È il ritorno in campo di Roger Federer dopo la brutta sconfitta subita da Basilashvili a metà Marzo, è il primo approccio sulla terra rossa dalla semifinale di Parigi del 2019, contro l’arcirivale Nadal. Ed è nuovamente una disfatta per un Federer per forza di cose non rodato, poco abituato allo scenario agonistico e con la necessità di accumulare minutaggio e situazioni, anche se probabilmente nemmeno lui avrebbe pensato di giocare, e perdere, un primo set così disastroso da Andujar nel match inaugurale di Ginevra. Roger sbaglia tanto col rovescio, tantissimo col dritto che spesso e volentieri imbocca la tangenziale e non è per nulla incisivo, in battuta e in risposta. Nonostante ciò, riesce comunque a tenere i propri turni senza particolari patemi, fino al decimo gioco, quando già sotto 4-5, subisce il break che gli costa il parziale.
Salvifico per l’elvetico l’aver trovato subito il break in apertura di secondo, agevolandosi molto un percorso che altrimenti sarebbe stato più tortuoso e insidioso, anche a livello psicologico. Invece nel terzo game riesce a breakkare, dopo aver portato Andujar ai vantaggi, e anche l’andamento generale sembra essere comunque migliorato: il servizio gli dà una mano, la prima entra sensibilmente più spesso, Roger tiene meglio il campo e difatti senza alcun problema è in grado di consolidare il vantaggio ottenuto e condurlo in porto, pareggiando il conto dei set.
Federer ha innegabilmente alzato l’intensità e prosegue su questa scia. D’altro canto lo spagnolo subisce questa variazione di spessore – non chissà quanto emblematica, ma chiaramente sufficiente a scardinare lo status quo dell’incontro per come era iniziato – e fatica a stargli dietro. Tanto che, sempre nel terzo gioco, si vede costretto ad annullare svariati break point, salvo poi mollare la presa e cedere la battuta sul miglior punto fatto da Roger, una piccola perla con quel dritto, in recupero, che tanto era mancato. Avendo dalla sua le redini della partita, il pluricampione Slam è anche più sereno, si permette il lusso di spingere maggiormente, gioca dei turni di servizio immacolati nei quali mai Andujar ha chance di rientrare e può solo stare lì, continuare a fare il suo e sperare che dall’altra parte si creino occasioni propizie. Occasione che arriva – e ribalta, di netto e inaspettatamente, tutto – nell’ottavo gioco e ribalta di netto, interpretato un po’ alla Federer del primo set, e difatti gli esiti sono i medesimi: controbreak e nuovo equilibrio. L’elvetico, poi sotto 4-5, perde completamente la misura dei propri colpi, concedendo due match point che risolve prendendosi non pochi rischi, prima col dritto poi col rovescio, ma è poi proprio il dritto, l’ennesimo, sparacchiato largo a condannarlo al terzo match point che stavolta gli è fatale e permette allo spagnolo di far fuori l’idolo di casa. È evidentemente un Federer difficile da analizzare, anche per via delle poche uscite, che vive di vari momenti nel corso dello stesso incontro e spesso quelli negativi prendono il sopravvento. Sicuramente nessuno, nemmeno lui, si aspettava chissà quali prestazioni, però resta l’amaro in bocca per una sfida che poteva portare tranquillamente a casa, avanzando nel torneo e traendo beneficio da ulteriori sensazioni, che invece restano quelle incompiute che hanno caratterizzato in toto lo svizzero di oggi.
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