Il 2021 di Naomi Osaka è ufficialmente cominciato.
La giapponese, ferma dalla finale dello US Open, è scesa in campo a Melbourne per aprire la sua campagna australiana dopo la breve apparizione nell’esibizione di Adelaide e i presupposti sembrano abbastanza promettenti.
Nel 6-2 6-2 contro Alize Cornet si è vista la ruggine che si portava dietro dalla lunga inattività, ma la sua innata capacità di trovare la massima prestazione nel momento del bisogno l’ha portata a non perdere mai la battuta malgrado in cinque occasioni sia stata indietro 0-15 o 0-30 al servizio e per quattro volte si sia dovuta arrampicare ai vantaggi. Una sola palla break concessa, buoni movimenti e qualità nel colpire con entrambi i fondamentali che probabilmente avere queste varie ancore di sicurezza l’hanno anche aiutata nel mostrare sempre un atteggiamento da chi aveva pieno controllo malgrado qualche sbavatura e un’attenzione non sempre eccezionale.
Al prossimo turno non avrà Cori Gauff, bensì Katie Boulter. La statunitense già ieri contro Jil Teichmann aveva rischiato parecchio, oggi è crollata malgrado il set e break di vantaggio, fallendo la possibilità di chiudere il match sul 6-3 5-4 e spegnendosi via via nel terzo set fino al 3-6 7-5 6-2 conclusivo. Quella che sembrava una prestazione di routine, contro un’avversaria che ancora non aveva avuto acuti dal rientro dopo il brutto infortunio alla schiena del 2019, è divenuto un mezzo incubo: un solo punto vinto nei tre game finali del secondo parziale, con vari errori e segnali di tensione. Nel terzo la britannica ha poi preso vantaggio sul 3-2 e Gauff non è riuscita nemmeno a metterle pressione per servire per il match perché sul 5-2 ha buttato malamente un nuovo turno di battuta con tre doppi falli.
SABALENKA SI FERMA A 15
È arrivata, con una sorpresa invece alquanto relativa, la fine della serie vincente di Aryna Sabalenka. La bielorussa ha fermato la propria corsa a 15 successi consecutivi, e chi poteva essere la protagonista guastafeste se non Kaia Kanepi? Siamo in fase-Slam, siamo sul veloce, e l’estone come al solito rispunta dalla nebbia carica a molla per distruggere le speranze di qualche testa di serie di alto livello. È un trend ripresentatosi ormai molte volte in carriera, tra momenti in cui non è riuscita a raccogliere quanto prodotto e altri invece dove ha trascinato per il campo ottime giocatrici come Simona Halep, che ancora oggi ricorda nitidamente la serie che l’ha vista aprire lo US Open 2018 contro l’estone perdendo malamente e poi all’Australian Open 2019 quando riuscì a riprendersi solo nel finire del secondo set per ribaltare la partita.
Kaia è così contro le migliori, poi magari inciampa molto spesso nei livelli inferiori, si blocca per diversi problemi fisici, fatica a riproporre certe prestazioni. Però ha da sempre questa aura di mina vagante, e oggi il 6-1 2-6 6-1 contro la numero 4 del seeding è l’ennesima riprova. Partita altalenante, come il punteggio mette ben in chiaro, ma dove l’estone ha meritato nel gioco di pura potenza che entrambe hanno messo in campo. Sabalenka è durata poco, un po’ spenta in avvio e poi incapace a inizio del terzo di contenere un’avversaria capace di riprendere il controllo del campo. L’estone è salita sul 5-0, tanti vincenti, molta freddezza, e poi nel settimo game ha visto i primi cinque match point sfilare via nel momento in cui l’avversaria giocava senza pensieri. Al sesto, però, un ottimo servizio ha finalmente risolto la pratica. Per Sabalenka, al di là del duro ko, la situazione potrebbe giocarle un piccolo favore: la sconfitta prima o poi doveva arrivare, e per lei che da anni cerca un piazzamento almeno ai quarti di finale di uno Slam questa serie di 15 successi e tre titoli la stava portando con tanta pressione verso la prossima settimana. Adesso ci sarà modo di riorganizzarsi, cercando di lasciare questo come caso isolato.
