 contro Simona Halep negli ottavi del Roland Garros, 6-4 6-1 nella finale Slam contro Sofia Kenin; 6-2 7-5 contro Elina Svitolina nei quarti di finale del Foro Italico, 6-0 6-0 contro Karolina Pliskova nella finale. Fin qui ha un record di 4 vittorie e 4 sconfitte quando affronta una top-10, con 4 vittorie e 2 sconfitte sulla terra battuta: il 6-1 6-0 contro Halep a Parigi 2019 (fu anche la prima volta assoluta su un campo centrale di uno Slam, a dimostrazione di come alla lunga possa assimilare bene anche le giornate più dure) e il 7-5 6-4 contro Barty a Madrid 2021.
10 – per la decima volta dal 1971 una finale WTA si chiude con un 6-0 6-0.
13 – i punti che ha lasciato per strada nella finale contro Pliskova. A livello personale è un record, come anche i 17 punti consecutivi vinti col proprio servizio dal primo “15” al 6-0 2-0 15-0. A livello generale, la WTA ha ufficializzato che nei grandi tornei questa è appena la seconda partita con meno punti vinti dalla sconfitta dopo i 12 di Viktoria Kuzmova negli ottavi di finale di Madrid 2019 contro Halep (anche lì la rumena si impose 6-0 6-0). 13 sono anche i punti che Steffi Graf perse nella finale del Roland Garros 1988 contro Natasha Zvereva, anche lì match concluso con un doppio 6-0.
Sempre parlando di prestazione personale, Swiatek a inizio anno aveva toccato vette altissime col proprio servizio tra la finale di Adelaide e il primo match giocato a Dubai. In Australia, contro Belinda Bencic, vinse 20 punti su 22 quando ha messo in campo la prima (91%). Negli Emirati fece addirittura meglio, con 21 punti su 22 con la prima palla in campo (95%). A Roma ha ripetuto la performance con 14 punti su 15 e una percentuale del 93%. Avendo perso solo 2 punti con la seconda, l’11 su 13 (85%) è invece un picco personale superando il 75% (12/16) maturato contro Bencic.
13 – gli anni passati dall’ingresso in top-10 di Agnieszka Radwanska, avvenuto il 7 luglio del 2008 al numero 10. Swiatek è la seconda tennista polacca da quando il ranking WTA è stato creato a raggiungere questo traguardo, esordendo al numero 9. “Aga” nel luglio 2008 aveva 19 anni e 123 giorni, Iga ci è riuscita a 19 anni e 351 giorni. L’ultima apparizione di Radwanska in questo gruppo d’élite risale al 26 agosto del 2017.
13 – nelle ultime 16 partite giocate sulla terra battuta Swiatek ha affrontato 14 giocatrici con almeno un quarto di finale Slam all’attivo. Dal primo turno di Parigi alla finale di Roma ci sono stati 16 nomi diversi e le uniche a non aver ancora ottenuto un posto tra le migliori 8 di uno Slam sono: Krejcikova e Gauff, entrambe fermatesi al massimo al quarto turno; oltre a loro, Su Wei Hsieh non aveva ancora raggiunto i quarti di finale quando le due si sono trovate contro al secondo turno del Roland Garros.
22 – i grandi tornei vinti dalla “generazione Osaka”, da quando la giapponese si impose allo US Open 2018. Su un totale di 31 grandi eventi (considerati anche i vecchi “Premier 5” e l’Elite Trophy di Zhuhai) vuol dire un 70% di trofei vinti da chi ha al massimo 24 anni (Barty poteva essere la prima a imporsi a 25 anni ma ha perso la finale di Madrid). Nel dettaglio sono così suddivisi:
5 – Osaka: 4 Slam (2 Australian Open, 2 US Open), 1 1000/Premier Mandatory (Pechino)
5 – Barty: 1 Slam (Roland Garros), 2 1000/Premier Mandatory (2 Miami), 1 WTA Finals (Shenzhen), 1 Elite Trophy (Zhuhai)
5 – Sabalenka: 1 1000/Premier Mandatory (Madrid) 3 1000/Premier 5 (2 Wuhan, Doha), 1 Elite Trophy (Zhuhai)
3 – Andreescu: 1 Slam (US Open), 1 1000/Premier Mandatory (Indian Wells), 1 1000/Premier 5 (Toronto)
2 – Swiatek: 1 Slam (Roland Garros), 1 1000/Premier 5 (Roma)
1 – Kenin: 1 Slam (Australian Open)
1 – Bencic: 1 1000/Premier 5 (Dubai)
A livello di Slam soltanto l’edizione di Wimbledon 2019 non è stata vinta da giocatrici di questa gruppo, quando Halep si impose in finale contro Serena Williams. Nei 1000/Premier Mandatory siamo a 3 finali consecutive dove questi nomi ritornano. A Pechino 2019 Osaka si impose contro Barty, a Miami 2021 Barty si impose contro Andreescu e a Madrid una settimana fa Sabalenka ebbe la meglio ancora su Barty.
