Otto delle prime 10 del seeding sono approdate agli ottavi di finale, sei anche quelle al di fuori di quella soglia perché i nomi rimasti malgrado un range da 14 (Garbine Muguruza) a 28 (Donna Vekic).
Gli Australian Open femminili entrano nella fase più delicata, e la parte bassa da sola vale quasi tutto il torneo. Quattro partite, in campo nella notte tra sabato e domenica, e quattro incontri che sono già fortemente anticipati dalla qualità delle protagoniste attese.
Il fatto divertente, poi, è che se tre partite su quattro vedono sfidarsi Naomi Osaka contro Garbine Muguruza, Serena Williams contro Aryna Sabalenka e Simona Halep contro Iga Swiatek (l’unica con dei precedenti, 1-1) e ci sono in ballo pluricampionesse Slam, una leggenda vivente, un’arrembante bielorussa e una sorprendente polacca, ecco che la quarta sfida tra Su Wei Hsieh e Marketa Vondrousova sembra tutto fuorché dimenticabile. È probabilmente il tassello finale di un orizzonte di valori e qualità che dominano in questo momento nel tennis femminile. È una partita che si prospetta a un ritmo e una velocità enormemente differenti, ma dove precisione e variazioni saranno alcuni dei fattori principali. È come parlare di zenit e nadir, i due punti opposti.
Da Hsieh e il suo tennis così lontano dalla nostra concezione fino a Sabalenka, iper aggressiva e con grande potenza nelle braccia, c’è tutta una linea di congiunzione per cui passano anche le altre in un ordine che sarebbe: Hsieh, dotata di un tennis tutto suo; Vondrousova, molto avvezza alle variazioni ma con la tendenza ad addormentare lo scambio; Halep, instancabile motorino da fondo campo, ottima nel muovere la palla lungo il campo, poco potente ma che compensa con la visione del campo e degli scenari di gioco incartando le grandi colpitrici; Swiatek, giocatrice piuttosto completa nel repertorio, molto solida da fondo, con ottimi spostamenti e colpi che lasciano fermi pur senza enormi rischi; Osaka, giocatrice divenuta negli anni sempre più atletica, abbastanza potente e con colpi che vanno a cercare bene gli angoli; Muguruza, bi-campionessa Slam dotata di momenti in cui sembra invincibile, struttura perfetta ma colpi non sempre efficaci e con più bisogno di costruire se la giornata non è perfetta; Serena Williams, campionessa se ce n’è una, capace ancora adesso di credere a uno Slam dopo tante delusioni e un’età che non sembra più favorirla, eppure sta mostrando una mobilità piuttosto buona rispetto agli anni passati e a qualità di colpi quello non c’è mai stato dubbio anche dopo il rientro dalla maternità; Sabalenka, struttura da combattimento, ha migliorato parecchio negli anni la tenuta atletica e sta avendo ottimi input da colpi che sono per forza ad alto rischio, ma la resa degli ultimi mesi è molto elevata e merita i progressi nella continuità mostrata, ora però deve applicarlo allo Slam.
ARYNA SABALENKA vs SERENA WILLIAMS
Proprio Sabalenka ha il compito più “infame”: come si affronta una Williams che ogni turno che passa sembra acquistare sempre più forza e fiducia che questo Slam possa essere una chance d’oro, se non proprio perché siamo sempre più vicini a fine carriera? Negli ultimi anni la statunitense soffriva tanto la giocatrice regolarista da fondo campo, quella che teneva lo scambio vivo, scambiava tanto, la portava a muoversi parecchio per il campo depotenziandola e facendola faticare, mancando di lucidità e perdendo anche lo spunto col servizio, colpo che più che mai ora la sta aiutando. Sabalenka dovrebbe diventare la miglior versione della sua amica Elise Mertens, un prototipo di regolarità, costanza e attenzione. Non è propriamente nelle sue corde, ma l’Aryna attuale è quella che ha triturato (quasi) tutte da ottobre a ora e si è detta entusiasta della possibilità di affrontare Serena. Sarà un braccio di ferro molto duro, e se Sabalenka saprà tenere e reindirizzare il più possibile i colpi verso gli angoli, muovendo il gioco, potrebbe comunque avere chance.
NAOMI OSAKA vs GARBINE MUGURUZA
Molto intrigante anche il confronto tra Muguruza e Osaka, con entrambe che si sono avvicinate al quarto turno con partite dominate. Naomi però ha avuto un tabellone sulla carta molto più complicato di una spagnola che ha affrontato una lucky loser, una qualificata e una giocatrice fuori dalla top-50. L’esito sembra pendere dalla parte giapponese perché la sensazione di sicurezza e controllo che Osaka ha dato in questi giorni si è vista forse da nessun altra giocatrice, e nei confronti sulle due diagonali sembra avere più armi per far male, con un servizio che potrebbe rendere anche di più. Poi però c’è il campo a parlare, e la consapevolezza che Muguruza se sta bene come sembra può cambiare nettamente il proprio rendimento ed esaltarsi contro le grandi.