SWIATEK SI SBLOCCA, MA I LAVORI SARANNO IMPORTANTI
Iga Swiatek vince la prima partita del 2021, la prima da campionessa Slam, e lo fa dopo quattro mesi dall’ultima volta in campo, proprio a Parigi. La polacca, guardando per lei il lato positivo, ha battuto 2-6 6-2 6-1 la grande amica Kaja Juvan mostrando picchi non più alti di un 50% del proprio potenziale e non è stata vittima del panico che a tratti sembrava dietro l’angolo, ma oggi la sua prestazione è soddisfacente fino a un certo punto.
Per diversi fattori questo non era un esordio facile. La lunga attesa, la off season così diversa, le proprie aspettative e un’avversaria che conosce benissimo, con cui ha condiviso camere di hotel, la medaglia d’oro in doppio, ai giochi olimpici della gioventù nel 2018, con cui il rapporto si slega dal tennis e allaccia tanti campi tra filosofia, musica, serie tv e romanzi… “Siamo così amiche perché entrambe abbiamo gusti molto strani” diceva Juvan nel 2019 durante un’intervista alla WTA nelle qualificazioni di Wimbledon, e Swiatek le rispondeva “non sono così strana io!” con la slovena a ribattere “ma se hai una fissa per i re e le regine del quattordicesimo secolo!”.
Mentalmente Swiatek viveva il contrappasso tra un momento d’oro dove tutto quello che tocca è perfetto (Parigi) e giornate dove il braccio non corre, lo spirito è giù, e più passavano i game più si stava trascinando nella fossa (sportiva). Non faceva male coi colpi da fondo, mentre Juvan spingeva molto bene soprattutto in lungolinea, direzione con cui prendeva il break del 4-2 e poi con qualche bel dritto si prendeva il netto 6-2. Nel finale di set il gioco di Swiatek era forse nella sua espressione peggiore, continuando negli stenti a inizio del secondo set, ma dal 2-1 per la slovena il match è a poco a poco cambiato. Non c’è stata un’evoluzione netta, ma di testa Iga ha cominciato a crescere, sbloccarsi, complice anche qualche dritto che diventava più pesante, qualche rovescio in più nella costruzione del punto. Stava sprecando ancora, sul 2-2, ma è riuscita a rimanere nel game e a strappare per la prima volta la battuta alla slovena.
Juvan si è disunita, probabilmente la differenza che ancora c’è tra lei e le altre ragazze del 2000 un po’ più avanti nel ranking. Le manca poco, il gioco c’è e l’atteggiamento non è male, ma in quello scalino psicologico ci passa quasi tutto. In quel frangente Iga ha vinto quattro game dove la sua avversaria ha avuto chance per chiudere e non c’è riuscita. Dopo il 6-2, la polacca ha preso il break a inizio del secondo parziale recuperando da 0-40 sul 2-1 complice anche due brutti errori di un’avversaria che da lì è uscita dalla partita fino al 6-1 conclusivo.
C’è strada da fare, ma non è neanche corretto ora addossare ogni ragione all’idea di un calo post Slam. Ci sarà un momento per lei di adattamento a tante situazioni nuove, e il test odierno non era affatto scontato. Domani avrà di fronte Ekaterina Alexandrova, avversaria scomoda su questi campi perché gioca colpi molto piatti e un campo apparentemente piuttosto veloce come sembra a Melbourne può sicuramente aiutarla.
Risultati
[16] L. Siegemund b. [WC] D. Aiava 6-2 6-2
[6] I. Swiatek b. K. Juvan 2-6 6-2 6-1
K. Kanepi b. [4] A. Sabalenka 6-1 2-6 6-1
D. Kasatkina b. [15] P. Hercog 6-4 6-4
[7] E. Mertens b. M. Hibi 6-2 6-2
[12] C. Garcia b. T. Babos 6-4 6-4
[5] J. Konta b. B. Pera 6-3 6-2
I. C. Begu b. A. Sasnovich 5-7 6-4 6-4
K. Boulter b. [14] C. Gauff 3-6 7-5 6-2
[2] N. Osaka b. A. Cornet 6-2 6-2
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