Nick Kyrgios diventa il secondo australiano dopo Ashleigh Barty a dire “no” allo US Open. Il venticinquenne di Canberra non ha atteso la pubblicazione delle entry list, prevista per l’inizio della prossima settimana, per annunciare il proprio forfait con un video-messaggio in cui ha spiegato le ragioni del suo gesto.
Come nel caso della numero 1 WTA, Kyrgios non ha mai avuto intenzione di volare negli USA. Il suo nome compariva nella lista del Western & Southern Open della settimana precedente al Major di Flushing Meadows ma le regole dell’ATP verso i tornei 1000 vedono l’iscrizione automatica dei giocatori che poi, via via, decidono eventualmente cancellarsi se non già certi di non giocare a causa di infortuni (come Fabio Fognini).
Nel lungo video viene fuori il punto di vista completamente diverso di Kyrgios, australiano, rispetto al gran parte del mondo occidentale, e in particolare gli Stati Uniti, nella gestione dell’emergenza causata dal covid-19. Per Nick, come per gli australiani in generale, il problema principale è evitare di contribuire alla diffusione del contagio. L’Australia, che aveva limitato i danni nella prima parte dell’emergenza con regole severe ma soprattutto l’aiuto delle varie comunità nelle grandi metropoli (Melbourne e Sydney), adesso è vittima di un innalzamento da record dei contagi giornalieri. L’intero stato di Victoria è tornato in lockdown per sei settimane, Melbourne è l’epicentro di questa ondata con il focolaio maggiore in un hotel dove i dipendenti si sono passati un accendino. I numeri relativi ai morti e ai contagi sono “minimi” se confrontati già solo con i paesi europei come la Spagna, vittima anche lei di una nuova esplosione di casi, ma lo stesso Kyrgios dice: “L’economia si può ricostruire, ma non possiamo mai recuperare le vite perse”.
“Non parteciperò per le persone, per i miei connazionali australiani, per le centinaia di migliaia di americani che hanno perso la vita, per tutti voi”, ha detto in un video postato su Twitter. Pur comprendendo però, dice, che non ha alcun problema verso la USTA per provare a organizzare l’evento e verso chi deciderà di giocare finché tutti si comporteranno in maniera sicura e appropriata: “Nessuno vuole che le persone riescano a lavorare più di me. Parlo delle persone che lavorano nei ristoranti, degli addetti alle pulizie, dei custodi degli spogliatoi. Loro sono le persone che hanno più bisogno di tornare a lavorare”.
Kyrgios, poi, si rivolge ai vari tennisti che affronteranno la trasferta: “Dovete agire nel benessere l’uno dell’altro, collaborare assieme”. E qui un nuovo riferimento abbastanza evidente ai disastri avvenuti all’Adria Tour: “Non potete danzare sui tavoli, girare per l’Europa raccattando soldi o cercando di fare soldi facili organizzando esibizioni (senza regole, nda)”. Come avvenuto nel momento del suo sfogo contro Alexander Zverev che violava la quarantena, Kyrgios qui è ancora a puntare il dito contro i protagonisti di quel torneo attraverso i balcani che ha contribuito di fatto a generare l’attuale crescita esponenziale di contagi tra Serbia e stati limitrofi. Ancora oggi, per esempio, Grigor Dimitrov per voce sua non sembra affatto pronto a tornare a giocare malgrado sia guarito dal covid-19 e dopo le prime uscite post recupero ha confessato che non è ancora pronto per competere.
“Questo è veramente egoista” continua Kyrgios, “Pensate alle altre persone, per una volta. Questo virus non guarda al vostro ranking, o a quanti soldi guadagnate. Agite responsabilmente. A quei giocatori che stanno rispettando le regole e agiscono responsabilmente, vi dico buona fortuna”. Chiaro il messaggio: non pensate che se le vostre azioni non recano del male a voi, le stesse non possano però far del male ad altri individui. Non pensate che siete indistruttibili perché magari “meno a rischio”, perché le vostre azioni incidono anche sulla vita degli altri e potrebbero esserci conseguenze peggiori per gli altri.
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