Con i due tour tennistici ufficialmente sospesi fino al 13 luglio, due tornei Slam cancellati e buona parte della stagione già costretta ad arrendersi alla pandemia di coronavirus, sono tante le voci che vedono molto difficile un rientro in campo dopo Wimbledon.
Anzi, per diversi motivi il gruppo di chi ritiene troppo presto anche un rientro per settembre è di giorno in giorno sempre più ampio: non parliamo di opinioni irrilevanti se a fornirle sono personaggi di spicco nel tennis mondiale come Simona Halep. La rumena, in una intervista esclusiva alla CNN, ha raccontato questi giorni così duri dove non si può fare altro che resistere in attesa di sviluppi positivi. Questo vuol dire che non c’è una vera speranza di rientrare ad allenarsi, figuriamoci a poter tornare alla vita di sempre in volo di settimana in settimana verso un nuovo hotel, un nuovo torneo, e tutto quello che comportava la routine tennistica prima dell’avvento del covid-19.
“Poter giocare a settembre credo che sarebbe già come una vittoria” ha affermato, “perché vorrebbe dire che la minaccia del virus è scomparsa”. Parole che sanno più di una realistica consapevolezza: essere fuori da questa minaccia nel giro di due o tre mesi è di giorno in giorno sempre più utopia. Sono tanti a dire che non si torna finché non c’è vaccino, o che almeno per il 2020 il tennis è finito. Dobbiamo fare i conti con una situazione che esce dal contesto sport: il tennis è vero che non è catalogabile come sport di contatto, ma l’attività professionistica internazionale vuol dire spostamenti continui, presenze in luoghi molto affollati, essere continuamente a contatto con persone e dover transitare in paesi che a ora non ammettono persone o non ammettono alcuni provenienti da determinate zone geografiche. Ci deve essere un cambio di rotta drastico e nel giro di qualche settimana, ma non tutti i paesi stanno prendendo sul serio i rischi che un virus già di per sé nuovo e completamente anomalo nel suo sviluppo possono portare. “Possiamo solo sognare di giocare dei tornei Slam a questo punto, ma sostengo i vari tornei e sicuramente non mi tirerò indietro dal giocare quando sarà possibile” ha proseguito poi Halep. “A ora non sappiamo nulla. Non sappiamo quando si potrà tornare, dove, su che superficie… Non c’è alcuna certezza, per cui è anche difficile capire come prepararsi”.
Al di là però dell’aspetto sportivo, la sua vita finora è stata molto semplice: “Non sono mai uscita di casa. Sono tra quelle persone che prendono queste cose molto seriamente, il lockdown in Romania è stato fin qui molto rigido (e continuerà fino a metà maggio almeno, nda) con i militari per le strade e nessun permesso a uscire”. La Romania, con 21 milioni di abitanti, conta a oggi oltre 10.000 contagiati e più di 550 vittime. Nessuna persona che ha più di 65 anni deve uscire di casa e i più giovani possono farlo solo ed esclusivamente per lavorare, con una lettera del loro capo da mostrare nel caso di controllo, o andare a fare spesa. “È una situazione che fa paura” ha continuato la ex numero 1 del mondo, “Cerco di non seguire più di tanto le notizie perché sono terrificanti. Cerco di concentrarmi su quello che posso fare per aiutare le persone” con una donazione medica fatta all’ospedale di Costanta e Bucharest la scorsa settimana, “e cercare di fare quello che posso rimanendo in casa, non c’è altro”.
Al contrario delle sue colleghe, poi, lei ha anche evitato il grande corsa per riuscire a prendere uno degli ultimi aerei che dagli Stati Uniti tornavano verso l’Europa prima che il presidente Donald Trump decidesse per un blocco quasi totale dei voli da e per il vecchio continente. Furono giorni molto delicati per tutte le giocatrici (e i giocatori) presenti a Indian Wells, arrivati lì per giocare il primo Premier Mandatory della stagione WTA e poi annunciati della cancellazione dell’evento alle 19 della domenica prima del lunedì di qualificazioni a causa del primo caso confermato di Covid-19 nel Riverside, la contea di Indian Wells. Fu tra l’altro una mossa molto oculata, perché a oggi Riverside è la seconda contea più colpita dell’intero stato della California con 3000 contagi e circa 80 morti: avessero dato modo al torneo di iniziare e con oltre 400.000 visitatori attesi ogni anno, i numeri potevano essere anche decuplicati. Halep, nel frattempo, aveva già comunicato il proprio forfait per un infortunio al piede maturato nella difficile settimana di Dubai in cui ha sì vinto il titolo ma ha sofferto fin dal primo turno e continuando a esporsi al problema ha poi aumentato la sua gravità fino alle immagini di Digi Sport che la ritraevano in stampelle e zoppicante all’uscita da una clinica rumena: “Questo mi ha dato solo un po’ più di tempo per gestire il problema e pensare a come recuperare al meglio. In questi giorni sono in contatto con il mio fisioterapista e i miei allenatori Darren Cahill e Arti Apostu Efremov. Non ho più colpito una palla da allora, ma spero che non appena la situazione sarà più sicura possa esserci modo per riprendere”.
Halep, campionessa a Wimbledon nel 2019 con il 6-2 6-2 rifilato a Serena Williams, in queste settimane vede congelata la sua possibilità di superare Conchita Martinez nelle settimane consecutive in top-10. La sua serie è ferma a 318, la spagnola è a 319, al nono posto di sempre. Trovandosi però al numero 2 dell’attuale ranking WTA, non sarà difficile per lei riprendere senza problemi e allungare un record personale che sta sfidando, idealmente, strisce record stabilite da giocatrici di almeno 20 anni fa.
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