V. Azarenka b. [20] K. Muchova 5-7 6-1 6-4
[16] E. Mertens b. [2] S. Kenin 6-3 6-3
Era dal 2016 che Victoria Azarenka non raggiungeva i quarti di finale in un torneo Slam. L’Australian Open, quell’anno, fu vinto da Angelique Kerber e fu proprio lei a fermare una bielorussa che aveva cominciato l’anno in maniera spettacolare e sembrava lanciata al terzo titolo a Melbourne ma si “rifece” poco dopo con la grande doppietta tra Indian Wells e Miami. Furono le ultime cartucce pesanti della vecchia Azarenka, che sognava di tornare in vetta alla classifica WTA e poi si lanciò nella gravidanza che in ogni modo lo vogliamo vedere le ha cambiato la vita anche a causa di tutti i risvolti negativi purtroppo succeduti.
Quasi cinque anni dopo, “Vika” è di nuovo tra le migliori otto di un torneo Slam. Il tutto arrivato nel momento più delicato, perché la decima vittoria di fila (nove non contando il walkover di Naomi Osaka nella finale del Western & Southern Open) è un filotto nato quasi all’improvviso, o meglio: quando è riuscita a inanellare le prime vittorie convincenti, ritrovare fiducia in se stessa e crescere di rendimento gara dopo gara. Le serviva questo, soprattutto, per sentirsi di nuovo parte viva di questo sport, lei che si voleva ritirare tra gennaio e febbraio prima di darsi ancora una chance.
In questo US Open così anomalo, ha trovato uno spazio da protagonista mettendo in fila tre delle migliori giovani del panorama internazionale attuale come la connazionale Aryna Sabalenka, la polacca Iga Swiatek e oggi la ceca Karolina Muchova. Quest ultima è stata bravissima a toglierle un set ed è un peccato per lo spettacolo che abbia giocato gli ultimi due con gambe molto pesanti per la stanchezza accumulata dalla maratona al terzo turno contro Sorana Cirstea e nei primi punti di oggi, nel secondo set, è parso che in un paio di allunghi sul rovescio abbia sentito tirare il muscolo dell’interno coscia, costretta poi a un medical time out fuori dal campo a fine parziale. Finirà 5-7 6-1 6-4 per la numero 27 del mondo, ormai a una sola partita dal rientrare in top-20.
Oggi non è stata la miglior Azarenka di questa serie vittoriosa, perché nel primo set sbagliava un po’ troppo e si trovava spesso in balia delle varie trame dell’avversaria. Muchova prendeva anche un doppio break di vantaggio attaccando, cambiando ritmo e traiettorie col controllo del campo, prima di lasciare per un attimo il piede dall’acceleratore e cominciare a subire il rientro dell’avversaria. Sul 5-4 non chiudeva il set malgrado il rientro da 0-40, ma pochi minuti dopo tornava lei a 0-40 in risposta per prendersi un nuovo break e chiudere il set sotto gli occhi soddisfatti di David Kotyza. Quella che però sembrava una sensazione sempre più palpabile dai primi punti del secondo parziale è divenuta presto realtà: Muchova stava perdendo sempre più il passo sul lato sinistro del campo. Le riuscivano alcune magie di puro polso come un passante strettissimo che ha colto di sorpresa l’avversaria, ma la situazione per lei ha retto molto poco. Sull’1-2 era già sotto pressione e Azarenka, premendo soprattutto dal lato del rovescio, trovava velocemente tre punti per il break. In risposta Muchova ha buttato il game con tre errori molto vistosi. Non era più stanchezza, ma c’era qualcosa che non andava.
Il secondo parziale si è chiuso con un netto 6-1 e prima dell’inizio del terzo set le due si sono rese protagoniste di un divertente siparietto con Muchova che rientrava in campo dopo il trattamento e stava per riprendere a giocare con ancora la mascherina addosso. Azarenka l’ha guardata e sorridendo le ha detto: “Davvero vuoi giocare così?”. Muchova si è accorta della situazione ed è corsa a togliersela. Con una fasciatura alla gamba dolorante, Karolina ha provato a dare tutto nelle prime fasi, rimontando anche un primo break di ritardo per il 2-2, ma sul 3-3 i suoi movimenti sono tornati di nuovo molto macchinosi sul rovescio mentre di dritto cercava di accorciare gli scambi e punto dopo punto perdeva lucidità. Perso un nuovo turno di battuta, è riuscita quantomeno a portare a casa il game del 4-5 e chiamare la sua avversaria a essere perfetta nel decimo game, cosa che puntualmente si è verificata.
Azarenka dunque avanza ancora e al prossimo turno avrà una strepitosa Elise Mertens. La belga è in un momento d’oro perché nelle ultime settimane ha raccolto una finale (a Praga), una semifinale (al Western & Southern Open) e ora un nuovo quarto di finale Slam. Negli ultimi tre anni è sempre riuscita ad arrivare almeno una volta tra le migliori otto di un Major, dominando oggi il settimo ottavo di finale su 10 Slam dall’Australian Open 2018 dove raggiunse la semifinale. Vittima della sua prestazione non è stata una qualunque, ma Sofia Kenin testa di serie numero 2 e campionessa all’ultimo Australian Open. Una serata no per lei, ma condizionata anche da un primo set di altissimo livello della belga che poteva anche vincere in maniera più netta del 6-3 6-3 conclusivo.
Nel primo parziale Mertens era ovunque. Copriva il campo in maniera egregia, si faceva vedere spesso aggressiva e variava tanto le traiettorie e il ritmo alla palla per non dare mai timing a una statunitense che invece doveva ancora entrare in partita e per quasi tutto il primo set è sembrata confusa, con papà Kenin in tribuna molto agitato e sebbene sia suo solito mostrarsi così nervoso guardando la figlia in campo oggi quelle smorfie sembravano accompagnare sempre più la sensazione che malgrado il carattere di Sofia ci sarebbe stato poco da fare. Mertens era spesso letale quando cambiava passo e attaccava, ma soprattutto c’è stato un solo gratuito in tutto il set con una risposta di dritto buttata quasi senza guardare per il 2-5 di Kenin dopo però 20 minuti in cui la numero 2 del seeding era in netto affanno. Pressione continua, righe e soluzioni coraggiose hanno spinto Mertens al 6-3, cancellando nel nono game il break subito in precedenza quando cercava di servire per chiudere la frazione.
Un po’ più di equilibrio all’inizio del secondo parziale, ma alla battuta la belga era quasi ingiocabile. La sua prima di servizio da ormai diverso tempo sta diventando un’arma importante e già contro Naomi Osaka 10 giorni fa si vedeva come potesse fare male soprattutto con un’alta percentuale. Lo raccontava anche a fine partita, oggi, a bordo campo: “Quando servo così è tutt’altra storia…”. Kenin in un’ora di gioco era già quasi con le spalle al muro e un bruttissimo game al servizio sul 2-3, perso in un minuto circa, le è costato il break decisivo. La sua serata da incubo si è conclusa dopo un’ora e 20 in cui ha potuto fare ben poco. Se inizialmente la sua palla sembrava troppo docile, poi è diventata molto fallosa. Mertens saliva 5-2 e sul 5-3 chiudeva una delle prestazioni migliori della sua carriera considerando anche l’avversaria che aveva di fronte e tra due giorni si giocherà un posto per la semifinale a New York contro Victoria Azarenka. Difficile, sarà sfavorita, ma dovesse continuare così ha tutto il diritto di crederci.
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