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Australian Open: Andreescu è tornata. Osaka, 15 vittorie consecutive. Swiatek cambia passo, Serena Williams travolgente

[8] B. Andreescu b. [LL] M. Buzarnescu 6-2 4-6 6-3

Dopo oltre 15 mesi Bianca Andreescu è tornata in campo, e lo ha fatto con una partita che ha ricordato molto da vicino le dinamiche a cui ci aveva abituato. Un match in tre set, non troppo lungo ma complesso, con possibili momenti di svolta a favore dell’una o dell’altra ma dove finiva per essere lei ad approfittarne grazie alla miglior tenuta mentale. Nel suo primo turno dell’Australian Open è successo uno sviluppo di questo genere, con la vittoria tirata per 6-2 4-6 6-3 contro la lucky loser Mihaela Buzarnescu che nel terzo set è stata avanti 0-40 sul 3-3 prima di ritrovarsi in breve sotto la doccia e con una sconfitta da digerire.

Le sensazioni sono piuttosto positive: si è ritrovata una protagonista che in quel 2019 aveva fatto sfracelli, ma che era stata anche troppo vittima di problemi fisici, e il tempo in qualche modo sembra essersi fermato. Bianca c’è, e non sembra cambiata di una virgola se non per un ciuffo più chiaro di capelli. Per il resto, completo Nike a parte, siamo di fronte alla stessa tenace, grintosa giocatrice capace di mischiare le carte negli scambi, di non cercare necessariamente la potenza ma di spezzare i ritmi con top spin molto accentuati, ma anche quella che con qualche passaggio a vuoto si complicava la situazione ritrovandosi da una situazione di sostanziale controllo a un terzo set abbastanza incerto (e con alcune variabili che potrebbero entrare in discussione).

Un po’ di ruggine c’è, si è vista, ma fa impressione riavere quella reazione che tante volte si era notata nelle varie maratone. Ogni tanto le veniva pure criticato il dover esporsi a battaglie “inutili” consumando energie contro avversarie ben al di sotto del suo livello, oggi invece c’era bisogno di riavere questi istanti, forse anche per lei, alla ricerca adesso di una via per ritrovare se stessa come tennista dopo tanti mesi di incertezza. Non ci fu solo infortunio in questo periodo, lei forse affrettò i tempi all’inizio quando voleva essere al via dell’Australian Open 2020 dopo il problema al ginocchio, ma sembrava effettivamente pronta a scendere in campo a Indian Wells 2020, o comunque eravamo molto vicini al rientro prima che tutto lo sport si fermasse. Da lì è passato quasi un anno, è stata spesso in campo ad allenarsi, si parlava di una ricaduta per un problema fisico a un piede (anche se sono solo voci, lei non vuole dire cosa sia successo in più), e Andreescu che si trovava costretta a dover rinunciare a tornei su tornei, non difendere il titolo allo US Open e sentirsi impossibilitata a fare qualsiasi cosa.

Una situazione molto strana, ma oggi è ripartita con questa vittoria maturata tutta nella seconda metà del terzo set. Indietro 0-40 sul 3-3, è risalita giocando solo uno-due rapidi servizio e chiusura col colpo successivo. Buzarnescu non ha nemmeno vere colpe per le chance mancate, ma dopo il cambio campo è andata subito sotto 15-40 crollando alla terza palla break e finendo, di fatto, la sua partita. Andreescu, che ha lasciato andare buona parte del suo sollievo dopo il match point, avrà al secondo turno Su Wei Hsieh e un terzo contro Venus Williams o Sara Errani. Sono tre veterane, ma la strada per pensare immediatamente alla seconda settimana è più viva che mai.

[3] N. Osaka b. A. Pavlyuchenkova 6-1 6-2

Il primo match femminile a concludersi in questi Australian Open è stato il travolgente, almeno nel punteggio, successo di Naomi Osaka contro Anastasia Pavlyuchenkova. Quello che sembrava essere per chiunque l’incontro più interessante della parte bassa femminile, quella delle nove campionesse Slam e dei tanti incroci potenzialmente pericolosi, si è rivelato una buona sgambata per una giapponese che pur senza avere sempre il piede sull’acceleratore ha finito per lasciare appena tre game lungo il cammino.

