[2] S. Halep b. A. Tomljanovic 4-6 6-4 7-5
Non possiamo ancora sapere cosa non abbia funzionato in Simona Halep questa sera. Perché chiariamoci: la rumena scesa in campo contro Ajla Tomljanovic è molto distante da un livello medio che la rende più efficace, più incisiva, più precisa, soprattutto non la spinge a un passo dal tracollo contro un’avversaria che non è ancora riuscita in carriera a prendersi un grande momento che tutto sommato sarebbe anche meritato.
L’australiana stasera ha avuto tutto a disposizione, è stata bravissima e anche nelle fasi dove lottava con se stessa riusciva a trovare ottime soluzioni, alternate però a errori netti e che l’hanno costretta poi a fermarsi a un passo dalla linea del traguardo. Una sconfitta che per lei è un nuovo pugno nello stomaco, dopo che pure era riuscita a tenere a freno l’istinto di colpire ogni palla a tutta forza e giocava in maniera abbastanza diligente e soprattutto efficace. Eppure il 4-6 6-4 7-5 l’ha vista uscire sì tra i lunghi applausi della Margaret Court Arena e di Matteo Berrettini, rimasto in tribuna a fare il tifo fino alla fine, ma anche con l’enorme amarezza di aver visto tutto svanire con un braccio divenuto di marmo e la palla che non era più governata come voleva.
C’è stato di tutto tra le due. Un primo set dove Halep era 2-0, poi scivolata indietro 2-4, poi risalita sul 4-4 e infine un game fiume sul 4-5 ha visto la rumena mancare otto chance di 5-5 sbagliando infine un dritto sul terzo set point concesso. Tomljanovic era invece superlativa, fin lì, e il momento continuava anche nel secondo set tra i tentativi di reazione di Halep. Poche colpe, infatti, per l’australiana se poi la sfida è arrivata al terzo, dove ancora una volta si è lanciata subito all’attacco probabilmente intuendo che la sua avversaria non era in una giornata brillante. Il pensiero va anche a quel venerdì pre-Australian Open dove Halep fu travolta 6-2 6-1 contro Ekaterina Alexandrova: sentì una fitta alla schiena, non stava fingendo problemi, è uscita zoppicando un po’ e con un asciugamano stretto attorno alla parte bassa. Probabilmente sta ancora facendo esercizi di riabilitazione, e una partita di questo dispendio (al contrario del comodo esordio) l’ha portata anche a livello muscolare ad avvertire molto più la fatica e il fastidio. Ipotesi, al momento, ma non era brillante negli spostamenti e soprattutto il dritto faceva tanta fatica a correre, tendeva a non avere troppa profondità e spesso era preda delle soluzioni dell’avversaria.
Così anche il terzo set è stato un mezzo incubo. Subito sotto 0-2 è riuscita a risalire, ma sul 3-2 Tomljanovic ha tentato un nuovo allungo arrivando fino al 5-2 e 15-30 in risposta. Qui devono essere cominciati i pensieri, purtroppo per lei, e il meccanismo si è inceppato. Halep è riuscita a tenere la battuta e sul 5-3 riprendeva il break di ritardo grazie anche ai vari aiuti di una Tomljanovic bloccata: prima un dritto lungo di oltre un metro, poi un doppio fallo, poi sempre più tensione addosso e controbreak Halep. Si è arrivati sul 5-5, lì dove Ajla ha provato a interrompere la striscia negativa, riusciva in qualche modo (soprattutto di rovescio) a darsi forza e a tenersi in vita, ma quando era il momento di passare avanti nelle varie fasi in cui erano bloccate sul 40-40 arrivava sempre un errore di insicurezza. Al terzo tentativo la rumena è salita 6-5, tenendo poi il servizio a zero per approdare al terzo turno dello Slam.
Affronterà ora Veronika Kudermetova, cliente tutt’altro che banale visto come ha ben cominciato la sua stagione. Servirà inoltre crescere (e molto) dal livello di stasera perché non può sempre girare così bene. Anche perché adesso non può più avere pause visto il tabellone e chi troverebbe d’ora in avanti.
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