Non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo. Ma è il più importante, il numero uno, il favorito… di questi Us Open e di tutto. E uno con tanti titoli e tante responsabilità, certe cose non le può fare. Il tennis ha un regolamento preciso, anche in materia di sbadataggini o di peccati commessi senza un’intenzione precisa. Come quella di colpire una palla, per colpa dei nervi a fior di pelle, o per semplice frustrazione, e senza volerlo centrare in pieno, alla gola, una giudice di linea. Si finisce fuori dal torneo. Squalificati.
Novak Djokovic ha posto fine così allo Slam che avrebbe dovuto dargli il diciottesimo titolo, che avrebbe potuto avvicinarlo a Nadal e a Federer nella classifica dei Major vinti. È successo tutto in pochi minuti, senza che nessuno potesse spegnere l’interruttore e fermare la sequenza dei fatti che si stavano succedendo. È stato come se una lacerazione nello spazio-tempo si fosse aperta d’improvviso sotto i piedi del serbo, attirando tutto dentro di sé.
Chissà dove sarà finito il Numero Uno, strappato via da quel Black Hole divoratore di tennisti? In un altro mondo? Al momento, si sa soltanto che lo ha portato fuori dal torneo, cambiando d’improvviso il finale già scritto di questi Open e chissà, forse anche quello dell’intera stagione, se non addirittura del tennis prossimo venturo.
Eravamo 5-4 per Nole, primo set degli ottavi. Di fronte, Pablo Carreno Busta, che stava reggendo bene, e aveva il servizio per tentare di allungare il set. Ma il serbo aveva preso il sopravvento, in quel decimo game, si era portato avanti nel punteggio e aveva pescato le prime tre palle break della partita. Tre set point, in pratica. Subito ben cancellati dallo spagnolo, apparso veloce negli scambi e meno macchinoso del solito nei gesti. Sette punti di seguito per Carreno Busta, che valevano il 5 pari e addirittura lo 0-30 nel game successivo. L’ultimo, ottenuto con un colpo in contropiede che vedeva Djokovic rovinare per terra nel tentativo di invertire la corsa e raggiungere la palla. Caduta goffa, spalla dolorante, intervento dei massaggiatori.
Alla ripresa, Nole ha provato a giocare in gran fretta gli ultimi punti del game, ma non ha potuto evitare il break su un passante di Carreno Busta. E qui è avvenuto il fattaccio. Al colmo della frustrazione, il numero uno ha colpito una palla per spedirla alle sue spalle e allontanarla dai suoi tormenti. Non verso la rete, però, come aveva malamente calcolato. Ma contro la giudice di linea, colpendola alla gola e facendola stramazzare sul campo, in difficoltà nel respirare. Nole se n’è subito accorto, l’ha soccorsa per tirarla su, e si è scusato mille volte. E forse ha capito subito di essere finito, da solo, fuori dal match. L’arbitro, dopo un breve consulto con il capo dei giudici, Soren Freimel, non ha potuto far altro che annunciare la squalifica di Djokovic.
Si apra pure il dibattito, a questo punto. Fra quanti stanno festeggiando la sconfitta (maliziosi che non sono altro), e quanti ritengono troppo dura una punizione del genere, tanto più per un episodio commesso senza alcuna intenzione. Ma non dimenticatevi che esiste un regolamento, che come tutti i regolamenti nasce da una valutazione più complessa di quella che si può fare sul momento. La regola, tanto più in presenza di un danno fisico evidente, sostiene che in campo occorre mantenere sempre un equilibrio, che non si può dare in escandescenze, che non si colpisce la palla con forza per un motivo diverso da quello di fare il punto all’avversario. Djokovic conosce il regolamento. Fra i tanti che ora si pongono domande, lui sa bene il perché della squalifica.
Per la prima volta dal 2003 gli Us Open (e in generale, i tornei dello Slam) mancheranno di almeno uno dei Fab Four nei quarti di finale. Federer e Nadal non si sono visti, Murray sta cercando di spingere il proprio corpo verso una condizione decente, Djokovic s’è fatto squalificare. Sarà proclamato un vincitore nuovo, forse uno dei giovani inseguitori, e forse con questa vittoria inattesa il tennis cambierà davvero. Chissà. Oggi vanno in campo Matteo Berrettini e Andrey Rublev, con una rivalità già aperta, un ottavo che li vide di fronte anche l’anno scorso (e vinse Matteo, dilagando nei primi due set) e un 3-1 a favore del romano nel conto dei match giocati. E anche da questo incrocio uscirà una candidatura più che autorevole per la vittoria finale.
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