E. Rybakina b. [8] P. Martic 7-6(5) 7-6(2)
[1] S. Halep b. [Q] J. Brady 6-2 6-0
Siamo al 21 di febbraio ed Elena Rybakina ha già toccato quota quattro finali in stagione. Un super percorso perché in questo primo mese e mezzo del 2020 tennistico la kazaka ha avuto pochissime pause tra i vari tornei e la sua preparazione a questo genere di sfide era tutta da verificare essendo completamente nuova al circuito ad alti livelli. Shenzhen, Hobart, Australian Open, San Pietroburgo e ora Dubai: l’unica volta che non ha completato il cammino è stata nello Slam dove comunque ottenne il miglior risultato personale della giovanissima carriera arrivando al terzo turno.
Classe 1999, Rybakina con oggi ha giocato la settima partita negli ultimi otto giorni, e nel giorno di pausa è volata da San Pietroburgo a Dubai. Una serie di alto livello soprattutto perché è stata per lo più di fronte a giocatrici in top-20, o in procinto di entrarci come Maria Sakkari, sconfitta nella semifinale in Russia e che lunedì prossimo diventerà la prima greca tra le migliori 20 del mondo da metà giugno 2003 quando ci fu Eleni Daniilidou. Nell’emirato, la kazaka ha messo in riga Sofia Kenin, Katerina Siniakova, Karolina Pliskova e oggi Petra Martic. Tre top-20, due di queste in top-5. E contro la croata è arrivato il match più delicato perché già ieri si notava nel 7-6 6-3 inflitto a Pliskova una crescente stanchezza nelle gambe, un po’ più difficoltà nella spinta per quanto poi nei momenti duri sia sempre riemersa molto bene. Però c’erano, e aumentava la sensazione che non era più così semplice per lei tenere i propri turni di battuta come è accaduto in maniera molto brillante nelle prime uscite.
Oggi tutto ciò si è elevato. Due break consecutivi per Martic a cominciare la partita, fatto più unico che raro per una che può servire così bene come Rybakina. Una partenza lenta: è stato molto difficile per lei entrare in partita. La croata sia nel primo che nel secondo set è apparsa quasi perfetta nelle fasi iniziali per tattica e costruzione del punto. Lavorava la palla, alzava le traiettorie, variava con gli slice e soprattutto talvolta cercava di spingere forte al centro per non dare angolo e soprattutto preparare la smorzata di rovescio, colpo che le ha dato tanti punti nei momenti in cui tutto le girava bene.
La croata deve mangiarsi le mani, perché ha avuto set point in entrambi i set. Nel primo parziale aveva addirittura il suo servizio a disponizione per impostare lo scambio come voleva e un aspetto che si notava da subito era quanto bene quel colpo rispondesse al campo: il suo nick era letale, e quando aveva trovato il game del 3-1 aveva impostato una gara “di testa”. Rybakina aveva fatica a mantenersi in scia, ma passo dopo passo oggi è emersa anche la sua bravura nel non volersi spingere sempre a colpire di forza e a cadere nelle trappole della numero 8 del seeding. Ha salvato una palla del doppio break, è riuscita a tenere la battuta sul 3-5 accettando anche scambi piuttosto laboriosi e gestendo meglio, nella seconda metà del set, i vari cambi di ritmo. Non era brillante, affatto, ma ha avuto coraggio e controllo delle fasi più delicate. Come quando sul 5-4 Martic ha avuto il set point, sul 40-30, e ha attaccato bene col dritto, incrociato, ma Rybakina ci è arrivata e in allungo ha tirato un passante di dritto che le ha piegato la racchetta non controllando la voleè. Due punti dopo, la pressione che era riuscita a trasmettere ha fatto effetto perché Petra ha mancato una delle prime smorzate della sua partita, purtroppo sulla palla break.
