Dopo la notizia della cancellazione del torneo junior dell’Australian Open, fatta per ridurre il numero di persone che sarebbero altrimenti coinvolte a Melbourne Park in un periodo storico in cui bisogna fare purtroppo dei sacrifici, oggi dall’Australia rimbalzano alcune voci sugli sviluppi della serrata trattativa tra la federtennis locale e il governo dello stato di Victoria.
Le prime voci giungono dal sito web e quotidiano cartaceo The Age, volte soprattutto a fare chiarezza sugli ultimi concitati giorni che hanno visto prima Craig Tiley, capo di Tennis Australia, annunciare la volontà di avere tutti gli eventi tennistici a Melbourne ricreando lo scenario di Flushing Meadows dello scorso agosto-settembre e poi Daniel Andrews, primo ministro dello stato di Victoria, porre un divieto agli atleti e organizzatori che arrivano da fuori confine a entrare nel suo stato prima di gennaio.
Per Andrews, in particolare, la scelta è basata sulla priorità di questo periodo: non vuole essere contro il torneo, ma la strategia che l’Australia ha messo in atto per neutralizzare la seconda ondata di covid-19 ha avuto limitazioni e obiettivi molto duri, ben più rigidi di quelli che hanno attraversato l’Europa o il Nord America. Fin da marzo, quando l’intera Australia ha chiuso i suoi confini verso l’esterno, sono quasi spariti collegamenti aerei internazionali. Il paese è diventato isolato dal resto del mondo in maniera ben più accentuata di quello che succedeva in altri paesi e neppure gli australiani in quel momento fuori potevano rientrare senza chiedere un’esenzione al governo e senza dover fare quarantena all’arrivo. Quando poi a fine giugno da Melbourne è scoppiata la seconda ondata, le restrizioni sono state forse addirittura rafforzate tanto che il governo di Victoria aveva imposto un limite quasi impossibile da raggiungere: contagio zero, zero casi per almeno 3/4 giorni. Dopo oltre due mesi Melbourne è riemersa, alcune restrizioni sono state tolte, ma ancora al suo aeroporto internazionale non ci sono voli in arrivo da fuori e solo dal 7 dicembre si potrà riaccogliere passeggeri tra cui anche gli stessi australiani. Darren Cahill tempo fa aveva condiviso sul suo profilo Twitter l’appello di suoi connazionali che chiedevano al governo di riaccogliere le migliaia di australiani rimasti fuori e solo verso metà ottobre c’è stato un segnale di apertura a un numero però ristretto di persone alla volta così da minimizzare i rischi.
I numeri dell’Australia, relativi al nuovo coronavirus, sono relativamente bassi con attualmente meno di 30.000 casi registrati da inizio pandemia e meno di 1000 decessi, ma quasi il 90% è avvenuto a Melbourne e il focolaio scoperto ad Adelaide, in South Australia, ha probabilmente portato a un aumento della responsabilità da parte del Premier Andrews nei confronti dei suoi cittadini. Su The Age dice che vuole assolutamente dare il via libera per l’organizzazione dell’Australian Open, ma non vuole che gli atleti abbiano la precedenza su chi torna a casa, e non vuole rischiare di ingolfare alberghi e strutture dove i passeggeri (tutti) dovranno alloggiare per la quarantena. I numeri, anche qui, sono eloquenti: portare atleti, staff e tutto il personale dell’organizzazione vuol dire avere almeno 2000 persone in più nello stesso momento. Troppo, evidentemente, per un approccio che è sempre stato nel maniacale rispetto delle norme sanitarie.
Tiley vuole che la trasferta australiana abbia “semaforo verde” dalle autorità governative, Andrews vuole dare il “semaforo verde” a Tennis Australia ma rispettando le procedure. Non sembra esserci, all’orizzonte, la possibilità di non avere lo Slam down-under ma a questo punto è quasi impossibile che l’Australian Open parta il 18 gennaio. Lo stesso primo ministro accennava alla speranza di vedere l’evento svolgersi “nella prima parte” del 2021, che per Tiley sarebbe comunque oro visto che non hanno una polizza assicurativa contro una pandemia e una eventuale cancellazione rappresenterebbe un vuoto enorme. Brett Philipps, telecronista australiano, ha rilasciato un virgolettato che sta facendo il giro, ora, dei media locali: se è vero che si farà in tutti i modi per avere il via, si cercherà di spostare l’evento anche fino ad aprile. Una mossa simile a quella della federazione francese per il Roland Garros ma con una differenza: ancora non c’è il calendario della nuova stagione. Si sa che il 18 gennaio è la data scelta per dare il via all’Australian Open, ma non ha gran valore finché ATP e WTA non pubblicheranno ufficialmente il programma. Questo vuol dire che è ancora tutto per aria, e di fatti siamo al 22 novembre e non c’è ancora certezza su quando la stagione 2021 prenderà il via.
Per Philipps, Tennis Australia vuole garantire tempo e modo agli atleti di arrivare a Melbourne, effettuare la quarantena e poter giocare almeno una settimana di tornei prima di cominciare lo Slam, e sarebbe disposta a uno spostamento importante anche se le tempistiche creeranno molto probabilmente dei fastidi. Uno Slam in Australia tra fine marzo e inizio aprile vorrebbe dire guai per Indian Wells, Miami e probabilmente (lato ATP) Monte Carlo, già cancellati nel 2020 e che probabilmente non prenderebbero la situazione troppo favorevolmente. Inoltre, Tiley stesso potrebbe sperare di farlo prima: uno dei successi dell’Australian Open è quello di essere un polo di enorme richiamo nel periodo più bello, l’estate australiana, quando i fan sono in vacanza e un evento del genere avrebbe enorme richiamo. Non di meno, da fine febbraio circa la situazione a Melbourne sarebbe già più complessa. Il weekend dal 19 al 21 marzo è previsto infatti il Gran Premio di Formula 1 ad Albert Park, un impianto da assemblare all’interno di un parco poco più a sud del centro e a una distanza relativamente breve anche da Melbourne Park. Gli ufficiali della FIA sarebbero i primi ad arrivare, a fine febbraio, e di lì a poco la città dovrebbe fronteggiare un aumento delle persone per i fan che gli organizzatori sperano di avere (le prime voci parlano di 50.000 persone ammesse sparse lungo nove tribune). Sempre a livello organizzativo, avere già un evento di così grande richiamo internazionale e metterci accanto l’universo tennis sembra abbastanza scomodo. In più il football australiano, sport di grande richiamo, prende il via proprio a metà marzo.
Le ultime novità sono in un comunicato di Tennis Australia che definisce una speculazione la voce che vorrebbe l’Australian Open rinviato più avanti nel calendario. Rimane comunque il fatto che in questo momento e in queste condizioni le date non possono coesistere così come sono attualmente. Come dicevamo sopra, sembra francamente eccessivo pensare che si arrivi effettivamente a inizio aprile, mentre è più probabile lo slittamento di qualche settimana. Però è tutt’altro che facile districarsi tra questi paletti e fare previsioni azzardate. L’unica sensazione è che la trasferta australiana dovrebbe prendere il via. Il condizionale, però, in questo momento storico è quantomai necessario. Non solo per il tennis.
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