Jennifer Brady, in conferenza stampa post partita all’Australian Open, ha commentato così l’approccio alla prima finale Slam della carriera persa contro Naomi Osaka: “Ero abbastanza tesa all’inizio, forse entrambe eravamo nervose ma io ero molto di più, me l’aspettavo”.
Sul 3-1 e servizio Osaka è cominciato a uscire qualcosa di lei, del suo gioco e del suo carattere: “Verso la metà del primo set ho cominciato a giocare bene, a sentirmi meglio, però poi ho perso il filo e non sono più riuscita a giocare il mio miglior tennis”.
Gli sforzi però si sono fatti vani nel decimo game: “In quel game sul 5-4 ho commesso un doppio fallo cercando un servizio al centro, avevo deciso di forzare un kick perché fin lì stavo servendo al 40% e sentivo che dovevo fare qualcosa e sul set point ho fatto un disastro col dritto, probabilmente non ero abbastanza presente con la testa, forse ripensavo a quel 40-15 sfuggito”.
Il lato positivo, per lei, è che le settimane spese in Australia hanno confermato la bontà del suo livello attuale sul cemento, come già nel 2019 aveva dato segnali importanti fin dalle prime partite nelle qualificazioni a Brisbane.
“Credo di appartenere a questo livello” ha detto la statunitense, “forse ora vincere uno Slam per me può essere fattibile, nel senso che sono arrivata fin qui, ho giocato molto bene, ed ero a una sola vittoria dal farcela. Quando sono andata in campo oggi ero nervosa, ma quando sono uscita ho pensato “ok, questo sembra un po’ normale’. Mi sono sentita diversamente rispetto a quello che mi attendevo. Un anno fa per me questo traguardo voleva dire andare su Marte. Avrei voluto una percentuale al servizio più alta del 48%, lei poi ha vinto il primo set con appena il 42%… Io adesso voglio soprattutto migliorare le mie capacità così quando torneranno momenti importanti non dovrò pensare di dover strafare ma avrò acquisito un certo livello”.
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