[Q] D. Altmaier b. M. Berrettini 6-2 7-6(5) 6-4
Non è certo la prima volta che il ranking dell’ATP non è in grado di spiegare quanto si vede sul campo e purtroppo è toccato a Matteo Berrettini confermare questa piccola caratteristica del tennis contemporaneo. Se un avventore fosse capitato oggi sullo Chatrier non avrebbe mai creduto che tra i due giocatori che aveva davanti il numero 8 del mondo fosse l’italiano, e che l’altro fosse lontano, lontanissimo, ben fuori dai primi 150 del mondo. Eppure Daniel Altmaier ha trovato la sua settimana perfetta, perché già Struff aveva pagato caro il credere di poter addomesticare il connazionale, che oggi contro Berrettini ha fatto persino meglio. Il primo set è stato quasi imbarazzante, anche perché l’italiano è sembrato scarico sin dall’inizio, persino poco convinto di cosa stesse facendo. Ma se fossimo in Berrettini rifletteremmo a lungo sul secondo set, che con orgoglio il romano stava portando a casa, se non fosse che nel game decisivo, il decimo, si è imballato in una serie di decisioni che si fatica a non definire presuntuose, una tra tutte una palla corta a campo aperto che davvero non era necessaria, a prescindere dall’esito, disastroso, del colpo. Berrettini è in qualche modo riuscito ad arrivare al tiebreak, e di nuovo si è fatto irretire dall’irritazione, se così possimo dire. Altmaier era chiaramente infastidito dal continuo uso del dropshot e Berrettini ha quindi pensato di intensificare la frequenza del colpo, col risultato però di sbagliarne due su tre e consegnarsi all’avversario. Chiuso il tiebreak bisognava essere molto vicini alla FIT per sperare in un capovolgimento del risultato, anche se Berrettini con grande orgoglio, ha dato il massimo di quanto aveva oggi nella fasi iniziali del set. Purtroppo, smarrite le occasioni per via di un rovescio sempre meno competitivo, Berrettini si è sostanzialmente arreso, nonostante l’avversario cominciasse a realizzare quanto fosse vicino ad una seconda settimana slam.
Naturalmente adesso partiranno i rimpianti, perché non sempre al terzo turno si troverà il numero 186, anche se in stato di grazia, e non è detto quindi che l’occasione si ripresenterà. Ma Berrettini deve trovare il modo di rendere il rovescio meno falloso, almeno, e anche quel colpo in back, troppo sbrigativamente considerato la soluzione al problema, la maggior parte delle volte è troppo corto per impensierire davvero chi sta dall’altra parte della rete. Berrettini non raggiunge Sonego e Sinner, ma questo, per lui, è l’ultimo dei problemi.
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