[3] N. Osaka b. [22] J. Brady 6-4 6-3
Naomi Osaka cala il poker di Slam. Dopo la doppietta US Open 2018/Australian Open 2019 ha completato anche quella 2020/2021 diventando anche l’unica tennista nell’Era Open a vincere le prime quattro finali Slam disputate assieme a Monica Seles, che addirittura fece filotto nelle prime sei. Un trionfo arrivato dopo aver salvato due match point negli ottavi contro Garbine Muguruza e preso, oggi, con un primo set tenace contro Jennifer Brady, arresasi poi nel secondo parziale al 6-4 6-3 conclusivo.
Un trionfo meritato lungo tutto il corso di due settimane, ma possiamo dire di tutta la fase di ripresa del tennis sul cemento, in cui Osaka si è mostrata la migliore giocatrice di tutte. La ventunesima vittoria consecutiva è giunta con un cammino definito da subito come uno dei più duri da diverso tempo a questa parte e dove ne è uscita spesso con punteggi e prestazioni dominanti. Oggi doveva completare il cammino con di fronte a sé un’avversaria che ha fatto benissimo, ma che si è trovata vittima, in alcuni frangenti del primo set di dover condurre il punto e rischiare qualcosa di più.
Brady ha avvertito la tensione prima nei game iniziali dell’incontro e poi nel momento peggiore, quando sul 4-5 nel primo set è scivolata da 40-15 a 40-40. Se funzionava ben poco del suo gioco a inizio partita, una bella reazione nel quinto game le permetteva di tornare in parità coi turni di battuta strappando il break un po’ dal nulla a una Osaka che stava lottando troppo col servizio e metteva delle seconde palle che viaggiavano abbastanza piano, tra 117 e 126 chilometri orari e pur con un po’ di kick non avevano grande efficacia. Il rovescio lungolinea che ha mancato per il 4-1 l’ha pagato con un doppio fallo e una pallata centrare di Brady per il 3-2. Da lì Jennifer ha cercato di farsi largo proprio con quel tipo di tattica, ma soprattutto facendosi sentire ed entrando nella partita sia nel carattere che nel gioco.
Sul 3-3 la giapponese pur di tenere la prima in campo e non rischiare altre seconde ha calato di 20 chilometri orari la velocità di palla, cercando soprattutto piazzamenti, ma col servizio che si trova non ha avuto poi particolari problemi a tenersi avanti mentre sul 4-4 ha dovuto recuperare da 0-30 in un game dove la statunitense è passata dal disastro all’esaltazione e poi di nuovo al rimpianto: sul terzo punto ha cercato di spingere di dritto una seconda palla con molto kick ma non veloce, sbagliando in lunghezza. Sul 30-30 ha vinto il punto del match con una risposta molto corta e un lob vincente, prima di mancare una palla break e poi chiudere il game con un altro rimpianto per un dritto messo sotto al nastro sul 40-40 mentre era in comando dello scambio.
Sul 5-4 è incappata in un game che si è complicato quando aveva chance di 5-5 e sulla parità prima un pallonetto difensivo della giapponese finito sulla linea che l’ha mandata fuori posizione e poi, con tanta pressione e poca lucidità, ha messo sotto al nastro un dritto di approccio alla rete quando la sua avversaria aveva steccato la risposta, regalando così il 6-4 Osaka che ha di fatto spianato la strada alla vittoria per la numero 3 del seeding. Brady non si è più ripresa, crollando addirittura sotto 0-4 e ricucendo il distacco per un po’ di reazione personale e un’avversaria meno concentrata. Al servizio sul 4-2 Osaka è riuscita a fermare la mini-rimonta, con qualche punto diretto con la battuta e sul 5-3 è andata subito sul 40-0 chiudendo al primo match point disponibile.
Naomi è la settima tennista a vincere l’Australian Open salvando almeno un match point dopo Monica Seles nel 1991, Jennifer Capriati nel 2001, Serena Williams nel 2003 e nel 2005, Na Li nel 2014, Angelique Kerber nel 2016, Caroline Wozniacki nel 2018. Il 3-5 15-40 contro Garbine Muguruza diventa, di fatto, un nuovo punto di svolta della sua carriera e adesso avrà molto probabilmente le settimane contate prima del ritorno al numero 1 del mondo. Da lunedì sarà numero 2, ma con il ranking che sembra destinato a “scongelarsi” per il torneo di Miami Ashleigh Barty deve ottenere qualcosa come (almeno) 1200 punti in più della giapponese da adesso alla fine del Roland Garros. Con due Slam vinti consecutivamente e 21 vittorie consecutive, però, Osaka aumenta soltanto la considerazione generale che pur in una fase come questa lei perlomeno su cemento sia la migliore. Diverso sarà il discorso sulla terra battuta e sull’erba, dove ha giocato poco e non tanto bene fin qui, ma a questo probabilmente ci arriverà.
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