Gira un vecchio adagio tra i militanti di sinistra che suona più o meno così “anche se la sinistra va in crisi, tradisce, delude, anche se muore non importa: i motivi per cui esiste ci saranno sempre”. A prescindere dalla condivisione ideologica è difficile non dire la stessa cosa dello sport, del tennis. In questi giorni di chiusura forzata, e chissà se sensata, tutti sono stati costretti a inventarsi i pretesti più disparati per riempire di qualche riga lo schermo bianco dei computer, e anche senza stadi, senza match point, senza vittoriosi o sconfitti ovunque si sono visti palline e racchette, e Federer, Nadal, Djokovic per un momento che adesso è davvero troppo lungo sono stati come Luigi, Elisa, Piero nostri amici, noi, a cui basta un muro e una linea per inventarci volée, smorzate, dritti fulminanti e rovesci a due mani.
Oggi il tennis che conta avrebbe giocato le due ultime partite fuori dalla primavera europa, la finale di Houston e quella di Marrakech, per volare a Monte Carlo, torneo più italiano che francese a prescindere delle fortunate combinazioni dello scorso anno. Ci sarebbe stato sicuramente Nadal, mentre la presenza di molti alti sarebbe dipesa da tante cose. In fondo quest’inattività sta consentendo di esibirsi in una delle attività che tanto piace a chi crede, come noi, come me, che va bene la partita ma se non puoi parlarne prima e dopo a che serve? Se non immagini che il risultato avrebbe potuto essere diverso, che quel drop shot magari la rete la superava e “sotto di un set, la partita l’avrebbe persa”, che “se solo avesse capito che bisognava insistere sul dritto”, cosa si potrebbe fare mai tra un torneo e l’altro? Adesso c’è la possibilità di dilatare questo periodo, di ricordare il match point di Nadal ad Acapulco e di Djokovic a Dubai, di pensare che “erano così vicini, sicuramente adesso Medvedev e Tsitsipas avrebbero fatto il sorpasso” per replicare “ma figurati solo quando si ritireranno succederà”.
Oggi è Pasqua, in aramaico “andare oltre”, superare il momento. Torneranno i tornei perché tutto torna, ma è impensabile che tutto possa essere come prima. O forse no, forse al primo Serve and Volley al primo interminabile scambio Vamos! e C’on! si riprenderanno la scena come prima. Allora si celebrerà la Pasqua, allora si potrà andare oltre.
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