23 – il ranking medio delle avversarie sconfitte a Roma, tutte dentro la top-40. È il valore più basso tra i tre titoli ottenuti in carriera, nettamente inferiore al 65 di Adelaide e al 78 del Roland Garros. Il dato parigino fa abbastanza impressione, influenzato però da tre giocatrici oltre la top-100 affrontate lungo il cammino (Eugenie Bouchard al terzo turno, Martina Trevisan ai quarti e Nadia Podoroska in semifinale) che vengono a loro volta bilanciate da tre vittorie di spessore contro la finalista di Parigi 2019 Marketa Vondrousova al primo turno, contro Halep prima favorita del seeding agli ottavi e contro Kenin in finale.
24 – i main draw disputati nel circuito maggiore da Swiatek, con “appena” 46 vittorie e 21 sconfitte. Considerando che questo è il suo terzo anno, sulla carta, ci si accorge come abbia giocato pochissimo. Non è un caso straordinario (letteralmente “fuori dall’ordinario”) perché per esempio in top-10 ora c’è anche Andreescu che ha giocato forse ancor meno dai suoi primi exploit nel 2019, ma mostra come il discorso dell’esperienza ancora non possa avere un gran peso specifico in alcuni contesti.
Nel 2019 aveva conquistato il primo main draw all’Australian Open e fino a giugno era soggetta alla AER (la regola della WTA che impone alle minorenni una limitazione al numero di eventi a cui prender parte). Dopo lo US Open si è fatta male al piede e ha dovuto fermarsi quattro mesi. Il rientro nel 2020 è durato un paio di mesi prima che subentrasse la pandemia. Quattro mesi di pausa, due mesi di tornei, e altri quattro mesi di pausa prima del rientro in campo a febbraio 2021. Considerando quanto poco tempo abbia realmente avuto (quel 46/21 può essere il dato di una giocatrice di buon valore ottenuto però in un anno) per prendere conoscenza del mondo attorno a lei, è ancora più impressionante vedere il percorso di maturazione e i risultati.
Già prima di quel torneo a Parigi, su sei tabelloni Slam disputati aveva 2 ottavi di finale, 1 terzo turno e 2 secondi turni. L’unica sconfitta all’esordio a Wimbledon 2019 contro Anett Kontaveit. E post-Roland Garros è di nuovo arrivata agli ottavi di finale in Australia.
IL CONFRONTO COL SUO IDOLO
Senza entrare nel merito dei due percorsi, l’ultimo discorso che vogliamo affrontare è quando Swiatek ha messo in bacheca i primi titoli importanti sul rosso rispetto al giocatore che più di tutti ammira: Rafael Nadal. Ha sempre detto che da piccola non aveva un vero preferito perché voleva tenere la testa libera dal tennis, poi però quando sono cominciati i tornei e il livello saliva lei ha trovato un grande feeling con la terra battuta ed è stato naturale a quel punto avere in Nadal il punto di riferimento principale.
Quando lo scorso anno a Parigi scese in campo alle 9 di sera contro Trevisan, a fine gara chiese nell’intervista a bordo campo se Nadal fosse ancora in programma dopo di lei o se a causa della lunga giornata fossero stati costretti a spostarlo. A risposta positiva, sorrisone e pollici alzati in segno di vittoria. Anche domenica, al Foro Italico, è andata nello studio di Tennis Channel per una chiacchierata/intervista dopo la finale vinta e alla fine Iga ha detto che voleva andare sugli spalti per vedere la finale maschile, vinta proprio da Nadal.
ROMA
Swiatek: il primo titolo a 19 anni e 350 giorni
Nadal: il primo titolo a 18 anni e 336 giorni
ROLAND GARROS
Swiatek: il primo titolo a 19 anni e 133 giorni
Nadal: il primo titolo a 19 anni e 3 giorni
Il fatto che siano vicini anche come compleanno (31 maggio lei, 3 giugno lui) aiuta forse a rendere il tutto ancor più comparabile, a livello numerico. Se poi volete considerare che Swiatek e Nadal hanno vinto le ultime edizioni di Parigi e Roma, capite come si trattasse di un destino già scritto. Sarà forse impossibile emulare i 23 titoli (a ora) tra Italia e Francia, ma questo poco importa.
Dopo aver avuto una maestosa rappresentante in Agnieszka Radwanska, che però faticava tanto sul rosso fino ad arrivare a saltare volontariamente Roma per risparmiare energie tra Madrid e Parigi, la Polonia si gode chi invece interpreta la terra battuta come pochissime altre fin qui. Adesso volerà al Roland Garros, e ci sarà un nuovo step importante nella sua difesa del titolo. È un territorio nuovo, a livello mentale, e sarà un’altra occasione per vedere come reagirà alle situazioni.
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