Dopo Khachanov e Medvedev, esplosi rispettivamente nel 2018 e nel 201 approdando entrambi nella top ten, il tennis russo nel 2020 ha calato il terzo di un tris di assi che nella storia moderna del loro paese non si era mai visto.
Trattasi di Andrey Rublev, un anno più giovane degli altri due,che invece dopo aver vinto il torneo di casa a Mosca alla fine della scorsa stagione e rimasto imbattuto anche al termine dei quattro singolari disputati alle Finals di Coppa Davis a Madrid, ha iniziato la nuova stagione sbaragliando il campo all’esordio nel torneo di Doha dove non aveva perso neanche un set, ripetendosi ad Adelaide pochi giorni fa e allungando a 12 la striscia di match vinti consecutivamente e facendo fragorosamente irruzione tra i top 20 salendo dalla 23sima alla 16sima posizione.
L’ultimo tennista cui è riuscita la doppietta nelle prime due settimane della stagione fu lo slovacco Hrbaty, che nel 2004 si impose ad Auckland e ad Adelaide. Ma al di là di Rublev, la Next Gen l’ha fatta fin qui da padrona, avendo contribuito significativamente al successo dell’ATP Cup con la qualità delle prestazioni offerte dai propri rappresentanti, e avendo vinto i tre tornei individuali fin qui disputati. Oltre a Rublev infatti questa settimana ha vinto il suo primo torneo anche il francese Humbert (classe ’98), impostosi a Auckland, portando finalmente un po’ di aria fresca tra i francesi, sulla scia di quanto aveva già fatto la settimana precedente l’ancor più giovane Moutet (classe ’99) finalista a Doha.
Complessivamente i tabelloni dei tre tornei fin qui disputati hanno visto la presenza di 5 finalisti (su sei) e 9 semifinalisti (su 12) nati tutti tra il 1997 e il 2000.
In campo femminile la numero uno del mondo Ashleigh Barty, che aveva esordito in modo deludente a Brisbane la settimana scorsa facendosi sorprendere all’esordio dall’americana Brady proveniente dalle qualificazioni, si è prontamente rifatta imponendosi nel torneo di Adelaide dove erano presenti 5 top ten e 9 delle prime 20. L’australiana ha superato all’ultimo atto l’ucraina, Dayana Yastremska (classe 2000) che continua la sua scalata ai quartieri alti issandosi al 21simo posto.
Grazie ai 470 punti incamerati la Barty ha superato per la prima volta in carriera gli 8000 punti in classifica (8017 per la precisione) e mette un margine rassicurante nei confronti delle più immediate inseguitrici, sufficiente ad assicurarle in ogni caso la leadership mondiale al termine degli Australian Open. Successo di un’altra tennista emergente ad Hobart. Trattasi della kazaka Elena Rybakina, classe 1999, che ottiene il secondo centro in carriera dopo quello di Bucarest dello scorso anno superando in finale la cinese Shuai Zhang. Best ranking per lei al numero 26.
È stata un’altra settimana con poca gloria per gli azzurri: due match vinti (Seppi contro Mannarino e Cecchinato contro Albot ad Auckland) a fronte di sei sconfitte compresa quella di Jannik Sinner che tuttavia non ha affatto sfigurato contro Benoit Paire. Lo scorso anno nelle due settimane di warm up prima degli Australian Open gli italiani portarono a casa la finale di Seppi a Sidney e la semifinale di Cecchinato a Doha.
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