[2] D. Thiem b. [5] A. Zverev 2-6 4-6 6-4 6-3 7-6(8)
Sorprendente epilogo di questo strano secondo Slam dell’anno, giocato senza pubblico a New York. Alla fine ha vinto il favorito ma Dominic Thiem è arrivato al suo primo slam attraverso la strada più tortuosa che si possa immaginare, recuperando due set, salvandosi quando l’avversario è andato a servire per il match, e vincendo il tiebreak nonostante un infortunio muscolare arrivato alla fine dell’undicesimo gam del quinto set non gli consentisse più di correre. Ma se la partita si è protratta fino al tiebreak del quinto set, per la prima volta nella storia dello US Open, il dubbio merito è stato più di Zverev, che è stato senz’altro solido ma poco di più, proprio di Dominc Thiem, che ha giocato due set tra i più brutti che si possano ricordare in una finale slam. L’austriaco per due set semplicemente non è stato in partita, attanagliato dalla tensione non ha avuto nulla che funzionasse: nè il dirompente rovescio che aveva squassato le difese di Medvedev, nè il terrificante dritto che lo aveva aiutato a venir fuori da qualche momento critico, né il servizio né la risposta: niente. Se solo provava a forzare, la palla finiva da qualsiasi parte ma sempre lontano dal campo; se rallentava, dava troppo campo a Zverev. Il tedesco ha avuto il merito di comprendere l’andazzo e di non stare a fare cose particolarmente complicate, limitandosi a provare a tenere la palla lunga e a non sbagliare. Ogni tanto, rinfrancato dall’andamente del punteggio, ha anche arrischiato qualche colpo definitivo, con risultati, ad essere generosi, altalenanti. Quando Thiem è riuscito almeno a controllare i suoi nervi, la partita ha cambiato direzione, ma niente poteva far supporre l’epilogo, davvero mai visto. Thiem ha recuperato i due set ed è andato subito avanti di un break nel quinto, ma di nuovo si è bloccato, ha subito il controbreak e poi, nonostante riuscisse adesso a entrare nello scambio, non è più riuscito ad andare avanti, col risultato di giocare un ottavo game orribile che dava al tedesco il 5-3 e la possibilità di servire per il match. Per quanto impensabile, qui è iniziato un dramma che ha coinvolto entrambi, perché Sascha ha perso tre game di fila ed è stato Thiem ad andare a servire a sua volta per il match. Finita? Macché, perché Dominic alla fine dell’undicesimo game si faceva male, probabilmente all’adduttore e andava a servire delle palle lente, faticando ad arrivare sui colpi di Zverev. Break e tiebreak, incredibile! Ma il tiebreak Zverev l’ha regalato in modo che è difficile anche da definire. Che Thiem avesse difficoltà a muoversi era chiaro a tutti, eppure Zverev ha trovato modo di fare due doppi falli e di dare delle palle sul rovescio che Thiem teneva in qualche modo col back, riuscendo a chiudere al terzo match point. Finale tra le lacrime, col povero Sascha commosso a ricordare i guai fisici del papà e Thiem incredulo e piangente anche lui.
Il primo set è durato sostanzialmente i primi due game, poi nel terzo Thiem non ha più messo la prima, una volta neanche la seconda, e ha steccato un paio di dritti che hanno mandato avanti Zverev. Sascha riusciva a mettere un buon numero di prime in campo e non correva rischi al servizio, brekkando di nuovo Thiem al quinto game, per poi chiudere 6-2. Ci si attendeva una crescita di Thiem, ma invece l’austriaco riusciva a fare addirittura peggio, salvava una palla break nel primo game, ma poi cedeva 5 game di fila senza che l’altro facesse niente di speciale, anzi, Sascha veniva trascinato nel vortice, cominciando ad avere problemi con la prima e a compiere qualche doppio fallo di troppo. Thiem annullava in qualche modo un paio di set point al servizio e nel game successivo Sascha riusciva a non chiudere una volée di dritto forse più semplice di quella di Roddick nella finale di Wimbledon 2009. Thiem otteneva il break, si avvicinava fino a 4-5 ma Zverev chiudeva al decimo game con un po’ di coraggio al servizio.
Almeno nel terzo set la partita diventava meno brutta, con i due che mettevano più spesso la palla in campo (ci si accontenta di poco), anche se i problemi di Thiem, rimanevano più o meno gli stessi. Sembrava tutto finito già al terzo game, con Zverev che di nuovo andava avanti di un break, ma stavolta arrivava una timida reazione che almeno teneva l’austriaco in partita. L’equilibrio si spezzava nel decimo game, quando finalmente Thiem teneva in campo un paio di back di rovescio, e tanto era sufficiente per mandare fuori giri il tedesco, che cedeva servizio e set.
Rinfrancato Thiem provava a dare ritmo al suo gioco e almeno al servizio non correva più rischi. Tranquillizzatosi, l’austriaco trovava anche una risposta più decente e questi lievi miglioramenti, il rovescio continuava ad essere molto ballerino, erano più che sufficienti per mettere in cisi Zverev, che si salvava una prima volta da 15-40 nel sesto game, ma nell’ottavo cedeva il servizio. Thiem non solo chiudeva il set, ma sullo slancio brekkava subito Zverev, mettendo una seria ipoteca al match. Del quinto set abbiamo detto, dopo aver mancato i primi due match point, poco dopo lo scoccare della quarta ora di gioco, Thiem vinceva il suo primo slam grazie ad un errore finale di rovescio di Zverev.
Non era mai successo nell’era Open che un giocatore vincesse la finale dello US Open rimontando uno svantaggio di due set a zero, a dire il vero non era mai successo fuori dal Roland Garros in nessun altro Slam. E Sascha per la prima volta perde nonostante il vantaggio di due set. Sono elementi che sottolineano l’eccezionalità di un evento che verrà ricordato per molte cose ma non certo per il livello di gioco espresso dai due protagonisti, un cumulo di nervi che ha prodotto una finale orribile, a tratti provocando un vero e proprio imbarazzo in chi guardava. C’erano molte speranze in questa prima finale senza i soliti, e sicuramente sia Zverev, sia soprattutto Thiem sapranno fare tesoro di quest’esperienza. Lo strano tennis di quest’anno – da segnalare l’abbraccio tra i due a fine gara e al diavolo il virus – costringerà i due a scendere di nuovo in campo per uno slam tra due settimane e lo faranno con un’altra consapevolezza. Se a Parigi riusciranno, con l’aiuto di Tsitsipas e Medvedev magari, a strappare lo scettro a Nadal si potrà dire che una nuova era è davvero iniziata.
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