IGA SWIATEK vs SIMONA HALEP
Swiatek e Halep si sono affrontate fin qui sempre e solo al quarto turno di uno Slam, e così capiterà anche domani. La polacca l’altra sera rivelava che si aspetta una partita molto più combattuta delle precedenti perché lei non è nella condizione straripante di Parigi e Halep è vogliosa di rivincita dopo l’umiliante 6-1 6-2 dello scorso ottobre. Eppure Iga ha fatto fin qui davvero bene, vincendo tre partite non banali senza perdere un set, entrando bene nel primo Slam post Roland Garros e cancellando i dubbi sulle sue condizioni maturate nella settimana precedente. Il talento della diciannovenne di Varsavia ha spesso brillato e nei colpi, con alcune soluzioni da applausi contro Fiona Ferro, e per la capacità di gestire mentalmente una delicata sfida contro Camila Giorgi. Il suo cammino non ha avuto gli intoppi di Halep, che sia tra secondo e terzo turno è apparsa piuttosto nervosa, fattore abbastanza inusuale dal 2016 a oggi. E se contro Ajla Tomljanovic è stata a pochi punti dall’eliminazione, e si è lasciata andare a qualche parola di troppo verso il team per sfogarsi, contro Veronika Kudermetova continuava a mostrarsi infastidita dai suoi errori, tanto da arrabbiarsi con se stessa a inizio del secondo, deconcentrarsi e perdere la battuta. Poi la russa non aveva il gioco per farle male, ma non deve essere una viglia molto tranquilla soprattutto dopo aver visto in prima persona cosa è capace di fare la diciannovenne avversaria.
TRE NOMI NELLA PARTE BASSA: SHELBY ROGERS, JENNIFER BRADY, JESSICA PEGULA
La parte alta è priva di questi fuochi d’artificio, ma c’è interesse soprattutto per tre nomi, tutti statunitensi: Shelby Rogers, Jennifer Brady e Jessica Pegula. Rogers, la prima, fuori dalle 100 fino allo US Open, è ripartita dopo la sospensione con un gran tennis e subito la vittoria contro Serena a Lexington ha dato una scossa anche a livello morale perché due settimane dopo faceva i quarti di finale allo US Open perdendo solo in due set abbastanza combattuti contro Osaka. Si torna sul cemento ed eccola farsi largo nei due tabelloni di Melbourne: la scorsa settimana ha perso allo Yarra Valley Classic nei quarti contro Ashleigh Barty al supertie-break, adesso ha passeggiato fin qui per battere Francesca Jones, Olga Danilovic e Anett Kontaveit, lo scalpo più importante da numero 21 del seeding, per ripresentarsi (stavolta in una partita “vera”) contro la numero 1 del mondo e avere carte in regola per provare il colpaccio. È abbastanza cambiata rispetto a qualche anno fa, rimodellando il proprio corpo e riuscendo a smaltire un anno di inattività per la rottura del ginocchio, presentandosi ora più in forma che mai. Barty, che appare sempre un po’ attenta a gestire la fasciatura alla coscia avrà da lavorare per disinnescarla.
Brady è la conferma che il percorso cominciato a fine del 2019 con Michael Geserer sta dando frutti importanti. Ha cambiato dimensione, si è spinta stabilmente prima in top-50 e poi ha raggiunto il titolo a Lexington e la semifinale dello US Open. Su cemento fa tanto male con un servizio di alto livello e un dritto potente ma carico di spin, e fin qui ha concesso una decina di game alle avversarie. Pegula invece è l’intrusa, se così si può chiamare dopo aver fatto vedere già la scorsa settimana di star bene, e dopo aver creato il buco di tabellone eliminando Victoria Azarenka ha demolito facilmente le altre due avversarie. Adesso però ha Elina Svitolina, lei apparsa molto brillante e in crescita di rendimento. È comunque il suo miglior risultato Slam e sembra prenderlo con estrema disinvoltura e tranquillità, adattatasi molto bene a una superficie che l’aiuta perché può spingere ma sembra anche poter giocare d’incontro e la palla rimbalza molto poco sul terreno abbastanza veloce di Melbourne Park.
ELISE MERTENS vs KAROLINA MUCHOVA
Elise Mertens contro Karolina Muchova è infine un confronto tra due ragazze che valgono ampiamente la top-20: la belga è dal 2018 che si trova a cavallo tra numero 12 e numero 26 del mondo, spendendo però solo una settimana su quattro fuori dalle prime 20 e la sua costanza è sempre più marcata per un livello di gioco medio/alto e la grande capacità di prendersi le occasioni di andare avanti nei tabelloni quando ha una chance. Come qui, dove sì c’erano Belinda Bencic e Svetlana Kuznetsova, ma lei stava molto meglio e lo ha dimostrato con tre partite dominate a eccezione del primo set contro Lin Zhu vinto solo 10-8 al tie-break. Muchova è un po’ l’opposto di Mertens, si basa molto più sull’attacco, sulle variazioni, su un tennis offensivo e spettacolare. Proprio per questi fattori potrebbe venire fuori una sfida molto gradevole.
Super Sunday (orario italiano)
all’una del mattino: [14] Garbine Muguruza vs [3] Naomi Osaka
non prima delle 3 del mattino: [7] Aryna Sabalenka vs [10] Serena Williams
non prima delle 9 del mattino: [15] Iga Swiatek vs [2] Simona Halep
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