In alto i cuori, o almeno siate soddisfatti, il tennis dopo poco meno di 16 anni festeggia un numero 2 che non si chiama né Roger, né Rafa, né Nole e nemmeno Andy. Era il 24 luglio del 2005 quando Lleyton Hewitt, dietro naturalmente a Roger Federer, lasciò la piazza d’onore per far posto ad un diciannovenne spagnolo che aveva appena vinto il Roland Garros, giocato mael su erba e poi, tornato sulla terra vinto a Bastad e Stoccarda, racimolando i punti per portarsi appunto al numero 2. I primi due saranno presto raggiunti da Djokovic e Murray e da allora si è dovuto attendere questo sgraziato venticinquenne moscovita, dall’animo irascibile e dalla polemica facile, per avere qualcuno che non si accontenta dell’exploit sul singolo slam, figlio di eventi fortuiti e di settimane di grazia. Medvedev ha vinto un torneo non particolarmente complicato, se è vero che il solo Herbert è riuscito a strapapre un set al russo, al termine di una settimana in cui tutto è andato per il verso giusto e di una partita giocata come meglio non potrebbe. Ma pur sempre del numero 93 del mondo si parla, e la splendida prova al servizio ci ha regalato una partita più equilibrata del previsto ma mai in discussione.
Medvedev non ha giocato con tanta attenzione ed è incappato in un tiebreak giocato con la solita impazienza, soprattutto quando Herbert sotto 2-4, ha semplicemente messo dall’altra parte del campo le accelerazioni del russo. Medvedev si è intestardito a tirare sempre più forte sparacchiando male un paio di dritti e poi ci si è messo anche il francese a servire splendidamente una seconda nell’ultimo millimetro di linea. Sul 4-5 Medvedev non ha messo la prima ma soprattutto il decimo punto è stato giocato benissimo da Herbert che con soavità ha giocato delle palle lente e tagliate che gli hanno concesso di guadagnare passi dentro al campo con Medvedev a correre da una parte all’altra, inutilmente.
Herbert ha continuato a servire in un modo fantastico anche nel terzo set, non concedendo mai niente a Medvedev e tenendo le percentuali di prima oltre l’80%. Purtroppo per lui si giocava poco anche sul serviziod el russo e l’idea di giocarsi tutto al tiebreak decisivo naufragava nel decimo game, quando il francese improvvisamente non riusciva a liberarsi della tensione e tornava il numero 93 del mondo. Herbert iniziava sbagliando una facile volée di rovescio e dopo l’ace centrale che lo portava sul 15 pari ne sbagliava un’altra di dritto, non controllava una buona risposta sui piedi e infine completava il disastro sul match point, arrivando in ritardo su una risposta lenta di Medvedev e giocando molto male il rovescio in rimbalzo.
Undicesimo titolo per Medvedev che ha vinto sette delle ultime nove finali giocate. Purtroppo per lui, e non casualmente, le due perse sono quelle di New York e di Melbourne, altrimenti staremmo a festeggiare il numero 1, non il 2
Finale
[1] D. Medvedev b P.H. Herbert 6-4 6-7(4) 6-4
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