“Il tennis deve tornare quando tutti i giocatori di tutti i Paesi potranno viaggiare e farlo in modo sicuro. Se non sarà così, magari si tornerà a giocare ugualmente e forse ci sarò anch’io ma avrò la sensazione che non ci siamo comportando nel modo giusto al 100%”. Il giorno dopo il suo 34esimo compleanno, Rafa Nadal si concede ai media spagnoli e affronta il tema del ritorno in campo, per il quale ancora non ci sono date.
In questi giorni il maiorchino sarebbe dovuto essere a Parigi per provare a vincere il suo 13esimo Roland Garros e non è detto che quest’anno possa provarci. Fra l’altro c’è il rischio che lo Slam parigino, slittato a settembre, possa in qualche modo obbligare i giocatori a disertare gli Us Open: al momento a New York la finale si giocherebbe il 14 settembre, sei giorni prima di andare in campo nell’Open francese. “Non credo che ci saranno due Slam nelle stesse settimane o che uno segua l’altro a distanza di un paio di giorni. Se e quando arriverà il momento di decidere, lo farò: prenderò la decisione migliore per il mio tennis, per il mio futuro e per il mio corpo”, si limita a dire l’ex numero uno del mondo. Giocare uno Slam come gli Us Open senza pubblico “non è l’ideale e oggi non mi piacerebbe andare a giocare un torneo a New York. Ma non so da qui a due mesi, se la situazione migliorerà. Sono certo che gli organizzatori vogliono un evento sicuro ma questo vale anche per il Roland Garros, se non c’è una sicurezza totale non avrebbe senso giocare”. La lunga sosta forzata potrebbe rimescolare le carte alla ripresa. “Negli ultimi due anni ho imparato a giocare un buon tennis senza dover disputare molti incontri, si tratta più di fare la preparazione giusta. Preoccupato? Sì perchè tutto il mondo si è fermato per un pò ma sono sicuro che se riesco a organizzarmi bene il calendario, sarò competitivo. Sono stato a casa due mesi e mezzo, ho iniziato ad allenarmi da due settimane e devo andare piano piano per evitare di infortunarmi, che senza dubbio è oggi l’obiettivo principale. Sto cercando di preparare il mio corpo per quello che potrà succedere nei prossimi due mesi”. Sconvolto per quanto sta accadendo negli Usa dopo la morte di George Floyd (“è qualcosa di terribile”) e al fianco di Federer nella proposta di una fusione fra Atp e Wta (“lavorare con un’unica organizzazione è più facile per tutti”), Nadal in merito alla ripresa ribadisce che “se non siamo capaci di organizzare un torneo sufficientemente sicuro e con tutti i tennisti, non possiamo giocare”.
“E’ la mia sensazione – aggiunge il maiorchino – L’idea sarebbe trovare un vaccino che ci consenta di viaggiare e giocare senza la paura di contrarre il virus o di portarlo a casa. Nel calcio è diverso, si gioca nel singolo Paese, quando mescoli persone che provengono da più parti le complicazioni aumentano. Spero di ricevere notizie positive, anche se non so ancora se quest’anno torneremo a giocare a tennis oppure no. Quello che più mi interessa è tornare a una vita normale e sicura”.
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