Adesso non ci sono veramente più dubbi: lo US Open rimane in programma e da parte degli organizzatori, e ora anche degli enti politici, c’è la totale volontà di disputarlo. Mancano due mesi, e come abbiamo visto in questo surreale 2020 una distanza del genere può voler dire tutto, ma se la situazione sanitaria a New York City seguirà il trend di questo periodo e le forti proteste contro le forze dell’ordine troveranno pace, lo Slam di Flushing Meadows prenderà il via.
L’ok più importante, almeno dal punto di vista dell’organizzazione, è arrivato da Andrew Cuomo, a capo dello stato di New York e da oltre cento giorni sempre a mettere la propria faccia di fronte alle telecamere nei briefing con la stampa delle 11:30 del mattino. Ha passato giorni terribili, dovendo annunciare alla sua gente che nel suo stato, sotto la sua guida, morivano oltre 900 persone al giorno a causa del covid-19, ma con il suo intervento ha anche fermato lo sviluppo e la propagazione del virus, portando il trend più pesante al mondo (nessuno stato aveva una crescita di quel livello e uno sviluppo di quella portata) a uno spiraglio di normalità in tempi importanti. Negli ultimi giorni l’umore è cambiato, mescolando la positività per i numeri sempre più bassi sui nuovi positivi con la rabbia e la paura per le persone che protestavano pacificamente e venivano assalite dalla polizia con i saccheggiatori che nel frattempo agivano incontrollati. Dopo essere intervenuto anche in questo contesto, adesso può concentrarsi sul far ripartire una megalopoli come New York City e lo US Open è uno dei punti che necessitava una risposta.
Oggi, dunque, ha annunciato che da parte sua lo US Open ha luce verde per svilupparsi come indicato originariamente dal calendario: dal 31 agosto al 13 settembre. Bisogna vedere come, se verranno apportate tutte le soluzioni proposte dalla USTA (tra queste: niente qualificazioni, niente junior, torneo di doppio ridotto, giocatori e giocatrici in isolamento totale), ma al momento c’è un “ok” pesante che continua una lunga fila di massima disponibilità da parte degli organizzatori, chiamati a un grande sforzo per mettere in piedi l’evento e a sperare che in questi due mesi non cambi nulla (o comunque che il trend possa continuare a migliorare) per farsi trovare pronti al via di quello che si prospetta come lo Slam più paradossale di sempre, privo di pubblico e in versione fortemente ridimensionata.
A questo punto, una volta di più, rimane solo la conferma di ATP e WTA attesa per i prossimi giorni. Servirà non solo impostare un piano e una programmazione per il resto della stagione, ma anche confermare o rivedere le soluzioni che la USTA ha annunciato per permettere lo svolgimento dello US Open. Il percorso è ancora lungo, perché il tempo da adesso ad agosto è ancora tanto, ma ora c’è un orizzonte più rischiarato.
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