C’era qualche fondato motivo per augurarsi che la corsa di Berrettini non si interrompesse all’inizio della seconda settimana. I precedenti favorevoli, la partita dello scorso anno, un avversario come Rublev abituato a fare ma anche a disfare. Purtroppo però c’era qualche motivo per essere preoccupati, perché il russo a volte ha una velocità di crociera che sembra irraggiungibile non solo per il volenteroso Berrettini. Forse per questo Berrettini è uscito dai blocchi con grande prontezza, sorprendendo subito Rublev che combinava qualche pasticcio nel cercare insistentemente il rovescio di Berrettini. In fiducia, Matteo metteva in mostra il meglio di sé, non esclusivamente il servizio ma anche una varietà di dritti che destabilizzavano il russo. Berrettini poteva chiudere il primo set dando la sensazione di avere la partita in mano. Purtroppo però l’autonomia dell’azzuro è finita presto, Berrettini ha cominciato a muoversi più lentamente e Rublev ha smesso di seguire un particolare piano tattico per dare maggior sfogo al suo talento, senza starsi troppo a preccupare del dritto dell’avversario. La coombinazione è stata devastante, perché Berrettini ha cominciato a soffrire in ogni turno di battuta e a non giocare praticamente più in quelli di risposta, sempre troppo lontano dalla palla e con un ritmo inferiore a quello di Rublev. L’andamento è stato scontato, Rublev era sempre più vicino al break, e mollava un po’ solo dopo averlo ottenuto, prendendosi anche il lusso di chiudere il terzo col doppio break. Berrettini con molto orgoglio ha cercato di difendere nel quarto il servizio ma a quel punto il divario tra i due è sembrato davvero molto elevato tant’è che il russo poteva fallire un’occasione abbastanza semplice per piazzare il break decisivo senza darsi troppa pena, infatti nel giro di qualche minuto si portava avanti per 4-2, grazie ad un pressing ormai insostenibile per Berrettini. Un sussulto nel game successivo, quando Berrettini tornava a vedere una palla break dopo un centinaio di minuti, stroncato da una robusta prima di Rublev, che chiudeva nel nono game e raggiungeva per la seconda volta i quarti di finale a New York. Tre anni fa Nadal fu impietoso, nel derby contro Medvedev le cose dovrebbero andare diversamente, anche se il finalista dello scorso anno ha chiarito contro Tiafoe che non farà tanti sconti.
Berrettini ha disputato un buon torneo e non dovrebbe dare troppa retta a chi pensa che il suo posto sia quello dello scorso anno, perché il rischio di andare incontro a delle frustrazioni è enorme. In giro c’è gente capacissima, come Rublev, di raggiungere ritmi che non sono alla portata di Matteo, che riesce a fare partita pari grazie a due fondamentali che sono più che ottimi, eccezionali. Ma se l’avversario non gli da una mano, se non tutto riesce come deve, se il tabellone gli propone avversari complicati sin dagli ottavi, difficilmente le cose potranno diversamente da oggi. Ciò non toglie che dalle parti della top10 Berrettini non è certo un intruso.
Le due partite del pomeriggio avevano avuto un andamento molto simile, con un primo set molto combattuto, finito col tiebreak, e gli altri due del tutto squilibrati. Tutto sommato era lecito attendersi qualcosa di più sia da Pospisil che da Felix Auger Aliassime, magari una resa meno rapida. Invece, aiutati dal fatto che de Minaur, al primo quarto di finale Slam in carriera, e Thiem, per la seconda volta ai quarti a New York dopo l’incredibile match contro Nadal nel 2018, avevano preso fiducia, i due match si sono conclusi sostanzialmente col primo break del secondo set, mai più recuperato.
Ottavi di finale
[10] A. Rublev b. [6] M. Berrettini 4-6 6-3 6-3 6-3
[3] D. Medvedev b. F. Tiafoe 6-4 6-1 6-0
[21] A. de Minaur b. V. Pospisil 7-6(6) 6-3 6-2
[2] D. Thiem b. [15] F. Auger Aliassime 7-6(4) 6-1 6-1
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