[1] A. Barty b. [5] A. Sabalenka 3-6 6-0 6-3
Ashleigh Barty completa, in singolare, una settimana a Stoccarda di grande spessore. Non aveva mai vinto nel 2021 una partita rientrando da un set di ritardo, nel WTA 500 tedesco c’è riuscita per tre volte dai quarti di finale in poi. È la prima numero 1 al mondo in carica a trionfare nel regno della Porsche da Justine Henin nel 2007, e dovesse tra poco trionfare anche il doppio diventerebbe la prima giocatrice da Lindsay Davenport nel 2001 a riuscire nella doppietta.
L’australiana si è presa il terzo titolo del 2021 rimontando dopo Karolina Pliskova e Petra Kvitova anche Aryna Sabalenka, ottima nella partenza e purtroppo franata da metà del secondo set anche a causa di un problema muscolare alla coscia destra. Nel terzo parziale ha fatto un po’ quello che poteva, superandosi anche in alcuni momenti, per rimanere aggrappata al punteggio ma alla fine Barty si è liberata dell’ultimo tentativo di attacco al suo servizio e ha chiuso in scioltezza.
Un match particolare, con uno score abbastanza squilibrato: 3-6 6-0 6-3 in favore della numero 1 del seeding, che ha ottenuto così la decima vittoria consecutiva contro una top-10 e aumentato ancora il proprio vantaggio sul resto delle colleghe con oltre 9500 punti nel ranking, punteggio che non si aveva dai tempi di Victoria Azarenka nel 2012. Quando aveva perso un brutto match in Australia, nel suo Slam, in molti ne mettevano in discussione il numero 1 anche a causa dell’anno in cui non ha potuto muoversi a causa del covid. Però da allora ha rivinto a Miami, che non varrà uno Slam ma è pur sempre uno dei principali quattro eventi in campo WTA, e adesso si è presa Stoccarda, punto cruciale della stagione per quanto la Porsche sia a stretto contatto con l’organizzazione tanto da dare il naming sponsor alla Race che delinea le otto qualificate alle Finals di fine anno.
Barty, vincendo qui, scavalca Naomi Osaka proprio nella Race ed è in ottima posizione da adesso in avanti. Questa era la partenza migliore per lei in vista del Roland Garros, e da lì in poi avrà solo torneo su superfici che la esaltano ancor di più. E quando il tennis non ci arriva, a molto ci pensa la sua testa. È qualcosa che sta emergendo torneo dopo torneo. Forse non parte nella maniera migliore? Eccola ingranare subito a inizio del secondo parziale. Oggi Sabalenka è stata premiata nel primo set da tanto coraggio e aggressività. Aveva qualche doppio fallo di troppo, ma l’atteggiamento era molto simile a quello messo in campo contro Simona Halep e sul 4-3 si prendeva il break, l’unico del parziale, che spezzava l’equilbrio dopo aver salvato molto bene a sua volta tre palle break.
Nel secondo parziale però la musica è cambiata. Sull’1-0 Barty Sabalenka è andata per la prima volta fuori giri col dritto e dopo ottimi servizi per risalire da 15-40 ha perso la battuta con due nuovi gratuiti dopo il servizio. L’australiana ha accelerato, e sul 3-0 la bielorussa ha cominciato a esagerare. Forse per la fretta di sentirsi sempre più distante, forse perché cominciava ad avere fastidio alla gamba destra. Il set è finito 6-0 e al cambio campo, in un’occasione anche abbastanza rara, Sabalenka ha chiamato la fisioterapista e assieme sono uscite dal campo per un medical time out.
Aryna non ha mai chiesto in carriera un intervento per qualche problema fisico. Non si è mai ritirata fin qui, ne ha mai dato walkover. È rientrata in campo con una fasciatura alla coscia e anche per testare la propria condizione Barty l’ha subito fatta correre da quel lato. Si muoveva non bene, un po’ pesante e lenta. Non manifestava vero dolore, non zoppicava, ma aveva difficoltà e qualcosa non stava più funzionando, ormai da diversi minuti. Dopo nove game persi consecutivamente si è trovata al cambio campo sotto 0-6 0-3 e picchiando la mano fortemente sulla coscia. Di pura rabbia ha giocato il quarto game, cominciando con un ace esterno di seconda a quasi 160 chilometri orari. Si è sbloccata e Barty sul 3-1 ha avuto qualche esitazione: la prima di servizio la stava abbandonando e col dritto non era più impeccabile da mandare fuori posizione l’avversaria.
Sabalenka ha potuto entrare dentro al campo e rimettere sotto pressione l’australiana, che capitolava e la riportava vicina. Sul 3-2 però Barty ha ricominciato a comandare la diagonale di dritto: era in quel momento la vera chiave del match. Più Barty la spostava sulla destra, più aumentavano (di tanto) le possibilità di chiudere il punto. È andata 4-2 e qui ha vinto il game più importante con sette parità e salvando tre palle del nuovo controbreak servendo sempre in maniera impeccabile, togliendo velocità e pensando soprattutto al piazzamento: al centro era sempre all’incrocio delle righe, andando verso l’esterno c’era soprattutto kick. Sabalenka doveva allungarsi, prendersi più rischi. Ha dato tutto, riusciva alle volte a rispondere bene anche col fastidio che aveva, in un caso Barty ha voluto giocare troppo al gatto col topo, ma alla fine ha vinto il braccio di ferro e sul 5-3 si è presa il titolo.
È quasi assurdo pensare che lei e il suo coach, Craig Tyzzer, siano in giro per il mondo da metà marzo e non abbiano possibilità alcuna di rientrare a casa prima di ottobre/novembre a causa del covid. Sono loro due, da soli. Niente fisioterapista, niente amico o parente o nulla. Chiamati a mesi duri, di grande impegno e dalle altissime aspettative. Non sarà facile, ma con già due titoli da quando hanno salutato casa si può guardare avanti con buon ottimismo.
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