[8] D. Schwartzman b. [2] R. Nadal 6-2 7-5
Inutile ricordare il cursus honorum di Rafa Nadal sulla terra rossa e a Roma. Nessuno sembrava potesse fermare “The king of clay”, che nelle prime due uscite aveva concesso un paio di game al semifinalista degli US Open e una manciata di più a Lajovic. Contro Diego Schwartzman, che non era sembrato granchè in forma nella partita vinta in rimonta contro Hurkacz, Rafa partiva da un parziale addirittura di 9-0, con l’argentino che aveva vinto in tutto due set, ma solo in partite al meglio dei cinque. Insomma se mai c’è stata una partita chiusa quella era il quarto di finale Nadal-Schwartzman. E invece. La partita è iniziata come mille altre volte, con un solido Schwartzman che sembrava riuscire a resistere al pressing di Nadal e come al solito ci si chiedeva quanto poteva durare. Il break al quinto game non sembrava tanto di più che un incidente di percorso, ma naturalmente quando l’argentino lo ha replicato nel settimo game l’attenzione si è desta. Fra l’altro non è che Nadal giocasse male, era proprio l’argentino a raccattare qualsiasi cosa e a capovolgere anche gli scambi in cui sembrava in difficoltà. Nadal era al solito mostruoso sul piano tattico e cambiava almeno tre volte il modo di giocare; Rafa cercava di accorciare, alternava topponi old style a discese a rete e dropshot, insomma mescolava le carte. Niente però sembrava scalfire l’incredibile prestazione dell’argentino, che incamerava il primo set e poteva scappare già all’inizio del secondo. Il recupero di Nadal sembrava fosse l’inizio della riscossa e quando Rafa ha avuto la palla break nel secondo game di nuovo sembrava di assistere ad una scena vista migliaia di volte in questi ultimi 15 anni. Ma Schwartzman ha tenuto, ha salvato la palla break e nel turno successivo ha vinto il suo game a zero. Rinfrancato l’argentino ha ricominciato a pressare nei turni di battuta e, altra cosa incredibile, Nadal sembrava cominciare a dare segni di cedimento. Ogni turno di battuta era un supplizio per Rafa, che teneva il quinto game dopo aver ancora salvato una palla break ma nel settimo cedeva la battuta. Ma non si è Nadal per caso, e dopo il cambio di campo Rafa tornava ancora più aggressivo e riusciva a recuperare immediatamente il breeak. Ma era il servizio il punto dolente, Rafa non riusciva più ad opporsi al palleggio insistente di Schwartzman e mandava l’argentino a servire per il match perdendo il servizio addirittura a zero. Forse la tensione, forse l’indomabile orgoglio di Nadal, fatto sta che il decimo game finiva come il nono, cioè col break a zero che riportava in partita Nadal. Il ping pong finiva prima del tiebreak, perché Nadal cedeva ancora una volta il servizio ma stavolta non lo recuperava più e l’urlo di Schwartzman arrivava forse fino al Papa.
Partita appassionante, perché Nadal non è certo stato a guardare gli straordinari disegni del gioco di Schwartzman, cercando come detto di variare più e più volte. Ma, semplicemente, l’argentino oggi era un giocatore migliore. Questi anomali internazionali si confermano indigesti per i giocatori di prima fascia, anche considerato i problemi di Djokovic che è adesso il favorito ma su cui andremmo cauti. Dall’altra parte il serbo, se supererà Ruud, giustiiere di Berrettini, troverà un esordiente nella finale di un Masters 1000, e sia Schwartzman che Shapovalov non partirebbero battuti. Ma prima ci sono delle semifinali da giocare.
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