Australian Open

Sinner, la stanchezza e un programma assurdo: ne valeva la pena?

E’ finita come tutti sapevamo che sarebbe finita, con Jannik Sinner sfinito dopo aver giocato 4 partite in tre giorni e con uno Shapovalov molto più fresco che senza aver fatto assolutamente nulla di eccezionale si ritrova al secondo turno dell’Australian Open.

L’altoatesino se ne torna invece a casa, con un torneo Atp 250 in più in saccoccia ma con un’eliminazione al primo turno di un torneo del grande Slam.

Sinner fresco con ogni probabilità non avrebbe mai perso da questo Shapovalov (sottolineo: questo), che sul serio non ha fatto niente di eccezionale per avere la meglio sull’azzurro.

Il canadese è questo da ormai troppo tempo: capace di colpi spettacolari qui e lì ma discontinuo e certamente non è uno solido. Ovviamente parliamo di un livello altissimo, al quale certamente Sinner poteva e può aspirare. Se solo fosse stato fresco. 

L’ESEMPIO WTA

Colpa della programmazione dunque? La Wta, nei tornei precedenti, ha anche pensato ad accorciare le partite togliendo di fatto il terzo set,  per evitare maratone tipo le 3 ore di Sinner al sabato contro khachanov. 

Oggi doveva giocare Muguruza, che invece ha potuto beneficiare di un giorno di riposo, poi anche Ann Li (che ieri ha giocato) è stata spostata a domani, infine Badosa-Samsonova spostata a domani, qui per due ragioni: Badosa chiusa in camera fino al 3/4 febbraio perché positiva, in più la vincente di Badosa-Samsonova va contro la vincente della partita di Muguruza, dunque è stato ancor più semplice spostare entrambe.

Dunque, se qualcosa si poteva fare, non è stata fatta. E se Sinner ha almeno potuto giocare di sera, a Travaglia nemmeno questo è stato concesso.

MEGLIO UN 250 O ANDARE AVANTI IN UNO SLAM?

Al netto di un’organizzazione ridicola che ha imposto a Jannik di giocare così tante partite consecutivamente (e ci sarebbe tanto da dire su questo, e anche su come sia stato condotto il tennis in generale durante la pandemia a dirla tutta), ma la domanda è: ne è valsa la pena?

E’ più importante vincere a nemmeno 20 anni il secondo titolo Atp oppure far bene in uno slam, che molto difficilmente avresti potuto vincere ma dove potevi andare avanti? 

Qualcuno dice che a quell’età è inutile fare calcoli e che gli obiettivi sono altri. Magari tra qualche anno.

Giusto? Può darsi, ma siccome non si tratta di un normale 19enne, chissà. A volte bruciare le tappe (ancor di più) potrebbe essere non un’idea malvagia. Anche sotto questo punto di vista.

Luigi Ansaloni

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