«Lui è meglio di me». Jannik lo aveva presentato così. Con la semplicità che fa da supporto ai ragionamenti accurati. Lo è davvero? Il dibattito si è aperto ieri, sul web, sui social, nei circoli. Musetti meglio di Sinner? Ma dai… Ha addirittura un anno in meno, il ragazzo di Carrara, ed esperienze ridotte nel Tour che conta. Ha scelto la strada dei tornei juniores, ha vinto i baby Australian Open dell’anno scorso, poi ha frequentato Future e Challenger, ficcando il naso nelle competizioni maggiori solo quando gliel’hanno permesso. Due modi dissimili di giungere alla fioritura. Ma perché metterli in contrapposizione?
Lasciate che Jannik dica, e che Musetti faccia spallucce quando glielo ripetono. Sono giochi da ragazzi. Quello che conta è che sono entrambi negli ottavi, il diciannovenne che ha battuto Paire e Tsitsipas e il diciottenne che sembra aver preso di mira gli ex Top Five. Prima Wawrinka, addirittura dominato dall’alto di un 8-0 in avvio. Ieri sera Kei Nishikori, uno dei più forti ribattitori che vi siano. Vero, entrambi usciti da infortuni e periodi di sfiga che difficilmente dimenticheranno, ma impreparati a controbattere la verve fisica ed emotiva di Lorenzo, che li ha sovrastati per spirito di iniziativa e di inventiva.
Giocatori diversi, Sinner e Musetti, avviati per mano in modo quasi opposto verso carriere che potrebbero mostrarsi tappezzate d’oro. «Ho giocato moltissimo in queste settimane», racconta Lorenzo. «Credo di essere ormai alla settima partita consecutiva. Sto scoprendo un mondo nuovo. Sul Centrale mi trovo benissimo, è stato amore a prima vista. Nishikori mi ha presentato problematiche diverse da quelle di Wawrinka, in primo turno. Ho cercato sempre di fare il mio gioco, di non avvertire il peso della loro esperienza. Ho spinto e alternato i colpi. È andata bene, ma tutto andrà rivisto con coach Tartarini (Simone; ndr) e immagazzinato. Per ora posso solo dire che è bellissimo che sia successo». La verità è che Musetti, ogni qual volta il giapponese abbia cercato di imporre le proprie geometrie, ha trovato contromosse naturali. Questione di talento. «Non solo. Mi sto preparando con grande intensità al mestiere di tennista, ci metto anima e corpo. Ma non ne sento il peso. Provo per questo sport un’autentica devozione».
Bravissimo anche a sconfiggere il buio, Musetti. Otto minuti di black out su tutto l’impianto. Prima il Pietrangeli, poi il Centrale. Mai vista, una situazione simile. Stava servendo Nishikori in quel momento, e si era a metà del secondo set. «Ringrazio chi non ha pagato le bollette», se la ride Lore, toscanaccio che non può rinunciare alla battuta. Kei è uscito da quell’imprevisto del tutto deconcentrato. Ha commesso errori evitabili e Musetti è riuscito a prendere il comando. Break. E vittoria poco dopo, con il suo servizio.
Sono quattro gli italiani agli ottavi. Agli Internazionali non succedeva dal 1979. E anche per ritrovare la presenza di un diciottenne agli ottavi di un “1000” occorre scavare a fondo nell’albo d’oro dei tornei. Muse gioca un gran bel tennis. A Melbourne lo premiò Ivan Lendl, e glielo disse sebbene con i suoi modi freddi e distanti. Papà Francesco lavora nel marmo, mamma Sabrina detta regole severe, la buona educazione su tutto. In camera, una foto grande di Federer. Ottima scelta per trarne ispirazione. Da oggi, nuovi esami: prossimo avversario il tedesco Koepfer, che ha eliminato Monfils. Peccato, era stato un Top Ten anche il francese…
Le sconfitte sono venute da Sonego e Fognini. Ma lo sapete, certe volte il tennis viaggia su un doppio binario, mostra volti sovrapposti, si offre ad analisi multiformi e più complesse. È un tennis che rifiuta le generalizzazioni più banali. Non tutte le sconfitte sono uguali, e non tutte meritano identiche parole di commiato. Sonego si è opposto a Ruud, che sul rosso è uno che vale, cercando di essere lui a dettare i tempi e i modi del match. Vi è anche riuscito, nel primo set, recuperando di slancio i due break concessi, ma sul 4-3 Ruud ha ritrovato le geometrie dei colpi incrociati e ha ripreso il comando. Anche il secondo set è vissuto di lotta aperta, ma Casper sa giocare tenendo i piedi dentro le righe, sa comandare gli scambi. Match da rivedere sui campi più rapidi. Lì torneremmo a puntare su Sonego.
Da ben altre condizioni veniva Fognini, che sta ritrovando la via del Tour dopo una doppia operazione alle caviglie. Ci aveva provato a Kitzbuhel ed era andata di peste. Ci ha riprovato ieri contro il francese mancino, Humbert, ed è stato in grado di fare partita, addirittura di sfiorare il terzo set, che avrebbe meritato. Meglio così. Sta tornando se stesso. «Non credevo fosse possibile. Soffro ancora in campo, ma ho giocato un buon match. Sono felice al 99 per cento». L’uno per cento che rimane è per la sconfitta in sé.
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