Dopo tre mesi si è conclusa l’indagine che vedeva l’ATP contro Sam Querrey, colpevole di essere scappato durante la notte dall’hotel di San Pietroburgo dove alloggiava con la moglie e il bambino di nemmeno un anno per paura di essere ricoverati in ospedale dopo la positività al covid-19.
La notizia fece molto scalpore perché subito Querrey venne ritenuto responsabile di una grave infrazione del protocollo anticovid, e la decisione di scappare con un jet privato verso un paese europeo che potesse accoglierlo anche senza tampone negativo fu irresponsabile e mise a rischio la salute di diverse persone tra cui il pilota dell’aereo.
Querrey, si disse, aveva saputo che in Russia ci può essere il ricovero in ospedale anche se la situazione clinica non è così complicata, e vennero fuori paure di vedere lui e la propria famiglia separati in un paese straniero. L’associazione del tennis maschile prese subito molto sul serio la vicenda, ma il risultato non sembra rispecchiare la gravità della situazione.
L’ATP ha deciso a conti fatti di non punire lo statunitense malgrado lo ritenga colpevole di una “major offense”, cioè di una grave colpa, fattore che dovrebbe comportare le decisioni più severe secondo il regolamento. Una multa molto leggera, appena 20.000 dollari, è la decisione finale, con la possibilità che venga addirittura cancellata nel caso in cui nei prossimi sei mesi lo statunitense non commetterà più alcuna infrazione.
Una decisione che rischia di far discutere in negativo, perché setta un precedente molto importante a favore di ogni infrazione che potrà avvenire nei prossimi mesi. Quanto fatto da Querrey non è poco, e ha causato potenzialmente problemi sia al torneo che all’ATP in un momento in cui cercavano di proporsi come organizzazione rispettosa delle questioni sanitarie ai vari paesi per proporre eventi nel mezzo di una pandemia.
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