[3] N. Osaka b. [14] G. Muguruza 4-6 6-4 7-5
S. W. Hsieh b. [19] M. Vondrousova 6-4 6-2
Era da quasi quattro anni che Naomi Osaka non riusciva nell’impresa di vincere un match salvando match point. Bisogna tornare indietro addirittura all’aprile 2017, nelle qualificazioni del WTA Premier di Stoccarda. Sul campo-1 la giapponese affrontava la wild card locale Anna Zaja, esperta terricola ma rimasta sempre lontana dalle prime 100 del mondo. Quel giorno Naomi si impose 5-7 6-3 7-6(10-8) salvando cinque match point. Oggi l’ex numero 1 del mondo ha vinto la prima delle tre finali anticipate del tennis femminile negli ottavi dell’Australian Open battendo Garbine Muguruza 4-6 6-4 7-5 col rientro da 3-5 nel set decisivo e due match point cancellati.
La spagnola ha forse pochissimo da recriminarsi. La sua prestazione è stata ottima e lei stessa in conferenza stampa era dispiaciuta, probabilmente nel dietro le quinte avrà anche sfogato la delusione, ma una volta di fronte alle telecamere ha detto una cosa oggettivamente vera: deve essere contenta di quanto fatto, perché in queste due settimane a Melbourne ha fatto vedere tante buone cose e oggi probabilmente meritava di vincere perché per l’80% del match è stata alla pari se non superiore a Osaka, ma alla fine non ha grandi colpe in quel parziale finale che l’ha condannata.
Naomi ha messo in mostra qualcosa che non si insegna a nessuno: una capacità di elevare la propria concentrazione nei momenti veramente importanti. Se prendiamo larghi tratti del match, la giapponese era spesso ‘off’. Molto altalenante nel rendimento generale, poco reattiva coi piedi, spesso decisa a voler sfondare solo per vie centrali senza mai aprire gli angoli, elemento invece che le dava quasi sempre il punto nel momento in cui provava a spingere di dritto verso l’esterno. Eppure il suo match è stato tutto in salita contro un’avversaria che recuperava un immediato break di ritardo e gestiva molto bene il centro del campo, creando pensieri e pressioni alla giapponese per la prima volta nel suo torneo.
Sul 4-4, Osaka cedeva ancora la battuta dopo essere andata sotto 0-30, con un gratuito di dritto sul 15-30 e decidendo di prendersi un rischio eccessivo di dritto sul punto seguente, sentendosi lì con l’acqua alla gola. Il risultato era 5-4 e servizio Muguruza, che prendeva il primo set mostrandosi molto solida, con buona intensità e lucidità nel gestire al meglio i propri turni di battuta. Il momento positivo continuava anche a inizio del secondo con un nastro favorevole e una Osaka ancora assente. Sul 2-0, però, il primo risveglio della numero 3 del seeding è giunto con un turno di battuta chiuso in 48 secondi e nel game successivo un doppio fallo (il primo) di Muguruza sul 30-15 fa scattare una prima molla a Osaka, che ha subito colpito col dritto per procurarsi il controbreak e passare avanti. Sfruttando anche l’inerzia al servizio del game precedente, la giapponese ha cominciato ad avere più ritmo e garantirsi uno o due punti gratis ogni volta che batteva, fondamentale per tenerla al riparo da eventuali attacchi della spagnola.
Muguruza, costretta a inseguire, questa volta è stata lei a perdere la battuta nel momento delicato. Sul 4-5 Osaka ha vinto in difesa il primo punto e sul 15-15 ha lasciato andare il rovescio incrociato prima di arrivare a due set point. Muguruza ha salvato le chance, ma sulla terza ha ceduto. 6-4 Garbine, 6-4 Naomi, un’ora di partita. I ritmi, in questo senso, erano rapidissimi. Di fatto nessun game era mai durato più di pochi minuti, le chance vere per chi rispondeva erano state ridotte al minimo.
Nel terzo Osaka è tornata a commettere qualche ingenuità nei propri turni di battuta quando sul 2-2 ha perso un brutto punto sul 15-15 quando un suo servizio esterno aveva mandato Muguruza a rispondere in tribuna, la palla è in qualche modo passata al di là della rete e lei con tutto il tempo possibile ha colpito male di dritto mandando la palla in corridoio a campo aperto. Sul 15-30 ha cercato di mettere in campo la seconda ed è stata aggredita dalla risposta, sul 15-40 il doppio fallo. In quel momento, per la prima volta, Osaka ha reagito, di pura stizza. Guardando il suo angolo sembra dire “perché” e agitava le braccia. Tutto faceva il gioco della spagnola, che continuava imperterrita e chiudendo il game per il 4-2 il dato clamoroso per lei era l’80% di prime in campo da inizio partita e 7 punti su 10 vinti fin lì. Nell’ottavo game Osaka si procurava una chance, ma Muguruza serviva un ace sul 30-40 e un altro servizio vincente sul vantaggio interno. 5-3. Osaka, a quel punto, era vicinissima a perdere per la prima volta una partita in tre set in uno Slam dallo US Open 2017 quando al terzo turno venne fermata da Kaia Kanepi 6-3 2-6 7-5.
Stavolta, però, spalle al muro ha ribaltato tutto. Il dato migliore per certificare cosa sia successo è presto scritto: ha commesso 36 errori non forzati in tutta la partita, tre di questi hanno portato Muguruza a due match point sul 5-3 15-40. Da lì, la numero 3 del seeding non ha più fatto un solo gratuito nei 22 punti successivi. Di forza ha cancellato i match point, giocando finalmente bene e lasciando andare il dritto, spostando Muguruza e raccogliendone i frutti. Sul 5-4 la spagnola ha continuato a essere attrice non protagonista del momento: sul 15-15 è stata spostata continuamente fino a perdere efficacia, sul 15-30 Osaka ha dominato ancora lo scambio. Sul 40-40 ha fatto un errore, Garbine, di tensione e pura e sulla palla break Naomi ha messo in campo il rovescio del 5-5, tirandosi fuori col servizio dal decimo delicatissimo game e mandando la spagnola a servire per restare nel match dove per lei è andato tutto storto: gran punto vinto da Osaka per lo 0-15, passante sui piedi per lo 0-30. In cinque minuti Muguruza era passata dall’essere a due match point consecutivi all’essere a due punti dalla sconfitta, e qui la pressione l’ha “spaccata” con un brutto dritto di paura finito in corridoio per lo 0-40 e la successiva chiusura dell’avversaria al primo match point.
Osaka al prossimo turno avrà, ancora una volta, Su Wei Hsieh. Fu così nel 2019 quando le due si affrontarono quattro volte e le tre occasioni in cui furono sul cemento (2-1 Osaka) arrivarono sempre al terzo set. La giapponese, quando le hanno chiesto un pensiero sul confronto ha prima sbuffato, poi alzato gli occhi al cielo e detto “sì non è una cosa che realmente mi possa far piacere”, mettendosi poi a sorridere amaramente sapendo già cosa l’aspetta: due ore, almeno, di tennis completamente atipico e dove a livello atletico dovrà essere pronta a fare i chilometri per rincorrere le varie palle che giocherà Su Wei, fantastica anche oggi nel 6-4 6-2 inflitto a Marketa Vondrousova. E il punteggio poteva anche essere più netto se la giocatrice di Taiwan avesse tenuto il servizio sul 5-2 nel primo set.
A 35 anni Hsieh diventa la più anziana tennista tra uomini e donne a raggiungere il primo quarto di finale in uno Slam.
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