[5] A. Zverev b. [8] M. Berrettini 6-7(8) 6-4 6-3
Inutile dire che non ci avevamo sperato forse addirittura creduto dopo che Zverev aveva sparacchiato una seconda assurda sull’8 pari del tiebreak regalando con un doppio fallo un tiebreak prima straperso e poi recuperato. Avanti di un set, dopo un’ora tatticamente perfetta, la speranza era che Zverev mollasse un po’ dopo le fatiche – mentali più che fisiche – di quarti e semifinale contro Nadal e Thiem. Il tedesco invece è diventato impermeabile alle vicende della partita, si è limitato a scuotere un po’ la testa e ha ricominciato come se niente fosse, cercando un varco nel gioco di un Berrettini straordinario, che ha fatto la partita attaccando e variando. Il problema era che il romano era costretto a giocare con margini di rischio elevatissimi e non di rado finiva fuori giri. Il saldo però è stato a lungo positivo, tant’è che Berrettini si è trovato avanti di un break nel primo set e poi addirittura 5-0 nel tiebreak. Ma rischiando rischiando non è pensabile che vada sempre bene, come il recupero nel tiebreak mostrava. A volte Berrettini sbagliava di metri un dritto in accelerazione e si esponeva anche a brutte figure come una terribile palla corta sul 5-1 del tiebreak. Ma appunto sembrava il dazio da pagare al modo con cui il clan di Berrettini aveva impostato la partita, cioè spingendo sempre ed evitando il più possibile di subire il gioco di Zverev. Zverev però in difesa è stato bravissimo per tutto il match, non disdegnando la remata da fondo campo, ed è stato molto bravo anche a non abbattersi quando le bordate di Berrettini diventavano irraggiungibili. Con pazienza e costanza, e con la fiducia che gli arrivava dai prestigiosi successi dei giorni precedenti, Zverev alla fine del secondo set approfittava del primo doppio fallo di Berrettini per pareggiare il conto dei set.
A maggior gloria di Berrettini, nel terzo set era lui ad avere la possibilità di mettere il naso avanti, ma la palla break del quarto game, annullata benissimo da Zverev con un dritto in contropiede, era il viatico di un game molto brutto di Berrettini, chiuso da un dritto in corridoio che dava il break decisivo al tedesco. L’esultanza era quella di chi sapeva di aver vinto, e in effetti Berrettini era bravo ad annullare un match point sul 3-5 ma non riusciva più ad avvicinarsi al ventiquattrenne di Amburgo che conquistava il suo quarto Masters 100, il secondo a Madrid, grazie ad un rovescio troppo largo del suo avversario sul secondo match point.
I due si spostano adesso a Roma, anche se difficilmente le loro strade si incrocieranno. Resta lo splendido torneo di Berrettini, che paradossalmente ha fugato i dubbi sui suoi meriti proprio il giorno in cui ha perso, perché la finale di un Masters 1000 è un gran risultato ma una cosa è trovare Zverev un’altra trovare Fognini, Delbonis, Garin e Ruud. Perdere così è un onore.
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