Dieci anni dopo la prima vittoria in Coppa Davis, la Serbia conquista la ATP Cup alla sua edizione d’esodo.
L’atto finale che ha avuto come protagonisti la squadra di Novak Djokovic, numero due del mondo, e la Spagna capitanata dal numero uno Rafael Nadal, è stato il degno coronamento di una manifestazione durata 10 giorni agonisticamente molto intensi con la partecipazione di 24 nazioni e la presenza di sedici dei primi 20 giocatori del mondo.
L’ultimo singolare del torneo tra i primi due giocatori del mondo, risultato decisivo ai fini del risultato finale, ha messo il miglior sigillo possibile. Ha vinto nettamente Djokovic che ha dovuto soffrire solo nella seconda parte del secondo set quando il livello del gioco si è alzato notevolmente. Per il tennista serbo si è trattato della ventinovesima vittoria (nona consecutiva sul cemento) in 55 match disputati contro Nadal.
Djokovic ha vinto tutti gli incontri disputati (sei singolari e due doppi) così come lo spagnolo Roberto Bautista Agut che ha giocato solo i 6 singolari nei quali ha ottenuto la miglior performance, perdendo complessivamente soltanto 25 game in 12 set disputati.
Si sono distinti particolarmente l’australiano Alex De Minaur, il canadese Denis Shapovalov e il greco Stefanos Tsitsipas mentre è mancato clamorosamente Alexander Zverev. Il tedesco ha iniziato l’anno con tre cocenti sconfitte che hanno certamente inciso sul morale del giocatore tanto più che sono risultate decisive ai fini della prematura eliminazione della Germania nella fase a gironi.
Nell’unico torneo individuale che si è giocato in settimana a Doha ha vinto il russo Andrey Rublev (classe ’97), già finalista nel 2017 e sconfitto da Gael Monfils. In finale ha avuto la meglio contro una nuova piacevole sorpresa, il francese Corentin Moutet (classe ’99), proveniente dalle qualificazioni e capace di battere anche Stan Wawrinka. Col successo di ieri Rublev sale in classifica al diciottesimo posto e la Russia diventa così l’unica nazione ad avere ben tre tennisti nei primi 20 (seguono Spagna e Italia con due).
Lo scorso anno nei tre tornei ATP in programma nella prima settimana si registrarono tre vittorie di veterani blasonati (Nishikori a Brisbane, Bautista Agut a Doha e Anderson a Pune), e ben 9 dei 12 semifinalisti furono tennisti over 30. Quest’anno l’esordio sembra sancire in misura prepotente l’avvento di questa nuova generazione di tennisti under 23 che dimostra di non avere più timori referenziali nei confronti di nessuno ma molta più consapevolezza nei propri mezzi. Solo la prova del nove rappresentata dal primo Slam della stagione ci dirà se il 2020 potrà segnare la svolta nella storia del tennis del terzo millennio.
In campo femminile abbiamo assistito alla prestigiosa vittoria di Karolina Pliskova che conquista per la terza volta in carriera il torneo Premier di Brisbane, dove era campionessa uscente. Per la tennista ceca, che in finale ha superato l’americana Madison Keys, trattasi del sedicesimo successo in carriera che le consente di consolidare la seconda posizione nel ranking.
Ma la vittoria che fa più notizia è quella di Serena Williams, che ad Auckland ha conquistato il primo titolo da mamma a seguito della nascita della prima figlia Olympia avvenuta nel settembre 2017. L’ultimo successo della campionessa americana risaliva agli Australian Open 2017. A 38 anni e 3 mesi Serena Williams diventa la terza più anziana vincitrice di un torneo dell’Era Open, la prima giocatrice in assoluto a trionfare nell’arco di quattro decadi.
Settimana degli italiani
Inizio di stagione stentato per gli italiani dopo il finale entusiasmante dello scorso anno. La sciagurata prestazione di Fabio Fognini contro Casper Ruud nel secondo singolare della sfida contro la Norvegia, vinta soltanto per 2-1, ha compromesso il superamento della fase a gironi da parte dell’Italia nella ATP Cup dove viceversa ha ben figurato Stefano Travaglia. Il numero 82 del mondo ha battuto il norvegese Viktor Durasovic e l’americano Taylor Fritz, numero 31 del mondo. Trattasi del miglior scalpo straniero raccolto in carriera dal tennista marchigiano, il terzo in assoluto dopo le due vittorie ottenute contro Fognini (numero 26 al secondo turno degli US Open 2017 e numero 9 a Umago lo scorso anno). Grazie ai 55 punti guadagnati (oltre ai 119.900 euro di montepremi),Travaglia conquista anche il nuovo best ranking (74).
Degli altri italiani scesi in campo nei tornei in programma nella settimana, comprendendo anche i Challenger, Marco Cecchinato e Lorenzo Sonego sono usciti all’esordio a Doha perdendo rispettivamente contro il francese Herbert e contro il serbo Djere, mentre Mager e Caruso sono stati fermati al primo turno delle qualificazioni. Nel torneo Challenger di Canberra subito fuori Andreas Seppi e Jannik Sinner oltre a Lorenzo Giustino. La migliore performance si è registrata al torneo di Noumea, in Nuova Caledonia, dove Matteo Viola è approdato in semifinale perdendo dal ventunenne americano Wolf che poi si è aggiudicato il trofeo.
Il quadro si completa con l’eliminazione all’esordio nel torneo di Auckland di Camila Giorgi che dopo aver superato le qualificazioni nulla ha potuto contro Serena Williams, racimolando solo cinque game. La tennista di Macerata da oggi si ritrova fuori dalle top 100 per la prima volta dopo quasi tre anni (19 giugno 2017) e purtroppo la notte scorsa è stata eliminata anche nel turno decisivo delle qualificazioni al torneo di Hobart in programma questa settimana.
È normale che dopo la straordinaria stagione vissuta dal tennis maschile nel 2019 le aspettative per quest’anno siano molto cresciute rispetto al passato, il che accresce ulteriormente l’interesse per quanto accadrà questa settimana tra Adelaide e Auckland. Occhio anche a Melbourne dove ben 16 azzurri (11 nel maschile e 5 nel femminile) sono in tabellone nelle qualificazioni.
Altri numeri della settimana:
1 – Primo successo nel circuito maggiore per la russa Alexandrova (classe ’94) che si è imposta al torneo di Shenzhen sconfiggendo in finale la kazaka Rybakina.
46 – Il nuovo best ranking di Casper Ruud, unico tennista norvegese presente tra i top 100. È a 7 posizioni dalla miglior classifica ottenuta dal padre Christian che raggiunse nel 1995 la 39esima posizione diventando il miglior tennista norvegese di sempre.
55 – Gli head to head tra Djokovic e Nadal. Trattasi della più grande rivalità dell’Era Open:
73 – I tornei vinti in carriera da Serena Williams a partire dal 1999. È quarta nella classifica relativa all’Era Open:
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