[1] S. Halep b. E. Rybakina 3-6 6-3 7-6(5)
Per la terza volta in carriera Simona Halep vince un torneo rientrando per tre volte da un set di ritardo, e ogni occasione è stata a suo modo speciale. A Indian Wells 2015 rimontò Daria Gavrilova, Carla Suarez Navarro e Jelena Jankovic per il primo trofeo Premier Mandatory. A Parigi nel 2018 vinse il primo Slam rimontando Alison Riske, Angelique Kerber e Sloane Stephens. Ora a Dubai si è imposta con le rimonte ai danni di Ons Jabeur (dove salvò match point), Aryna Sabalenka e oggi Elena Rybakina.
Una finale bellissima, pur non sempre tennisticamente spettacolare, però ha avuto pathos e grande incertezza fino alle fasi decisive del tie-break del terzo set. Halep ha trionfato di forza, di determinazione e di grande resistenza a un gioco sotto tanti aspetti ottimo da parte della sua avversaria, che forse ha da mangiarsi le mani per qualche momento qua e là dove ha forzato troppo il colpo verso il dritto della rumena, oggi lontano dalla perfezione ma che nei momenti chiave le ha aiutato a far sua una partita tremendamente complicata. Rybakina, come detto, è stata ben oltre le aspettative. L’avevamo vista molto provata, ieri, dopo le prime fatiche intraviste contro Karolina Pliskova, e si pensava a un match molto più semplice per la numero 1 del seeding, che invece è stata impegnata fino all’ultima palla di due ore e un quarto appassionanti per i tantissimi fan accorsi, che in queste occasioni si rivelano per lo più essere fan di Halep, capace di attrarre gran parte degli oltre 40.000 appassionati che il torneo ha ospitato nel ventesimo anniversario della prima edizione.
È finita 3-6 6-3 7-6(5), con Halep chiamata a rientrare da 1-3 nel terzo e da 3-4 nel tie-break. Forse il quinto game del set decisivo è stato quello più duro per Rybakina, perché in tutto il match aveva fin lì regalato un solo turno di battuta giocando male (sull’1-2 nel secondo parziale) e lì aveva appena ricevuto un importante regalo da parte di Halep, che aveva perso il servizio appena prima con un brutto game fatto di poche prime e due doppi falli, impaurita ad un paio di risposte importanti della numero 19 del mondo. Tutto lì, perché la sua partita nel complesso ha superato ogni aspettativa. Aveva una tattica abbastanza chiara in testa, giocare il più possibile sul dritto della ex numero 1 del mondo, e pur non seguendola in ogni occasione ha giocato una partita ottima, reagendo ai vari momenti di difficoltà sempre con quella calma e lucidità che le hanno dato tantissimo fin qui nel 2020. È stata la prima a prendere margine nel match con un break maturato sul 3-2 in suo favore nel set d’apertura spingendo sempre e facendolo con margine, ma mandando Halep fuori posizione o a dover colpire col dritto. Ne ha sbagliati tantissimi, e due di questi sono arrivati in quella fase dove ha ceduto la battuta e ha visto Rybakina andare sul 5-2 senza grandi difficoltà.
I primi pensieri per la kazaka sono arrivati sul 5-3 quando non è riuscita a chiudere subito il parziale. Il primo doppio fallo è stato sul set point, nel tentativo di essere comunque aggressiva con un colpo che sente particolarmente bene mentre sul secondo Halep ha risposto molto bene col dritto lungolinea. Dopo aver salvato due palle del controbreak, ha trovato il guizzo per salire 6-3. Nel secondo set, come ieri, c’è stato un calo di adrenalina e sull’1-2 i piedi non si sono quasi mossi, dando ad Halep un importante margine. Con un’ottima reazione, però, si è spinta dalla doppia chance di 1-5 al 3-4 con il break ripreso. Era il miglior momento della rumena, che nel quinto game aveva messo a segno un lungolinea di rovescio micidiale da due metri fuori dal campo, eppure da lì Rybakina è risalita di testa, forzando ma senza mai strafare: smorzata (una delle rare) dopo il servizio, quattro accelerazioni di dritto per forzare l’errore della rumena, dritto quasi vincente dal centro e rovescio che ha rotto il muro della rumena. Halep ha sentito il colpo perdendo malamente la battuta, ma sul 3-4 si è rialzata fermando una serie di 10 punti consecutivi col primo, incredibile passante di dritto della sua finale. Faticava tanto con quel colpo, ma quando davvero serviva ha trovato dei gioielli come qui dove Rybakina l’aveva presa in contropiede e con grande reattività si è riposizionava e ha giocato un passante incrociato vincente che ha cambiato le sorti dell’intero game, durato in tutto 10 minuti e finito con un break a suo favore, perché in quel momento ha completamente cambiato il livello di pressione sulle due giocatrici.
Al servizio sul 5-3 non ha fallito, regalandosi un ultimo set decisivo a Dubai, il terzo su quattro partite. Un terzo set che cominciava con tanti dubbi, ancora, sulla resistenza della kazaka, e invece è stata lei la prima ad allungare. Ha servito bene nelle fasi cruciali del terzo game e poi è subito passata all’attacco in risposta senza però concretizzare il break di vantaggio. Nelle fasi finali è stata sempre protagonista, soprattutto con una voleè miracolosa per il 5-4, ma sul 5-5 la sensazione è che abbia ancora concesso ad Halep la chance (minima) di girare la situazione a suo favore. Sul 30-15 aveva lo spazio per lo schiaffo di dritto in lungolinea e invece ha optato per l’incrociato. Era ben giocato, molto angolato, ma Halep c’era di nuovo e malgrado la posizione molto defilata si è presa quel minimo spazio per piazzare il secondo gran passante della sua giornata e preparare la tavola al break del 6-5. Sorprendente, a quel punto, vederla partire con due errori ma come poi diceva nella premiazione “le mie gambe erano morte”. Rybakina ha dato il tutto per tutto arrivando al break del 6-6 e giocando un ottimo tie-break. Era riuscita sul 3-3 a prendere il primo minibreak con una grande risposta di dritto in lungolinea ma nel punto successivo Halep è stata altrettanto perfetta nel cambiare marcia col dritto, terzo momento cruciale della sua partita. Malgrado la kazaka fosse salita 5-4, Halep ha gestito molto bene i due punti successivi, probabilmente più importanti (per lei) del match point sul 6-5, dove a quel punto tutto era a suo favore e ha raccolto l’ultimo errore della sua avversaria per accasciarsi a terra e festeggiare una grande vittoria.
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