5-5 e Rybakina con la grande chance di mettere la testa avanti per la prima volta nell’incontro. Non è stato affatto facile, ma alla fine la sua pressione e i suoi dritti hanno avuto la meglio, dandole un po’ di respiro dopo il cambio campo. Il grande sforzo è stato premiato nel tie-break, dove Martic è franata dal 3-2 perdendo due vitali turni di battuta. La kazaka è salita sul 6-2, ha giocato una brutta voleè sul 6-3 ma sul 6-5 è riuscita a porre fine al rientro avversario aprendosi molto bene il campo e chiudendo con una nuova voleè di dritto nello spazio vuoto. A quel punto, un evidente crollo nell’energia nervosa, prevedibile, che l’ha portata sotto 0-3 e palla del doppio break per la croata. Si è salvata, ha sbloccato il punteggio ed è ripartita. C’è stato il tempo per un animato coaching di Stefano Vukov a un cambio campo dove alla domanda di Rybakina su cosa stesse capitando lui, che sapeva che oggi sarebbe stata completamente diversa rispetto ai giorni scorsi per la grande stanchezza accumulata e i tanti alti e bassi che potevano verificarsi, le ha detto: “Smettila di lamentarti, mangiati una banana”. Duro, a primo impatto, ma l’effetto creatosi è stato perfetto perché la kazaka si è quasi messa a ridere e da quel momento lo ha ascoltato fino alla fine per rientrare nel match con la voglia di rimanere lì con la testa e non rischiare un nuovo terzo set.
L’aggancio è arrivato sul 4-4, il controbreak pochi minuti prima con una nuova smorzata in rete sulla palla break di una Martic che dimostrava di soffrire tanto, invece, i momenti di pressione. Rybakina a tratti faceva errori grossolani, ma era riuscita ancora ad alzare il proprio livello e a gestire benissimo i momenti, trovando importanti prime e spingendo molto bene quando c’era la chance. È vero che il dritto è probabilmente il colpo migliore, ma sul 4-5 30-30 si è giocata un punto al servizio, cominciato con la seconda, dove al secondo colpo è andata per chiudere con un rovescio dal centro del campo vincente. Sul 5-5 ha avuto una prima palla break, ben cancellata dalla croata, mentre sul 5-6 ha concesso un set point sul 30-40, neutralizzato con un nuovo rovescio vincente, stavolta in lungolinea. Nel tie-break c’è stato un nuovo suicidio sportivo di Martic, che dal 2-1 al 4-1 ha commesso due brutti errori al sevizio (lo smash di pura paura sull’1-3 è costato carissimo) e sul 4-1 Rybakina ha vinto un nuovo punto che non sarebbe dovuto essere suo, ma ha girato lo scambio con bravura e dopo l’ultima difesa la palla di Martic è finita sul nastro. Ha chiuso al secondo match point, con l’ennesimo dritto partito dalla sua racchetta e non più tornato.
La finale di domani si prospetta quasi impossibile. Sarebbe stata molto difficile, sulla carta, perché contro di lei ci sarà Simona Halep numero 2 del mondo, ma la diversa condizione delle due sembra una discriminante fin troppo importante. Rybakina è molto stanca e giocherà domani l’ottava partita in nove giorni, Halep invece è in crescendo di condizione. Dopo la prima partita, durissima, contro Ons Jabeur vissuta tra fatiche e rischi, con la buona sorte che le ha detto bene sul match point della tunisina e quei due dritti sotto al nastro, la rumena ha progressivamente alzato il livello. Già ieri contro Aryna Sabalenka, dal secondo parziale, si sono visti sprazzi sempre più continui di una Halep deluxe e oggi contro Jennifer Brady è scesa in campo la miglior versione della due-volte campionessa Slam. 6-2 6-0, con la partita che ha superato l’ora grazie soprattutto ai primi tre game, lottatissimi e durati 20 minuti. Halep aveva il comando, 2-1 e servizio, e da lì tra palle molto profonde e una Brady che non riusciva a starle dietro si è creato un divario enorme. Simona domani andrà a caccia del titolo WTA numero 20 in carriera che le permetterebbe di agganciare Victoria Azarenka e Agnieszka Radwanska. Non male.
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