Come si legge un 6-1 6-2 in un’ora di gioco da parte di una delle grandi favorite alla vittoria finale contro una tennista capace di raggiungere tre volte i quarti di finale negli ultimi quattro anni? È difficile capire fin quanto contino i meriti di Osaka: non perché non ce ne siano, ma per un atteggiamento dell’avversaria che sembrava aver tirato i remi in barca già dopo un paio di game. Pavlyuchenkova si è sciolta al primo break subito. Vero anche che la giapponese è sembrata superiore ovunque proprio perché al di là di alcune fiammate per gran parte della partita non è sembrata forzare. Si è costruita le chance di break, ma la russa contribuiva ad affossarsi scivolando subito sotto 0-4, recuperava un break ma non riusciva ad avvicinarsi e Osaka, sul 5-1, chiudeva abbastanza comodamente il parziale.

Il match scivolava ancora in maniera abbastanza blanda, con una chiara favorita e un’avversaria abbastanza in crisi che rischiava di affondare anche a inizio secondo set per capitolare poi sull’1-1. Naomi era talmente in controllo che quasi si distraeva, sul 3-2, salvando (bene) un game ai vantaggi. Dopo l’ultimo punto, un urlaccio come a scuotersi e tre vincenti uno dietro l’altro per confezionare il doppio break. Questa facilità nel ritrovare subito la concentrazione e l’altrettanta facilità nel trovare i suoi rovesci stretti e incrociati sono uno dei sentori dell’ottimo momento, soprattutto mentale, di Osaka, che ha poi rimontato da 0-30 per prendersi il pass per il secondo turno. Ci si aspettava (molto) di più dal suo esordio, ma lei buone indicazioni le ha avute e adesso si prepara al prossimo (duro, sulla carta) impegno contro Caroline Garcia, vincitrice 7-6(6) 6-4 contro Polona Hercog.

[15] I. Swiatek b. A. Rus 6-1 6-3

Dopo l’atteggiamento un po’ titubante della scorsa settimana, Iga Swiatek ha cambiato passo e il risultato è l’ottava vittoria consecutiva in un Major senza perdere set e una qualità di gioco ben superiore.

Ancora dominante, la polacca si è imposta 6-1 6-3 contro Arantxa Rus in una partita che lei un po’ temeva alla vigilia: il lungo periodo di inattività post vittoria al Roland Garros, il dover ricominciare e voler gestire la pressione e le aspettative, il sentirsi bene in campo. Non c’è mai stato, nei giorni scorsi, un momento negativo, una crisi o delle paure evidenziate, ma dietro alla tennista c’è una ragazzina di appena 19 anni che ha visto la propria vita cambiare di colpo. Le domande ci sono, il periodo di adattamento sarà naturale, ma la partita di oggi mostra come Iga possa avere la capacità di attraversare questa fase e uscirne al meglio. Già adesso i due set contro Rus, pur con qualche atteggiamento un po’ eccessivo nelle accelerazioni ha rifatto vedere buona parte di quella giocatrice che all’ombra della Torre Eiffel trasformava letteralmente in oro ogni cosa che toccava.

Contro Kaja Juvan era parsa un po’ impacciata per un set e mezzo, bloccata, mentre contro Ekaterina Alexandrova agli ottavi era stata semplicemente vittima della grande potenza della russa. Oggi il cambio di passo è stato netto e fin dai primi game. Decisa ma mai in affanno, efficace pur decidendo alle volte per accelerazioni non necessarie. Aveva trovato subito il break del 2-0, capitalizzato poi in un 3-0 che probabilmente le ha dato mentalmente molta fiducia. Dopo il dominio del primo set, è scivolata sotto 0-2 nel secondo ma è riuscita a non far scappare l’olandese vincendo un lunghissimo terzo game alla quinta chance del controbreak, pareggiando poi i conti e prendendo la testa della partita con un altro break in suo favore. Dopo quattro game subiti Rus ha fermato la serie negativa, ma sul 3-5 non è riuscita a costringere la polacca a servire per l’incontro, capitolando al terzo match point concesso.

