V. Azarenka b. [5] A. Sabalenka 6-1 6-3
Victoria Azarenka continua a macinare vittorie e risultati, e questa è sportivamente una grande notizia. Fan o meno, si deve riconoscere come riavere una bielorussa che finalmente sembra stare bene di testa e di gambe potrebbe voler dire tantissimo per tutto quello che lei ha provato sulla sua pelle in questi ultimi tre anni e per quanto la sua presenza sia comunque un valore aggiunto. Un’Azarenka forse diversa, con un po’ meno spinta e penetrazione nella palla, ma ora molto più propositiva ed efficace. Talmente convinta e in fiducia da essere tornata a fine partita a sventolare con fierezza l’indice della mano verso il cielo come le era accaduto in passato al termine di grandi prestazioni o vittorie simboliche.
Questa aveva tutti i contorni per essere sia l’uno che l’altro. Aryna Sabalenka lo scorso anno proprio sul Louis Armstrong vinceva il primo derby bielorusso negli Slam con un gran match, chiusosi 3-6 6-3 6-4. Azarenka quella sera giocò tutt’altro che male, ma non riuscì a completare l’opera dopo essere stata avanti un set e 2-0 come 3-2 e servizio nel set decisivo. Oggi non c’è proprio stato equilibrio: 6-1 6-3 in un’ora di gioco, fuori la numero 5 del seeding capitata in una serataccia, avanti la numero 27 del mondo che non ha testa di serie ma può rappresentare in questo momento una delle avversarie più dure.
È il 2020, è un anno assai particolare anche nello sport e così Azarenka, che tra gennaio e febbraio si sentiva ormai vicina al ritiro adesso ha ribaltato completamente le carte in tavola a suo favore con otto vittorie consecutive (sette, se non contate la finale del Western & Southern Open vinta per forfait) e una fiducia crescente che può, potrebbe, anche darle una spinta verso livelli di tabellone a cui non era più tanto abituata.
Per Sabalenka, al contrario, è stata una serataccia. Lei è stata particolarmente disturbata dalla pioggia che è cominciata a cadere copiosa durante il match precedente tra Daniil Medvedev e Chris O’Connell e ha messo in azione il tetto creando una condizione indoor mai sperimentata nemmeno nel warm up pre-gara. Per condizioni non è una che dovrebbe soffrire il gioco al chiuso, ma i primi quattro game l’hanno vista realizzare una montagna di errori gratuiti che evidenziavano come non sentisse proprio la palla sulle corde e non si trovava particolarmente a suo agio. 15 gratuiti solo in questo frangente, ben 17 a fine parziale. Se dall’altra parte della rete c’era un’avversaria che viaggiava a velocità di crociera importante, lei era in balia della tempesta. Indietro 1-6 0-3 ha avuto uno scatto d’orgoglio recuperando il break di ritardo, ma sul 2-3 30-0 si è consegnata perdendo un nuovo, cruciale, turno di battuta e da lì Azarenka ha condotto fino alla fine senza concedere più nulla.
Il tabellone della bielorussa ora è da analizzare: manca il nome della sua prossima avversaria perché la sfida tra Sachia Vickery e Iga Swiatek è stato sospeso nei primi punti del secondo set (la statunitense aveva vinto 7-6 il primo) mentre l’eventuale avversaria agli ottavi sarebbe una tra Karolina Muchova e Sorana Cirstea. La ceca sembra l’avversaria più insidiosa verso un eventuale quarto di finale.
[3] S. Williams b. M. Gasparyan 6-2 6-4
La vittoria di Serena Williams a conti fatti non era, nel pre-gara, e non è mai stata, poi, in discussione. Eppure la numero 3 del seeding ha avuto evidenti difficoltà nel secondo set quando si è trovata in una lotta punto a punto e soffriva abbastanza le geometrie della russa tanto da non riuscire a scappare nel punteggio e a trovarsi a dover salvare una cruciale palla break sul 4-4. Non è ovviamente detto che cosa sarebbe potuto succedere più avanti, ma è sembrato che all’improvviso il suo corpo fosse diventato molto lento e avesse di colpo una stanchezza enorme addosso con dei respiri abbastanza pesanti facilmente udibili in uno stadio gigantesco e praticamente vuoto.
È finita 6-2 6-4 perché la differenza tra le due avversarie era tanta anche non confrontando il palmares. Se Serena fa gara di potenza, Gasparyan non può starle dietro per le diverse cilindrate che paga in una palla più leggera e senza la dovuta esplosività. La russa doveva cercare di far lavorare, come dicevamo, le sue geometrie tra rovesci a una mano e slice, tra il fare due passi dentro al campo per togliere il tempo e piazzare molto bene i propri colpi. Il problema, però, era che raramente risulta solida alla battuta e ogni game diventava un po’ una via crucis.
Già nel primo set Gasparyan scivolava indietro 3-0 col grave errore di aver buttato il primo turno al servizio quando era 40-0. Rientrava da 15-30 per sbloccarsi nel punteggio, ma sull’1-4 scivolava dietro 0-30 ed era il preludio a un nuovo break. Serena si è smarrita un attimo quando doveva chiudere il set, ma riprendendosi poi immediatamente e mettendo in archivio un buon 6-2. Le difficoltà vere, però, sono state tutte nel secondo. Mano a mano che le due scambiavano, la numero 3 del seeding è sembrata sempre più lenta nella fase di copertura. Normalmente in questo periodo è un tasto dolente, per lei, ma ogni volta che Gasparyan la spostava aveva sempre più chance di portare il punto a casa. Quel suo rovescio a una mano, impostato soltanto a 14 anni perché non voleva più giocare a due mani, è forse il colpo più bello ed efficace (per quanto si vede che sia costruito e non naturale come gesto) quando riesce a giocare il lungolinea e in una fase come la prima metà del secondo set dove aveva messo pressione negli scambi c’era anche più tempo per lei per colpire bene e aver modo di applicare le grandi aperture del suo gesto.
Quattro break consecutivi dal 2-1 Williams al 4-3 hanno mantenuto in vita Margarita, che raggiungeva la parità e si trovava sul 4-4 in un game di risposta cruciale, lungo, e con una chance di andare a servire per portare il match al terzo set. Ancora una volta, come avvenuto nel primo set contro Kristie Ahn all’esordio, Serena nel momento più delicato trovava l’aiuto del servizio. Gasparyan, sentita l’occasione scivolare via, è andata in difficoltà al servizio e non è riuscita a mantenersi in partita. Per la statunitense sono 103 vittorie allo US Open e adesso, al terzo turno, avrà Sloane Stephens in una sfida mai banale tra le due dopo i trascorsi non sempre idilliaci risalenti però ormai alla prima parte dello scorso decennio.
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