Per la quarta partita consecutiva Naomi Osaka è entrata in campo in questo US Open indossando una mascherina con il nome di un membro della black comunity USA vittima di violenze e ingiustizie.
Dopo il primo turno contro Misaki Doi e la mascherina con la scritta ‘Breonna Taylor’, e soprattutto dopo il gesto che ha mandato in pausa il torneo di Cincinnati, Osaka aveva raccontato come adesso la sua protesta si sarebbe riproposta mostrando i nomi di chi ha pagato col prezzo più alto: la loro vita.
Per il quarto turno contro Anett Kontaveit la giapponese è entrata in campo con una mascherina a ricordare Treyvon Martin. L’episodio incriminato risale al febbraio del 2012 quando Martin venne ucciso a colpi di arma da fuoco da George Zimmerman, che stava facendo il turno di guardia all’interno di un vicinato a Sanford in Florida dopo che nei mesi precedenti le chiamate alla polizia per denunciare movimenti sospetti, furti e tentativi di infrazioni di domicilio si erano moltiplicate.
Martin si trovava da quelle parti perché, come spesso succedeva, andava a fare visita ai propri parenti. Quella sera di fine febbraio, però, Zimmerman chiamò la polizia per avvisare che vedeva una persona sospetta muoversi intorno a una casa. Riferì che sembrava drogato (non ci fu mai alcuna prova che ne confermò questa tesi) e cercò di avvicinarsi. Martin, che vide arrivare una persona armata, cominciò a scappare dalla paura e fu raggiunto. Zimmerman sparò, lo uccise, ma non venne mai incarcerato malgrado venne subito riconosciuto responsabile. La guardia riuscì a far passare la tesi di un gesto di legittima difesa, malgrado il minorenne fosse disarmato, a seguito di una presunta colluttazione.
Con la vittoria per 6-3 6-4, Osaka si è guadagnata l’accesso ai quarti di finale dove indosserà la quinta mascherina con un nome diverso per ricordare a tutti che certe situazioni sono tutt’ora condannabili e non basteranno anni a rimarginare le ferite di chi deve vivere situazioni del genere in una discrepanza sociale enorme.
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