Chiuso l’esordio, Iga ora dovrà riproporsi così anche tra due giorni perché l’avversaria è molto temibile: Camila Giorgi. Sarà chiamata a fronteggiare un’altra giocatrice iper offensiva su una superficie molto veloce, e questo probabilmente spiega perché ha provato oggi (quando le conseguenze in caso di errore erano nulle) alcuni dritti sbagliati di tanto quasi a strafare. C’è la tendenza a subire la forza e la potenza avversaria e Giorgi è un profilo non ha ancora avuto di fronte nelle otto partite dominate. È un altro banco di prova che potrebbe essere molto importante, in caso di successo.

Altri risultati

Venus Williams ha cominciato il suo Australian Open numero 23 con una bella vittoria per 7-5 6-2 ai danni di Kirsten Flipkens. La partita, soprattutto nel primo set, è stata molto tirata e la belga a tratti si esaltava in risposta prendendo la rete con chip&charge piuttosto inusuali nel circuito femminile, facendo vedere l’ottima mano di cui è dotata. Purtroppo per lei, però, dopo aver fatto il break del 4-3 non è riuscita a confermare il momento molto positivo ed è tornata in affatto in ogni turno di battuta, fino a cedere il servizio sul 5-6 e dare così il set a una Venus tosta e combattiva, a dispetto degli oltre 40 anni. Nel secondo parziale ha sfruttato la fase favorevole per prendere un immediato break e gestire bene la situazione fino al 5-2, quando un altro game vinto in risposta ha chiuso la pratica.

Esordio molto tranquillo anche per Serena, che ha perso per un attimo il filo con le sue partite disputate la scorsa settimana allo Yarra Valley Classic dove partiva molto forte ma pur prendendosi qualche game prima di alzare il livello ha comunque finito per dominare Laura Siegemund, che non poteva fare molto di più con un tennis così leggero e una prima balbettante. Ha perso il primo game al servizio, ha faticato ad attivare il footwork nei primi 5-10 minuti, ma dall’1-1 ha messo in moto il suo gioco prendendosi un 6-1 6-1 che la porta al secondo turno contro Nina Stojanovic. La giovane serba, 24 anni, è protagonista di un piccolo upset contro Irina Camelia Begu sconfiggendo l’esperta rumena 6-3 6-4.

Il primo colpo di scena del torneo invece è l’eliminazione abbastanza netta di Angelique Kerber, numero 23 del seeding, una delle giocatrici costrette alle due settimane di dura quarantena e che nella sfida contro Bernanda Pera ha rischiato a un certo punto anche la cocente batosta. Solo sul 6-0 3-0 la tedesca si è scossa, riuscendo a riavvicinarsi e ad avere uno 0-40 sul 4-5, con la statunitense che serviva per il match ed è riuscita in qualche modo a tener duro, chiudendo 6-0 6-4 e confermando il buon feeling con questo torneo che già in passato la vide raggiungere il terzo turno (2018) eliminando lungo il cammino anche Johanna Konta.

Molto bene Simona Halep, che al di là del 6-2 6-1 inflitto alla wild-card locale Lizette Cabrera ha dato buoni segnali sulla sua condizione fisica, fugando quei dubbi che potevano essere nati dopo la fitta sentita nello scorso fine settimana durante il match contro Ekaterina Alexandrova. Dopo una partita così agevole, però, il suo torneo potrebbe cominciare contro Ajla Tomljanovic: lì si capirà ancor di più, probabilmente, il ruolo della rumena in questo Australian Open. L’australiana è un’altra che per tipologia di gioco potrebbe venire trascinata a piacere lungo il campo dalla solidità e dal tennis geometrico di Halep quando questa è in buona condizione.

Petra Kvitova fatica un po’ più del dovuto nel 6-3 6-4 contro la qualificata Greet Minnen. La belga va subito sotto 1-5 ma dimezza lo svantaggio nel set d’apertura mentre nel secondo approfitta del continuo calo di tensione della ceca per crearsi tante opportunità: 3-0 e palla del 4-0, 4-3 e 15-40, sono i due momenti in cui potecondo eva veramente far suo il secondo parziale e provare a mettere in difficoltà la numero 9 del seeding in un terzo set a quel punto molto in bilico, invece Petra, anche grazie alla sua potenza (ma senza tanto l’aiuto delle gambe) è riuscita a riemergere dalla buca per chiudere e avanzare al turno successivo dove avrà Sorana Cirstea.

Diego Barbiani

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